A un certo punto Ringo Starr s’è messo in testa di fare il primo disco country della sua vita ed è successo in una fase di rinnovata popolarità del genere anche grazie a Beyoncé. «Certo che lo conosco, è stata una grande mossa», dice Ringo, 84 anni, a proposito Cowboy Carter. Detto questo, Look Up non è certo ispirato alla nuova ondata di country-mania, ma nasce dall’incontro fortuito col campione della musica old time T Bone Burnett a un reading di Olivia Harrison, la moglie di George. «Gli ho detto: sto facendo degli EP, se hai un pezzo mandamelo. E lui mi ha inviato un pezzo country favoloso».
Burnett, che tra le altre cose è l’uomo dietro alla colonna sonora di Fratello, dove sei?, ha suggerito a Starr di fare un vero album, non solo un EP. Gli ha dato le canzoni e i musicisti di primissima categoria, da Billy Strings a Molly Tuttle. Ringo ha contribuito alla scrittura dell’ultima canzone del disco, Thankful, e ci ha messo la batteria. «Non sono precisissimo, ma è comunque un bel groove, no?».
Tu sei inglese, quand’è che hai scoperto il country americano?
Quand’ero ragazzo ho visto un film di Gene Autry dove lui comincia a cantare “South of the border, down Mexico way” e altri due tizi a cavallo fanno “Aye yi yi yi”. Roma emozionante per un bimbetto. Ma il country ho iniziato ad ascoltarlo più grandicello. Poi è arrivato Pete Drake (il musicista americano che suonava la pedal steel, ndr). George l’ha fatto venire in Inghilterra perché suonasse sul suo disco. Per qualche motivo, ho mandato la mia auto in aeroporto a prenderlo e portarlo in studio. Una volta arrivato ha detto: «Hoss», gli piaceva chiamarmi così, «vedo che ti piace il country. Perché non vieni a Nashville a fare un disco?».
E ora ti ritrovi a suonare con nuove star del genere come Billy Strings e Molly Tuttle.
Che gran voce che ha Molly e Billy è un chitarrista fenomenale. Qualcuno m’ha detto che un tempo suonava metal. A proposito, che fine ha fatto Hank Williams III? Mi piacevano i dischi che ha fatto, erano forti.
Non pensavo fossi un fan di Hank Williams III.
Ma sai, sono partito col primo Hank e in un modo o nell’altro son passato al secondo e poi al terzo.
Hai detto che la tua cantante preferita è Kitty Wells. Chi altro apprezzi nel country?
Ernest Tubb. In Inghilterra era arrivato quell’album, Midnight Jamboree. Ci piaceva Waylon Jennings, anche se è più una star del country-rock, e Willie Nelson. Quando abbiamo fatto il nostro ultimo concerto al Candlestick di San Francisco abbiamo incontrato Johnny Cash, che era lì per vederci.
Agli altri ragazzi piaceva che proponessi canzoni country?
Avevo la possibilità di fare un pezzo per ogni disco, sai, avevamo due grandi autori nella band e pure George a un certo punto ha cominciato a comporre. Quando ho iniziato a scrivere io, andavo in studio e suonavo il pezzo per farlo sentire agli altri e loro si rotolavano per terra dalle risate perché non mi rendevo conto che avevo riscritto pezzi già esistenti, tipo Yesterday.
Nella prima versione della All-Starr Band c’erano Rick Danko e Levon Helm della Band. Era un tentativo di metterci un po’ di country?
Ti farebbe piacere se dicessi di sì? (Risate) La verità è che quando ho detto di sì alla proposta di andare in tour ho chiamato Joe Walsh e gli ho chiesto di venire come me. E poi Billy Preston, Dr. John, e quindi Levon e Rick. Incredibile quella All-Starr Band, vero? C’erano ben tre batteristi, io, Levon e Jim Keltner, ma funzionava di brutto.
Quando hai cantato Look Up, la canzone, pensavi alla gente china sugli smartphone?
Non sono uno da iPhone. Ce l’ho, ma lo uso soprattutto per le fotografie. Faccio più foto che chiamate.
È uscito Beatles ’64, il documentario sul vostro primo viaggio negli Stati Uniti. Dice qualcosa di nuovo e diverso?
Che periodo folle. La parte migliore è stata quando abbiamo lasciato New York per andare a Washington e suonare su un palco che sembrava un ring da boxe su due livelli rotanti. Gli altri erano all’esterno e io alla batteria, e giravamo. Cantiamo “doo doo doo doo” e la mia piattaforma smette di girare. Mi piace rivedere il video dove mi precipito a cercare di riparare la cosa da solo. Oggi 100 persone sarebbero corse sul palco per sistemarlo.
Su Look Up c’è un tuo pezzo chiamato Thankful. Per cosa sei grato oggi?
Per la vita. Per gli amici. Per i figli. Siamo a Los Angeles, è una bella giornata di sole (l’intervista è stata fatta prima degli incendi, ndr). Nel pezzo canto “È un bel giorno qui in California”. Mi sono sistemato qui, e ho buoni amici.
Da Rolling Stone US.