Poco prima che l’Italia si fermasse per l’emergenza coronavirus, Dente aveva appena pubblicato un nuovo album – un disco importante, come tutti gli omonimi, con cui cerca di riprendersi il posto che gli spetta tra i grandi del nuovo pop all’italiana – ed era pronto a partire in tour. La quarantena ha cambiato tutto, ovviamente, e come molti colleghi ha ripiegato sui social, dove ha pubblicato alcuni concerti casalinghi e scambiato due parole con tutti quelli che lo aspettavano in concerto.
Abbiamo contattato Dente e gli abbiamo chiesto di raccontarci come sta vivendo questo periodo. Il suo ultimo album è uscito il 28 febbraio, ne abbiamo parlato qui.
Dove e come passi queste giornate di isolamento?
Le passo a casa, tra l’appartamento e la cantina dove ho un piccolo studio. In questi giorni ho sistemato un po’ lo studio e fatto qualche live casalingo, sia da casa che dalla cantina. Essendo un casalingo di abitudine ammetto di non soffrire più di tanto questa situazione, fatta eccezione per il fatto che in questo momento dovrei essere in tour e stare in casa ovviamente ha un peso diverso.
Quali dischi stai ascoltando, quali libri stai leggendo, quali film o serie stai guardando?
Sul piatto ho Superclean Vol I e II dei Marías che sto ascoltando in questi giorni, sono alle prese con la lettura di Sapiens di Harari che è bellissimo, ma non ho ancora visto un film da quando è iniziata la quarantena. Sarò in controtendenza, ma non mi sembra di avere più tempo libero di prima.
C’è una canzone in particolare che ami ascoltare quando sei solo?
Direi di no, come non c’è una canzone in particolare che amo ascoltare in compagnia. Sicuramente ci sono ascolti che si adattano meglio alla solitudine e altri meno. Diciamo che non metterei su Sergio Endrigo a una festa, ecco.
Quale artista del presente o del passato, italiano o straniero, vorresti avere lì con te per fare musica? E perché lui/lei?
La musica l’ho sempre scritta da solo e non essendo un musicista con la M maiuscola non amo nemmeno suonare tanto per suonare o jammare quindi non saprei proprio rispondere. Forse preferirei farmi quattro chiacchiere con qualcuno ecco, magari proprio Endrigo, perché no.
Là fuori l’atmosfera è pesante. Quando scrivi musica l’umore collettivo ti influenza?
Penso di no perché ho sempre scritto di cose che mi vengono da dentro e credo che quello che mi sta intorno difficilmente incida sul mio umore, ma potrei sbagliarmi. Mi piacerebbe sbagliarmi.