“Rock-the-casah”, la quarantena di Lucinda Williams | Rolling Stone Italia
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“Rock-the-casah”, la quarantena di Lucinda Williams


La cantautrice spiega come passa il tempo e ricorda quel che gli diceva il padre quando lei o i suoi fratelli si annoiavano: «Quando avevo la vostra età tiravo sassi ai pali del telefono»

“Rock-the-casah”, la quarantena di Lucinda Williams


Artwork: Stefania Magli

Pochi giorni fa, Lucinda Williams ha perso due colleghi e amici, John Prine e il produttore Hal Willner, per colpa del coronavirus. «Molti dei nostri amici sono stati colpiti da vicino, quindi ora sono tutti più preoccupati», dice. «Tutti ci contattano per chiedere se stiamo bene (si riferisce al marito e manager Tom Overby, nda). Stiamo bene. Io e Tom ce la caviamo. Non esco di casa da quattro settimane, ormai».

Il 24 aprile Williams pubblicherà un nuovo album, Good Souls Better Angels. Ecco come sta vivendo questo periodo di isolamento.

Come farai con il tour del nuovo album?
Avevamo dei concerti, ma abbiamo cancellato tutto fino a metà luglio. Dovevamo andare a New York e fare cinque serate al City Winery, ma hanno spostato tutto alla seconda metà di luglio. Chi lo sa? Dovevamo andare in Europa, abbiamo ancora alcuni show programmati nel Regno Unito, ad agosto, e restiamo aggrappati a quelli. Ma altre date estive in Italia e Spagna sono state rimandate al prossimo anno.

Come passi il tempo a casa?
Sostanzialmente sto cercando di sfruttare al meglio questo tempo e sto facendo un sacco di interviste per l’uscita dell’album. Lavorare mi fa sentire come se fosse rimasta un po’ di normalità. Resto in contatto con il mondo della musica, l’industria e le persone. Ieri dovevo fare un’intervista, ma per la pandemia ci siamo arrangiati con questo Zoom. Oggi è venuto un fotografo per un servizio, e abbiamo fatto tutto all’aperto a diversi metri di distanza.

La mia giornata tipo è così: Tom e io ci svegliamo tardi, andiamo a dormire tardi perché non c’è nessun motivo per svegliarsi presto. Sembra che fare così ci aiuti. Rende le giornate più brevi, forse migliori? Faccio il caffè e verso l’una registro un’intervista, poi rispondo alle mail e ascolto un po’ di musica. Poi inizio a pensare alla cena. Non possiamo mica mangiare troppo tardi. Iniziamo a pensarci verso le 7:30 o le 8, e poi ci facciamo portare tutto da Postmates o un’altra di queste aziende. Ci sediamo a tavola e poi decidiamo cosa guardare su Netflix.

Cosa avete visto fino a ora? 

Eravamo molto indietro, quindi l’avrete già vista: abbiamo finito Peaky Blinders. Caldamente consigliata. È una serie in costume, sono i Sopranos britannici degli anni ’20. È girata e recitata molto bene. Parla di una famiglia di criminali che fonda una specie di gang e inizia a scalare l’alta società. Si chiama Peaky Blinders perché tutti indossano queste piccole coppole inglesi con i rasoi nascosti nel risvolto, si tolgono il cappello e iniziano a combattere. Abbiamo visto tutta la serie.

E Tiger King? 

Sì, l’abbiamo vista. È piena di cose folli, divertenti, assurde e tutto il resto. È una specie di parodia delle serie true crime, e adoro le storie di chi vive ai margini della società. Non è una serie tanto insolita per me. Bisognerebbe prenderla seriamente per la situazione degli animali. Ma l’assurdità delle persone coinvolte non mi ha colpito tanto come è successo a tutti. Amo i documentari come questo o Making a Murderer, un’altra serie interessante.

Che musica ascolti per trovare conforto durante la quarantena?
Ci siamo appena trasferiti in una nuova casa a Nashville e tutte le nostre cose sono a Los Angeles. Non abbiamo né lo stereo, né i nostri dischi. Per il momento mi accontento delle piattaforme musicali come Pandora e iHeart. L’altro giorno ascoltavo Nick Drake. Come si chiama quella cosa che ti consiglia la musica sulla base di cosa ascolti? L’algoritmo? Funziona piuttosto bene. Mi ha fatto ascoltare altro Nick Drake e un sacco di belle canzoni di altra gente. È ottima musica per passare il pomeriggio.

Stai anche lavorando alla tua biografia, ti tieni impegnata…

Da quando ero bambina non ho mai avuto problemi di noia. Mi piaceva stare in casa, scrivere, disegnare, leggere e tutto il resto. Se dicevamo di essere annoiati – e non ricordo di averlo mai fatto, forse mio fratello o mia sorella –, mio padre rispondeva: “Quando avevo la vostra età tiravo sassi ai pali del telefono”. Lui è cresciuto durante la Depressione.

Le puntate precedenti: Francesco Bianconi, Warren Haynes, Mike Scott, Buzz Osborne, Margo Price, Kesha, Henry Rollins, Ian Anderson, Young Signorino, Cristina Scabbia, Ketama126, Frah Quintale, Max Pezzali, Cristiano Godano, Gazzelle, Tutti Fenomeni, Generic Animal, Anastasio, Calibro 35, Coma_Cose, Dente, Boosta, Bugo, Ghemon, Kiss