Roger Waters: «Non scambierei mai la mia libertà per le catene dei Pink Floyd» | Rolling Stone Italia
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Roger Waters: «Non scambierei mai la mia libertà per le catene dei Pink Floyd»


Il bassista parla del "summit per la pace" fallito con David Gilmour e Nick Mason, racconta che cosa accadrà nel suo prossimo tour dopo il coronavirus e spiega perché Joe Biden non batterà mai Donald Trump 


Roger Waters: «Non scambierei mai la mia libertà per le catene dei Pink Floyd»


Roger Waters ha scritto un’intera rock opera sui pericoli dell’isolamento, eppure sembra vivere bene la quarantena. Ha continuato a lavorare al tour This Is Not a Drill (per ora rimandato al 2021), ha registrato nuova musica (incluso un tributo all’amico scomparso John Prine), ha seguito con interesse le notizie di politica e attualità. La notte prima alla nostra conversazione, per esempio, ha guardato una serie di seminari web sulla storia della Siria. «Volendo cercare il lato positivo», dice dell’isolamento casalingo, «può aiutarti a concentrarci sulle cose».

Com’è rimandare un nuovo spettacolo per uno che lavora tanto duramente ai suoi tour?
Non abbiamo smesso di lavorare. Non ci siamo fermati neanche per un secondo. Lo show è in parte un concerto rock da arena e in parte cinema. Si poggia sull’idea secondo cui siamo divisi dalla classe dirigente, che io dipingo come se vivesse nell’iCloud. Vivono nel cielo, dove tutto è bianco e c’è un gran lusso. E poi c’è l’oltretomba, dove noialtri ci affatichiamo tra le cose, scomodamente anestetizzati (uncomfortably numb in originale, ndt). Ma c’è un terzo posto, il bar, che è frutto della mia immaginazione, dove persone di tutto il mondo, di ogni comunità, razza e religione possono riunirsi e parlare liberamente. Ingaggerò degli attori per interpretare i personaggi del bar – ho già iniziato il casting, e ho scritto tutta la sceneggiatura.

In scaletta ci saranno canzoni dal tuo catalogo solista e da quello dei Pink Floyd: ce ne sono di nuove, che magari non suonavi da un po’?
Odio essere quello che precisa queste cose, ma sono tutte mie canzoni. Posso mettere insieme una scaletta con tutte le canzoni che ho scritto durante la mia vita, con l’eccezione di alcune delle prime cose. Non sono sicuro che Set the Controls for the Heart of the Sun rientri nella categoria, perché l’ho scritta quando avevo 20 anni e copiavo roba da libri di poesia cinese.

L’anno scorso hai provato a organizzare un incontro pacificatore con David Gilmour. Cosa è successo? 

È vero. Curioso che ne parli come di un incontro tra me e lui. Non c’era un elefante nella stanza, c’era un batterista! Nick Mason era lì. Siamo rimasti vivi in tre. Syd è morto, Rick Wright è morto. Avevo messo giù un piano, ma non ha dato i suoi frutti. L’idea era: possiamo pubblicare il vinile rimasterizzato di Animals senza scatenare la Terza guerra mondiale? Ho detto: «Perché non lo mettiamo ai voti, così da superare la cosa?», ma non hanno voluto. Dio sa perché.

In questi tempi orrendi è bello pensare alle vecchie band che si riuniscono, non credi?
No, non sarebbe bello! Sarebbe orribile, cazzo. Ovviamente, se sei un fan di quel periodo dei Pink Floyd, beh, hai un punto di vista diverso. Ma io quelle cose le ho vissute. Era la mia vita quella lì. So che all’inizio sono stato dipinto come il cattivo della storia… e così sia. Posso conviverci. Ma scambierei la mia libertà per quelle catene? Non esiste.

È spaventoso pensare che molti dei nostri musicisti preferiti che vanno in tour hanno più di 70 anni e devono valutare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul loro futuro. Hai mai pensato che forse alcuni dei tuoi contemporanei hanno già fatto il loro ultimo concerto? 

Beh, alcuni di loro lo stavano facendo comunque perché sono troppo vecchi! Come me, per esempio. Ho pensato a lungo prima di spostare il tour alla prossima estate. Ho dovuto decidere se sbloccare la cosa o meno. Ho 76 anni, e l’anno prossimo andrò per i 77. Faccio fatica a immaginarmi a 80 anni nel mezzo di un concerto rock’n’roll in un’arena. Sai, tutto finisce. Nessuno vive per sempre.

Sei un supporter di Bernie Sanders e non apprezzi particolarmente Joe Biden. Che ne pensi di chi dece che uno di sinistra ha il dovere di votare per il candidato democratico? 

È una delle poche cose su cui sono ancora indeciso. Non riesco a immaginare Biden che batte Trump in campagna elettorale. Biden è viscido, cazzo, è debole e non è attraente per nessuno. Almeno Trump è un venditore di pozioni miracolose. Ha i suoi trucchi. Li esegue molto male, ma alla gente non importa. Anzi, credo che gli piaccia. Ancora non mi capacito del fatto che abbiamo scartato l’unico candidato che rappresentava il popolo americano, cioè Bernie Sanders. Non so se riuscirò a scegliere il male minore.

Ami la musica di John Prine e di artisti come The Band. Hai mai pensato di registrare canzoni di quel tipo?
È curioso che tu me lo chieda. Ho registrato una nuova versione di Paradise di Prine, e ti confesso che questa mattina ho pensato: «Potrei fare anche Hello in There», e «chissà in che tonalità è Sam Stone?». E voglio disperatamente suonare Donald and Lydia. Immagina la gioia, anche solo per me, di registrare quelle canzoni e fare quell’esperienza.

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