«Mid Air è quel momento sul dancefloor in cui ti senti sospeso, leggero, senza alcun pensiero che interferisce. Vivere intensamente di quell’attimo, e di nient’altro». È con queste parole che Romy – sì, la cantante e chitarrista degli xx – ci ha parlato del suo album di debutto, Mid Air, prodotto da Fred again.. e Stuart Price (alla produzione della maggior parte dei brani), oltre che dal suo compagno di band e di viaggio Jamie xx (nel singolo Enjoy Your Life). Uscito per Young (la sotto-etichetta alternative di XL Recordings), Mid Air la vede infatti intraprendere un viaggio alla (ri)scoperta di sé stessa lungo undici brani in cui solo due apparizioni (Strong, con lo stesso Fred Again.. e la title track Mid Air, con la cantautrice jazz americana Beverly Glenn-Copeland) distolgono il focus dalla lunga e sincera lettera emozionale che l’inglese fa recapitare alle persone a lei più care. L’album ha perciò molti motivi per essere qualcosa di più che “il debutto da solista di Romy”: con lo sfondo di una ritmica quasi incessante Mid Air è un pop che si impegna a parlare di fragilità e paure del movimento queer per mezzo di significative storie personali e ricordi d’adolescenza.
«In Mid Air non sono solo quella introversa che suona la chitarra e canta i pezzi degli xx, ma anche e soprattutto una persona molto interessata a parlare di intimità e di vita personale sul dancefloor», ci racconta quando la raggiungiamo per parlare di questo nuovo, cruciale capitolo della sua carriera. Già in prima battuta, scorrendo tra i titoli delle tracce (Weightless, She’s on My Mind), c’è la forte sensazione di essere di fronte ad una serie di precisi autoscatti fatti in un momento necessario per voltare pagina: «La scrittura di questo album è stata un processo quasi involontario dove mi sono resa conto di andare sempre più personale, sia nei testi che nella musica. L’ho capito mentre lavoravo all’album. Credo di essere tornata ad un modo di pensare la musica che avevo prima degli xx, quando la facevo quasi come auto-terapia, ed è per questo che in Mid Air c’è davvero molto di più di Romy».
Ciò che si evolve nel disco è la volontà di Romy di far saltare il banco del mainstream fine a sé stesso con un pop in grado di comunicare con più vigore attraverso il linguaggio dance: «Con gli xx cantavo principalmente di storie d’amore, problemi di cuore e tutto ciò ha a che fare con ciò che succede attorno a quel tipo di relazioni, ma con un punto di vista più esterno. Nel mio album sono molto centrali le mie di relazioni, a partire da quella con mia moglie e passando per quella con la mia famiglia, l’identità, la sessualità. In qualche modo si tratta di fotografare diversi modi ed anche diversi momenti in cui si ha a che fare con questo intricato sentimento». Famiglia, in particolare, di cui racconta in uno dei singoli che hanno lanciato l’album, la ballad eurodance Strong: il cugino Luis, oltre ad essere co-protagonista del video del pezzo (diretto dalla moglie, la regista e fotografa Vic Lentaigne), appare sulla copertina del singolo insieme a Romy ad anticipare uno dei temi centrali della storia dietro Mid Air: «Strong è nata durante un periodo della mia vita in cui stavo cercando di affrontare il lutto di mia madre», spiega. «Mentre la scriveva pensavo a mio cugino: entrambi abbiamo affrontato la stessa perdita quando eravamo giovani. È stato un modo quasi spontaneo per esplorare quei sentimenti e, nel frattempo, trovare liberazione nell’euforia della pista da ballo».Pur trattando sentimenti molto forti e dinamiche di vita che l’hanno segnata particolarmente, infatti, è stato il club uno dei luoghi importanti — tanto quanto rivelatori — per abbattere ogni barriera che separava Romy da una scrittura spontanea. Niente di strano, oltretutto, se si pensa che per la cultura britannica rappresenta da sempre un posto in cui comunità, espressioni e generi si spogliano di ogni paura: «Tra le cose più speciali che ricordo c’è un incontro avvenuto in pista, una notte di qualche tempo fa. Strong era da poco uscita come singolo ed un perfetto sconosciuto mi ha approcciato per dirmi che i versi del brano lo stavano aiutando a processare una situazione molto simile». «È stato davvero commovente: mi ha fatto capire che la mia vulnerabilità, per quanto mitigata dall’euforia dance, è la cosa che rende così autentico questo album. Ed è ciò che mi incoraggia a continuare a scrivere in questo modo».
La storia di Mid Air era in realtà iniziata con una costellazione di domande, ma si è pian piano trasformata nel racconto di tante piccole certezze: Loveher, prima canzone a vedere la luce durante una sessione in studio con Fred Again.., è una dedica romantica alla moglie, oltre che la rivendicazione del suo background queer e alla gioia di poter esprimere l’intimità del sentimento d’amore per una donna. Dopo averla scritta, racconta Romy, «Fred mi ha chiesto a chi fosse dedicata ed io ho risposto con un po’ di timidezza: ‘Forse a me stessa?’». Storie ed intrecci emotivi intimi di cui la cantautrice adesso si fa ancor più paladina, in una sorta di coming-through — dal momento che il suo effettivo coming out c’era già stato qualche anno fa —, con il club ancora una volta figura centrale di questo racconto: «Tra i brani ci sono molti ricordi legati al dancefloor queer: è il mondo che sin da adolescente mi ha dato la forza per esprimere la mia sessualità, sentirmi meno sola e libera di abbassare la guardia per potermi sentire per come sono». E nelle parole di Romy è probabilmente anche un nervo scoperto che lei stessa si è presa cura di sanare attraverso il desiderio, adesso realizzato, che la sua romantica visione dance consegni la forza per cambiare il modo in cui la comunità LGBTQ+ è rappresentata: «I testi di Mid Air mandano un chiaro messaggio di forza a tutta la comunità e allo stesso tempo a me stessa: ho tradotto l’espressione che cercavo nella musica dance quando da giovane cercavo rassicurazione, sia sull’essere lesbica che soprattutto sul volere e poter affrontare questa sensazione in maniera normale».
Qualcosa che il pop, molto probabilmente, non riesce ancora del tutto a fare: se una certa scena underground — specie oltremanica, attraverso nomi come Charli XCX, Eris Drew, Octo Octa ed in passato la compianta SOPHIE, per citarne solo alcuni — si rimbocca le maniche per ribaltare il dogma, la vetta delle classifiche non sempre (se non quasi mai) è portatrice di un messaggio, attraverso gli artisti in questo senso più esposti: «È vero, ed è anche il motivo per cui il mio disco incarna un forte spirito pop, quasi mainstream, pur avendo delle chiare idee club sullo sfondo», conferma, «e cerca di farlo per raggiungere quell’esposizione che potrebbe far ascoltare questi testi a qualcuno che come me ne sentiva il bisogno. Qualcuno per cui sentire una donna che parla dell’amore per una donna sia importante». E aggiunge, su presente e futuro della questione: «Ci sono molti artiste e artisti queer che si stanno dando da fare per veicolare in maniera forte questi messaggi con la musica. Questo mi dà speranza e fiducia per continuare a farlo con la mia. Ma si sa, è un discorso lunghissimo e potremmo stare qui a parlarne per ore: c’è davvero ancora tanta strada da fare».
Temi essenziali, una scrittura prettamente autobiografica e la ricerca di un’esuberanza sincera tra strobo e bassi: dopo il successo mondiale con gli xx, quanto è cambiato, quindi, di Romy?: «Ora c’è una gran voglia di far uscire questa mia passione per la dance. Anche in passato, suonando la chitarra nella band, tra i riferimenti che mi portavo sempre dietro c’erano riff eurodance, come 9 PM (Till I Come) di ATB, per farti un esempio. In gruppo l’energia della musica era dichiaratamente più contenuta, mentre adesso, per quanto questo mi renda ancora nervosa, voglio che le mie performance diano carica, riscatto». Un percorso che nelle idee sembrerebbe poter anticipare le gesta di un’illustre collega, Dua Lipa, che Romy conosce parecchio bene, essendo stata co-autrice (insieme ai Silk City, Mark Ronson e Diplo), di Electricity, vincitore di un Grammy nel 2019 (guarda caso nella categoria Best Dance/Electronic Recording): «Sono stata in fondo solo una piccola parte del successo di quel brano, ma da aspirante produttrice pop è stato incredibile vedere il viaggio che ha fatto. Credo sia stato un passaggio cruciale per farmi capire cosa volevo fare come Romy: veder la sua evoluzione, vederla così in fiducia sul palco, tra la potenza della voce che si combina al movimento delle coreografie. Inizialmente non credevo di potermi cimentare in un percorso simile e la mia sarà sicuramente un’espressione diversa: non farò mai uno show di quel tipo. Ma ecco, adesso sono finalmente nell’ordine delle idee che farò di tutto per far venire fuori me stessa, al meglio».