Da un po’ di tempo a questa parte, il nome di Rondo Da Sosa è considerato il più caldo del momento tra quelli dei rapper emergenti. Nato nel 2002, cresciuto a Milano nel quartiere popolare di San Siro e membro del collettivo Seven Zoo che riunisce alcuni tra i più promettenti colleghi della zona, nonostante finora abbia pubblicato solo una manciata di singoli si è già fatto notare dal pubblico e anche da parecchi artisti che contano, tra cui Lazza (con cui ha collaborato per il mixtape J). Da poco si è aggiunto alla lista anche l’astro nascente inglese Central Cee, che è un po’ il suo corrispettivo di oltremanica: 22 anni, cresciuto nei meandri della Londra più squallida e meno turistica, è tenuto d’occhio molto da vicino sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori, soprattutto in vista della pubblicazione del suo primo mixtape ufficiale Wild West, che esce proprio oggi. «Non mi sento ancora arrivato, prendo la mia carriera un giorno per volta e cerco di non pensarci troppo», confessa semplicemente Central Cee in collegamento via Zoom. «Nel mixtape ci sono 14 canzoni, tutte hit per quanto mi riguarda. Mostro più lati di me, per dare la possibilità a chi mi ascolta di conoscermi meglio. È un lavoro davvero molto personale, tant’è che ho scelto di non inserire featuring».
Nonostante questo, però un featuring importante lo ha concesso: quello a Rondo Da Sosa, per il suo ultimo singolo Movie, entrato subito ai piani alti della classifica di Spotify nonostante Sanremo, con il video che ha esordito addirittura alla n° 2 in tendenza su YouTube. L’incontro tra i due avviene inizialmente via web, racconta Rondo: «Io e Central ci siamo conosciuti un giorno su Instagram, tramite una pagina di UK drill (un sottogenere del rap tipicamente inglese, nda) che ci aveva ripostati entrambi. Da lì abbiamo iniziato a parlare: fin da subito è nata l’intenzione di collaborare, ma pensavamo che la connessione doveva essere real e non una traccia buttata fuori tanto per». Dopo qualche mese di contatti, le carriere di entrambi decollano in parallelo: «Io sono diventato il next up italiano e lui il next up inglese». A quel punto, spiega Central Cee, «mi ha mandato il singolo, mi ha chiesto di partecipare e ho detto subito di sì. Volevamo che la nostra collaborazione fosse più naturale possibile, e così lui è saltato su un aereo ed è venuto qui: lo rispetto davvero per averlo fatto, perché non molti hanno abbastanza fame da fare una cosa del genere. Spero di poter venire anch’io in Italia a ricambiare la visita, prima o poi».
Central Cee è cresciuto con la collezione di dischi di suo padre («Tutti i classici, Tupac, Notorious B.I.G. eccetera»), ma quando è diventato più grande ha sviluppato un gusto per l’underground inglese, appassionandosi soprattutto a sottogeneri locali come grime e UK drill, con artisti del calibro di Skepta, Jme o Chipmunk. «È un universo che esprime perfettamente la cultura street inglese, sia nei visual che nello slang», dice. «Se lo segui, puoi capire esattamente da dove arriviamo e dove vogliamo andare. Non è il classico hip hop conformista in cui ci limitiamo ad adeguarci allo stile che arriva dall’America: rispecchia in pieno lo spirito di Londra». Il rap italiano non lo aveva mai ascoltato, prima dell’incontro con Rondo. «È stato lui a farmi scoprire un po’ la vostra scena. Penso che questa nuova generazione di rapper abbia molte affinità con quella inglese: se vedo i vostri video capisco da dove venite, com’è vivere nelle vostre città e nei vostri quartieri. Non imitano le produzioni americane con budget giganteschi: i gioielli, i macchinoni, le ragazze… Quella roba non mi piace molto, preferisco la scena europea più autentica proprio perché resta fedele a se stessa».
Naturalmente Central Cee non capisce l’italiano, e quindi non è in grado di cogliere il significato delle rime di Rondo. «Ma è come se riuscissi a percepirlo», afferma sicuro. «Posso sentire la sua passione nel flow, nel suo modo di rappare, nella sua attitudine. Non so decifrare i suoi testi, ma so che quello che sta raccontando è vero». Dal canto suo, Rondo è entusiasta di avere avuto la possibilità di affacciarsi fuori dai confini nazionali. «Penso che queste connection facciano bene all’Italia e agli altri Paesi: esiste un mondo là fuori, in ambito musicale, ed è giusto che venga scoperto», sottolinea. «La scena europea crescerà a dismisura nel giro di breve. La mia San Siro, in particolare, sta per espandersi ancora all’estero: tenete gli occhi sulla Seven Zoo, per ora non posso dire altro!».