Quando in redazione è arrivata la notizia dell’uscita di un nuovo disco dei Royal Blood, abbiamo quasi festeggiato. C’è una cosa più Rolling Stone di loro? Fighi, tosti, ruvidi, ma anche estremamente cool, probabilmente senza nemmeno volerlo. Dopo il primo disco omonimo, uscito nel 2014, oggi è arrivato How Did We Get So Dark?, sophomore album, dalle tinte più scure, come si può intuire dal titolo, registrato in uno studio speciale a Bruxelles, pieno zeppo di strumenti vintage e un bar sempre aperto.
«Era uno studio incredibile», dicono. «Ci siamo imposti di fare una decina di tracce ed è venuto fuori un “pastone” molto rock, molto duro. Un mix tra madness e darkness. Tutte le tracce sono dirette e sincere». Mike Kerr e Ben Thatcher si sono rintanati a Brighton e da lì ci rispondono, mentre stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli del loro live. Assicurandoci che restano sempre i soliti cazzoni beer-fueled. «Il nostro approccio è sempre lo stesso: vogliamo fare bella musica, that’s all! Il nostro spirito resta uguale. In bre-ve, divertirci, bere birre e fare belle canzoni».
Una filosofia essenziale, che già caratterizzava il breve, ma intenso primo lavoro (32 minuti e 33 secondi, divisi in 10 tracce). «Adesso abbiamo affilato le armi, siamo più attenti alla struttura dei pezzi. Ecco, una cosa è cambiata: azzardiamo di più, osiamo di più, vogliamo fare più cose diverse. Abbiamo la consapevolezza che possiamo fare delle scelte più coraggiose. In più, siamo anche migliorati in studio, il lavoro che abbiamo fatto sulla batteria questa volta secondo noi è davvero efficace». Spostandosi anche verso un universo che è molto più cupo rispetto a prima. Non è difficile intuire il motivo.
«Beh, guarda com’è messo il mondo in cui viviamo, è difficile vedere il lato positivo della situazione attuale. Abbiamo puntato su un clima drammatico, è vero, ma stai tranquillo che ci sono anche un paio di pezzi positivi, abbiamo usato dei groove molto sexy, anche». Confesso al duo che ero tra i più sudati al loro live di Milano, ormai oltre due anni fa. E, visto che hanno appena annunciato un’unica data italiana (il 2 novembre si esibiranno al Fabrique di Milano), siamo sicuri che sarà l’occasione buona per procurarsi un altro po’ di lividi.
«Sarà molto divertente, questo di sicuro», dicono ridendo. «Abbiamo un bel po’ di pezzi in scaletta ora, diciamo che questa volta durerà più di mezz’ora. Sarà davvero il nostro meglio. The cream of the crops, diciamo dalle nostre parti. Lo potremmo chiamare così, no? Cream of the crops. Suona bene!»