In una calda giornata di luglio dell’anno scorso Sabrina Carpenter è entrata nella crêperie di un paese a sud di Parigi. Era in Francia per svagarsi alla fine del tour. Nel locale servivano del caffè espresso che le ha dato l’idea per uno dei tormentoni di questa estate. Espresso è uscita ad aprile, è super-orecchiabile e ha un sacco di passaggi citabili, come l’improbabile ritornello “that’s that me espresso”. Da quel giorno in Francia, la canzone ha cominciato a ossessionare Carpenter. Oggi probabilmente sta ossessionando voi. «Ho scaricato quel peso sulla gente», dice lei con una punta di sarcasmo.
Espresso è diventato un fenomeno pop e in quanto tale ha generato un bel po’ di meme. Carpenter li conosce tutti e ne parla al tavolo d’un caffè nel West Village di Manhattan. Indossa blue jeans, occhiali con la montatura nera, un anello d’oro bianco e diamanti con le sue iniziali. La memificazione di Espresso è stata massiccia. Al contrario di quel che accade di solito, il pezzo non viene coperto di ridicolo. La maggior parte delle battute si basa sulla sua orecchiabilità. Mostro un paio di tweet a Sabrina, ma già lì conosce. Uno mette in guardia la gente dal bere il “Me Espresso” da Chili’s («questa sembra velenosetta»), un altro lo aveva ripostato lei su Instagram: «Scusate, dov’è il Me Espresso?», chiede un tizio fotografando lo scaffale dei caffè del supermercato.
Espresso ha portato Carpenter ha un altro livello di celebrità. Eppure, quando la incontro, mi sembra una tipa calma e riflessiva. «Mamma m’ha chiesto: “Ti senti nel vortice in questo momento?”. A me piace che la gente capisca il mio senso dell’umorismo».
Sono ormai dieci e passa anni che Carpenter è un personaggio pubblico. Lo è stato per via di una serie Disney e lo è come interprete di grandi hit con una voce capace di far cantare uno stadio e la capacità di scrivere degli alti e bassi delle storie d’amore e della celebrità. «Per come scrive, ti vien subito da schierarti dalla sua parte», dice Jack Antonoff, che collabora con lei. «E come sa chi l’ha vista dal vivo, è una bomba anche come cantante».
Carpenter ha scritto Espresso con l’amica di lunga data Steph Jones e la nuova collaboratrice Amy Allen, per la produzione di Julian Bunetta, già al fianco della cantante in Nonsense del 2022. Si sono divertiti a inserire passaggi che sembrano fatti apposta per essere citati come “Muoviti in alto, in basso, a sinistra, a destra, oh / Cambia il gioco come Nintendo” e il virale “Lavoro fino a tardi perché sono una cantante”. «È l’unico modo perché vengano fuori quei testi un po’ stupidi, ma divertenti», dice a proposito della collaborazione con persone con cui si trova a suo agio. «Ho affinato la cerchia di persone con cui mi piace far musica».
Carpenter sta dando gli ultimi ritocchi al suo sesto album in studio, Short N’ Sweet, che uscirà il 23 agosto. Non vuole pensarci troppo, rimangiarsi decisioni prese, rischiare di fare grandi cambiamenti. «Immagino succeda a tutti gli artisti. La musica che fai appartiene a un determinato tempo della tua vita, se ora non ti senti più come un anno fa, quando hai scritto una determinata canzone, non significa che tu debba cancellarla dal progetto».
Antonoff ha lavorato su metà album circa, incluso l’ultimo singolo Please Please Please dove Carpenter racconta quel che prova per un ragazzo: “Il dolore è una cosa / Il mio ego è un’altra / Ti prego, non mettermi in imbarazzo, figlio di puttana”. Secondo Antonoff, «ha qualcosa di Olivia Newton-John e un pizzico di Dolly Parton, ma è pop super moderno. I piccoli acuti vocali di Sabrina sono strani e unici, sono quasi degli yodel country. Sta diventando una pop star del momento e quella canzone è un manifesto di espressione di sé, non solo per il testo, ma anche per la musica».
Carpenter ha incontrato Antonoff, che ora è uno dei suoi migliori amici, un paio di anni fa fuori da un comedy club di New York. «Era da una vita che desideravo lavorare con lui e quindi me la stavo facendo sotto dell’emozione. Dopo quel primo incontro siamo diventati amici, era solo questione di tempo prima che ci si incontrasse. Ha sentito le cose a cui stavo lavorando e abbiamo iniziato a fare la magia».
I giorni passati con lui sono stati «tra i più belli della mia vita». Non è stato affatto difficile far convivere il lavoro svolto con lui con quello degli altri collaboratori. «All’inizio avevo dei dubbi, pensavo fossero progetti separati, poi ho capito che si trattava di un unico album».
Nonostante la fama, sui social Antonoff è uno che divide. Alcuni lo accusano di essere monotono e di lavorare sempre con gli stessi artisti, critiche aumentate dopo l’uscita di The Tortured Poets Department di Taylor Swift. Carpenter risponde così alle critiche: «Che si fottano tutti quanti». E lo ripete: «Che si fottano tutti quanti. È una delle persone più talentuose che conosca. Sa far suonare in modo magico qualunque strumento. E lavora velocemente, cosa che apprezzo parecchio perché anch’io son così».
Col disco d’esordio del 2022 Emails I Can’t Send Carpenter sente di aver sbloccato la capacità di spaziare tra i generi (folk-pop, alt pop, electro-pop o altro) e ora sta cercando di fare lo stesso con Short N’ Sweet. Sta anche scrivendo i testi più sinceri e diretti della sua carriera – certo, questo è un punto di forza per quasi tutti i gruppi pop del 2024, ma lei lo fa senza alcuna pretenziosità. «Fregarsene e dire le cose come stanno è diventata un’estetica fin troppo popolare», dice Antonoff. «C’è un sacco di gente che fa finta di essere così, Sabrina lo è per davvero».
I testi di Carpenter parlano di amore, perdita e del purgatorio che sta nel mezzo. In Because I Liked a Boy, brano di punta di Emails I Can’t Send, si lamentava del modo in cui è stata trattata dopo alcune relazioni finite male: “Ora sono una rovinafamiglie, sono una sgualdrina / ho ricevuto così tante minacce di morte che ci potrei riempire un tir”. In Opposite canta di un ex che dopo la rottura inizia subito una nuova relazione: “Lei non mi assomiglia per niente / Perché allora sembri felice? / Ora credo di aver capito perché è finita / Stavi cercando il mio opposto”.
L’idea è che i fan trovino conforto nelle storie che mette in musica. «Spero che attraverso i miei errori trovino tutto ciò di cui hanno bisogno e la strada giusta da percorrere nella vita. Più sono aperta a raccontare le mie esperienze, più gli altri pensano: ok, forse non c’è niente di sbagliato nel fatto che sia successo anche a me, non è mica la fine del mondo». Cos’ è cambiato nella sua vita? «Prima piangevo tutti i giorni, ora non più».
E poi ci sono i testi piccantini, come quando aprendo per Taylor Swift a Singapore ha improvvisato il finale di Nonsense: “Ho detto a quel ragazzo di mettere giù a quattro zampe / Ho detto a quel ragazzo “Vai più veloce” e ora sono tutta dolorante / Lo fanno in maniera diversa qui a Singapore”.
Carpenter non sembra farsi influenzare da chi è turbato da passaggi del genere o da chi non capisce che anche le star Disney crescono, è anzi orgogliosa d’esser cresciuta come voleva. «Quand’ero più giovane sentivo la pressione di scrivere per forza di cose mature, tutti intorno mi dicevano che era figo e che avrebbe funzionato. Non l’ho fatto finché non ho sentito che era una cosa autentica per me in quel momento. Quando sono una 25enne sovreccitata non sono meno vera di quando canto che mi hanno spezzato il cuore e sono infelice».
Carpenter è nata a Quakertown, Pennsylvania, da due performer: la madre chiropratica faceva parte di una compagnia di danza, il padre suonava in una band per hobby. Intorno ai 13 anni si è trasferita a Los Angeles per intraprendere la carriera di attrice, che è decollata quando ha ottenuto il ruolo di migliore amica della protagonista nella serie Girl Meets World. Se i vecchi video su YouTube, come quello del 2009 in cui canta Picture to Burn di Swift, dimostrano qualcosa, è che il primo amore di Carpenter è stato il canto («Pensavo che recitare consistesse nel mentire davanti alla camera»). Quando ha capito che prendere lezioni non l’avrebbe aiutata a cantare i pezzi che le piacevano, ha continuato da autodidatta al pianoforte e poi alla chitarra («Non volevo dover imparare Alouette»). Ha affinato la sua arte negli anni e ha costruito una solida fan base.
L’ultima era di Carpenter è iniziata ad aprile, al Coachella, dove ha suonato Espresso per la prima volta sul main stage. Al festival ha passato del tempo coi colleghi: i video di lei che guarda il set di Ice Spice con Swift sono diventati virali e nella sua raccolta di foto di Instagram chiamata “Brina’s First Coachella” la si vede mentre incontra Victoria Monét. Dopo il successo ottenuto contemporaneamente con Espresso e Good Luck, Babe!, Carpenter ha passato del tempo al Coachella con Chappell Roan. «Come tutti, sono ossessionata da lei. È stato strano stare insieme senza pensare a quel che diventiamo quando saliamo sul palco».
Chi c’era però in prima fila e al centro dell’attenzione durante il concerto di Carpenter? Il suo presunto fidanzato Barry Keoghan (quando le domando se lo considera tale, mi risponde: «C’è un modo per aggirare la domanda?»). L’attore indossava pantaloncini Burberry con fazzoletto coordinato al collo e sembrava entusiasta quando Carpenter lo ha salutato dal palco.
Lei non è certo ansiosa di parlare della relazione, ma i due sono apparsi assieme al Met Gala attirando l’attenzione di tutto. Poche settimane fa, hanno recitato nel video di Carpenter Please Please Please, accumulando oltre 21 milioni di visualizzazioni in una settimana (ora ne ha quasi 35). Si sforza di mantenere una certa privacy. «Quando incontri una persona che sembra autentica, brillante e fuori dall’ordinario non te la lasci scappare. E dato che scrivo canzoni su quel che provo, non mi sorprende che la gente voglia sapere di chi canto. Fa parte del gioco».
«Quando canto che sono sovreccitata non sono meno vera di quando canto che m’hanno spezzato il cuore»
A maggio le prime cinque posizioni della classifica americana delle canzoni più ascoltate su Spotify erano occupate da due sole artiste: quattro pezzi erano di Taylor Swift, uno di Carpenter, che è una grande fan di Swift e l’anno scorso ha aperto quattro suoi concerti in giro per il mondo. «Sta a un altro livello, non potrei mai paragonare la mia vita, la mia carriera, il mio percorso a quel che ha fatto lei».
Si anima mentre parla delle sue canzoni preferite di Tortured Poets Department (tra cui Guilty as Sin). «Riesce sempre a stupirmi e a far uscire musica nel momento in cui ne ho bisogno, anche se non lo so. Ci siamo dette più volte quanto ci vogliamo bene e quanto ci ammiriamo a vicenda… Mi ha fatto ascoltare But Daddy I Love Him prima che uscisse ed è una delle mie preferite». Nell’ultimo periodo sono ancora più vicine. A ottobre hanno visto assieme una partita dei Kansas City Chiefs e hanno festeggiato in una suite del MetLife Stadium («Dopo una vodka cranberry chi pensa più al football?»).
Ad aprile ha recitato nella nuova campagna di Skims, il marchio di shapewear di Kim Kardashian che, com’è noto, ha un rapporto turbolento con Swift. Questa cosa non le ha creato alcun problema con l’amica. È vero che ha ricevuto delle critiche sui social per la collaborazione, ma non ci ha prestato grande attenzione. «Lavoro, non ho tempo per pensare a tutto quel che la gente scrive. In quanto alla campagna, ho raccontato tutto a Taylor, ne abbiamo parlato. Le voglio bene e la supporterò fino alla fine. Quindi per me non è stato strano, ma so che le persone hanno tempo da perdere e criticano la qualunque».
Oggi Carpenter vive la vita come viene. Si è presentata al Met Gala con un magnifico abito bustier personalizzato di Oscar de la Renta. È apparsa nel finale di stagione del SNL eseguendo Espresso e un medley di Nonsense/Feather, e interpretando Daphne in una scena ispirata a Scooby-Doo. È entusiasta del suo nuovo letto in velluto. Le piace disegnare e andare a Disney World con Keoghan e i suoi amici. Si divide tra New York e Los Angeles, preparandosi per la promozione dell’album in estate e il tour che seguirà. Non è una che va nei club, nel tempo libero preferisce andare a cena in un bel ristorante (a New York, da Palma in Cornelia Street). Scherziamo sul fatto che forse il vantaggio più grande di avere un singolo in cima alle classifiche è riuscire a prenotare un tavolo.
Chiedo a Carpenter se c’è mai stato un momento in cui ha pensato che la sua musica non avrebbe funzionato. Mai, risponde. «Mai avuto il piano B, non ho mai pensato che non avrebbe funzionato. Ho sempre saputo che non si trattava di “se”, ma di “quando” sarebbe successo».
Più ambiziosa e determinata che mai («Coachella, ci vediamo qui quando sarò la headliner»), è contenta che «tutto questo sia avvenuto in maniera graduale, nel corso del tempo in cui ho lavorato e ho cercato di capire come fare ad arrivare qui. Così non mi sembra una cosa imposta dall’alto o arrivata all’improvviso. Ora mi posso rilassare e permettermi di essere entusiasta dei miei risultati». Mi guarda con un sorriso. «Sabrina non è stata costruita in un giorno».
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Foto: Thea Traff
Styling: Jared Ellner @ A-Frame Agency
Hair: Danielle Priano @ Kalpana con prodotti Sexyhair
Makeup: Carolina Gonzalez @ A-Frame Agency con prodotti Armani Beauty
Photographic assistant: Christian Larsen, Hannah Rose
Styling assistance: Maya Sauder
Makeup assistance: Veronica Gaona
Da Rolling Stone US.