Sono stati autori di tormentoni che hanno spopolato in Europa ma per un sacco di tempo hanno faticato però a ritagliarsi uno spazio nei “loro” States. Forse per quel suono da indie kid britannici che li ha sempre contraddistinti. I Saint Motel sono usciti con saintmotelevision, il nuovo disco. E quale miglior occasione per telefonare a quel chiacchierone di A/J Jackson, l’occhialuto frontman?
Domanda d’obbligo, scusami. Non vi siete quasi mai fermati nell’ultimo periodo. Quando avete lavorato all’album?
L’album è un processo continuo, anche quando eravamo in tour scrivevamo, che fossimo in aeroplano, in bus, dovunque. C’è questo sentimento “globale” che ha influenzato la nostra musica. In più c’è molto di Los Angeles: abbiamo lavorato con un paio di producer che ci hanno aiutato: avevamo tipo 100 canzoni, poi sono diventate 25 e poi una decina.
C’è un mood Seventies in tutto il disco…
Non puntiamo a niente in particolare, non decidiamo di fare una musica in un modo specifico. Diciamo che non c’è niente che vogliamo ricreare, saltano fuori delle cose in modo naturale. Anche quando proviamo a suonare magari come i Daft punk o Micheal Jackson, alla fine sembriamo sempre noi, nel bene e nel male! (ride) Ci sono alcuni elementi nella nostra musica che sono diventate parte di quello che siamo. Siamo molto affezionati ai nostri riff, alle melodie, ci sono cose che ci piacciono che utilizziamo spesso.
Avete usato la tecnologia del virtualizer per fare un video stranissimo. Com’è nata questa idea?
Qualche anno fa un paio di nostri amici tra cui Sam Winkler, il regista del video di My Type con Raffaella Carrà, mi hanno consigliato di fare qualcosa con la realtà virtuale, ma non conoscevo molto. Però mi sono informato, sono andato alle tech conference e ho capito che c’erano molte idee che potevano essere sviluppate da queste tecnologie. Però, ecco, non volevamo sostituire i video più classici. Quindi volevamo fare qualcosa di ibrido e il virtualizer è la soluzione giusta: è un mix tra un lyric video, un vr e un video. Non è un clip musicale, non racconta una storia, è solo di divertimento. È come camminare all’interno della canzone. Se hai un Gear è perfetto!
Lo comprerò apposta allora…
Aspetta, arriviamo a Milano e te ne portiamo un paio noi (saranno in città il 21 febbraio al Fabrique, ndr)!
A proposito di tecnologia, state battendo tutti i record: siete stati nella colonna sonora di Fifa 2015 e quest’anno di PES 2016…
Di sicuro lo sport e il calcio in particolare sono molto ricettivi con la nostra musica. Non so perché. Credo che nessuna radio riesca a raggiungere la stessa quantità di gente di questi giochi. È un fenomeno globale. Ed è molto figo farne parte.
Ma ci giochi?
Vorrei, non mi hanno ancora mandato neanche una copia!