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Shakira: la vendetta della lupa ferita

Ha affrontato e superato il peggio guadagnando un rinnovato senso di indipendenza. Qui racconta tutto: i casini con Piqué, la nuova vita a Miami, i figli, il prossimo tour. A tu per tu con una popstar che molti davano per finita e che invece è tornata più forte che mai

Foto: Mason Poole

Stiamo andando da Dunkin’ sulla Lamborghini viola di Shakira. È un pomeriggio secco e senza un filo di vento a Miami e abbiamo appena lasciato gli uffici di Sony Music, dove Shakira ha risposto a un sacco di chiamate e fatto riunioni. Ora ha un po’ di tempo libero prima di andare a prendere i figli a scuola, quindi eccoci sulla Lambo, senza dubbio l’auto più appariscente che Shakira abbia mai posseduto. «Non c’è niente di discreto o chic in questa macchina», dice allegra. Gli interni sono rivestiti del verde neon brillante di Hulk perché è un colore che piaceva a uno dei suoi figli. Se deve andare in giro con loro, a volte usa una più modesta Toyota Sienna. Ma spesso gira con quest’auto spettacolare e assolutamente sfrontata, con cui sfreccia come sta facendo adesso, col bodyguard alla guida di un altro veicolo dietro di lei che cerca di tenere il passo.

Nessuno di noi ricorda di chi sia stata l’idea di fermarsi da Dunkin’, ma Shakira voleva andarci e conosce la strada. Quando ci fermiamo, scende dall’auto ed entra, coi lunghi capelli biondi che le scendono sulle spalle e gli occhiali Versace oversize che le coprono il viso.

Quando si dirige verso il bancone si sente il fruscio dei clienti che si girano a guardarla: ma è possibile che dentro questo Dunkin’ ci sia davvero Shakira, pioniera della danza del ventre colombiana, regina delle classifiche, voce inconfondibile di tante hit? È la stessa Shakira che è entrata nelle case dei telespettatori come giudice di The Voice, come performer dell’Halftime Show al Super Bowl 2020, come vincitrice del Video Vanguard Award ai VMA del 2023? Stanno tutti cantando “Shakira, Shakira” nelle loro teste, in questo momento?

Alcuni la scrutano e confermano: sì, certo, quella è proprio Shakira, superstar e icona globale. L’artista latina di maggior successo di tutti i tempi grazie a 95 milioni di dischi venduti in trent’anni di carriera si prepara a ordinare tre ciambelle al cioccolato e un caffè bollente. La maggior parte della gente nel locale la guarda da lontano, con la bocca leggermente aperta e troppo scossa per avvicinarsi e salutarla.

Poi un’anima coraggiosa si fa avanti. Mentre Shakira finisce di ordinare, si fa avanti un body builder ventenne con gli occhi verdi, uno che sembra capace di sradicare i tronchi degli alberi a mani nude. Non la saluta, ma inizia a parlarle direttamente, dicendole che lavora in un ristorante dove è stata di recente. All’inizio Shakira sorride appena, nascondendosi sotto gli occhiali da sole. Quando menziona i nomi di alcuni dei proprietari, lei sembra ricordarsi di qualcosa. Nelle vicinanze la fidanzata del ragazzo, che pare un’influencer, alza lo sguardo dal telefono e li osserva.

Il tizio muscoloso si offre di pagare l’ordine di Shakira, ma lei educatamente rifiuta. Alla fine le si avvicina e scatta una foto: «Ecco, prendi il mio numero», dice, porgendole il telefono. Shakira sorride e fa un gesto alla sua partner creativa e coreografa Maite Marcos, che è in piedi lì vicino, in modo che sia lei a prendere il numero di telefono.

Il ragazzo non si scoraggia: «La prossima volta, qualunque cosa ti serva, ci penso io. Mandami un messaggio e restiamo in contatto», le dice con sicurezza. L’influencer stringe gli occhi mentre il body builder torna timidamente verso di lei. Quando se ne vanno, anche la guardia del corpo di Shakira ride per quanto sembrava infastidita la ragazza. Pure Shakira è piuttosto divertita. «Sono ancora in formissima», dice facendo un bel sorriso.

A vederla adesso, con la ciambella al cioccolato in mano e i clienti di Dunkin’ ancora a bocca aperta, è chiaro che Shakira sta alla grande. In questa fase della sua vita fa solo quel che ha voglia di fare e si muove con una leggerezza e una serenità che noti subito, anche quando la incontri da Dunkin’. In questi giorni, dirà, è sicura di sé, praticamente imperturbabile.

Se l’avessi incontrata due anni fa, avrei conosciuto una Shakira diversa, nel suo momento peggiore, un periodo talmente brutto da rischiare di mandare in frantumi un’icona la cui tenacia e longevità la facevano sembrare indistruttibile. Era stata appena colpita da un colpo devastante dietro l’altro, tra senso di perdita e cuore spezzato, il dolore più intenso che avesse mai provato. «È la sofferenza più grande che abbia mai provato, in certi momenti mi impediva di andare avanti», dice. «Era come se qualcuno mi avesse fatto un buco nel petto. Era una sensazione reale, quasi fisica. Mi sembrava di avere davvero un buco nel petto e che le persone potessero vedere attraverso di me».

All’inizio del 2022 circolavano voci secondo cui Shakira aveva messo fine alla sua relazione di 11 anni con il calciatore spagnolo Gerard Piqué, il padre dei suoi due figli, che aveva incontrato sul set del video di Waka Waka, l’inno per la Coppa del Mondo 2010. A giugno di quello stesso anno i due hanno annunciato la separazione e i tabloid si sono riempiti di rumors secondo cui lui l’aveva tradita con la ragazza di 23 anni con la quale aveva iniziato a uscire poco dopo la rottura. Ben presto i paparazzi hanno invaso la casa di Shakira e la scuola dei suoi figli a Barcellona, trasformando una dolorosa separazione in un circo mediatico.

Body: Christian Dior vintage da Pechuga Vintage. Gonna: Christian Dior vintage da Cherir Vintage. Collana e cintura: Christian Dior vintage da Paume Los Angeles. Bracciale: Christian Dior vintage da Paume Los Angeles

In quello stesso periodo, il padre allora novantenne, che è anche il suo migliore amico ed era arrivato in aereo dalla Colombia per starle vicino, ha fatto una brutta caduta. A un certo punto i medici le hanno detto che sarebbe probabilmente morto; per fortuna, è riuscito a sopravvivere e si sta riprendendo dopo sei interventi chirurgici. Allo stesso tempo un complicato caso legale, aperto nel 2018 quando i pubblici ministeri spagnoli hanno accusato Shakira di aver evaso qualcosa come 14,5 milioni di euro di tasse, ha avuto un’accelerata ed è arrivato sulle pagine dei giornali. Per mesi si è profilata la possibilità di un processo. (Lo scorso novembre Shakira ha risolto il caso e ha accettato di pagare una multa di 7,3 milioni di euro, oltre ad altri 432mila euro per evitare una pena detentiva. In una dichiarazione ha affermato di aver preso la decisione «avendo a cuore l’interesse dei figli, che non vogliono vedere la loro mamma sacrificare il suo benessere personale in questa lotta».)

«Piove sul bagnato», dice ora, pensando a quel periodo tremendo. «È pazzesco pensare a quante cose ho dovuto affrontare nello stesso momento».

Per quanto fosse terribile e nonostante tutto quello strazio, fin dall’inizio c’erano segnali del fatto che Shakira non sarebbe crollata. Will.i.am, suo caro amico dal 2005, dice che all’inizio del 2022 avevano in programma di girare un video a Barcellona per Don’t You Worry, il pezzo di Shakira coi Black Eyed Peas e David Guetta. Poco prima delle riprese, che sarebbero state effettuate all’aperto, Shakira lo ha chiamato e gli ha chiesto di spostarle all’interno. Non ha spiegato perché, ha solo detto che non voleva stare fuori. Will.i.am si è schierato immediatamente dalla sua parte: «Ho detto che avremmo dovuto spostare il video all’interno usando un green screen. E tutti hanno risposto: “Green screen? Ma siamo pronti a girare fuori!”. E io: “Non mi interessa quello che pensate, ragazzi”».

Quando finalmente sono iniziate le riprese, Shakira «ha dato il 300%», esibendosi con tutta l’energia che aveva. «Mi ha raccontato quello che stava passando con il suo ex soltanto l’ultimo giorno», ricorda Will.i.am. Se avessero girato all’aperto, i paparazzi avrebbero potuto incasinare tutto. «Le ho detto: “Tu sei di un altro pianeta”. Tanti altri avrebbero trovato una scusa per non lavorare. Ma lei non ha mollato tenendo spirito e vibes alte».

«È come se qualcuno m’avesse fatto un buco nel petto»

Will.i.am. ha continuato ad assicurarsi che Shakira stesse bene. «Lei è sovrumana, ma anche i superumani hanno bisogno di attenzioni». Le ha inviato messaggi e note vocali augurandole che tutto si risolvesse. «Ha attraversato un dramma dopo l’altro, una crisi dopo l’altra. Boom boom boom!».

Anche altri artisti le sono stati vicini. John Mayer e Adele l’hanno chiamata, e ha avuto il sostegno di amici di lunga data come Carlos Vives e Juan Luis Guerra, in particolare dopo l’incidente del padre. Chris Martin dei Coldplay, che conosce da un decennio, le scrive spesso. A un certo punto, le ha inviato la foto di un vaso frantumato incollato insieme con una lacca d’oro: «Kintsugi: sarai molto più forte una volta che tutto questo sarà finito», le ha spiegato, riferendosi all’antica arte giapponese che spesso lo ha ispirato. «La metafora è questa», spiega Martin. «Che le cose si rompono, si riparano con l’oro, e poi sono più belle di prima. Per chiunque stia attraversando un momento difficile, me compreso a volte, è un’idea potente a cui aggrapparsi».

Ma c’era ancora tanta sofferenza da superare, e Shakira ha iniziato a riversarla nella musica. All’improvviso le canzoni hanno iniziato a prendere forma. «Avevo il bisogno di esprimermi attraverso la mia arte, le mie visioni, la mia musica, trasferendo tutto quel dolore, tutte quelle emozioni così acute in uno spazio fuori da me stessa», spiega. La musica ha dipinto un quadro abbastanza chiaro: il primo indizio che la sua vita amorosa era in tumulto è arrivato nell’aprile 2022, quando ha pubblicato Te felicito, un benservito electro-pop a un ex traditore featuring il cantante portoricano Rauw Alejandro che è arrivato in cima alla classifica Latin Airplay di Billboard. Poi, in ottobre, ha contattato la star del reggaeton Ozuna per Monotonía, una bachata strappalacrime su una relazione fallita.

Nel video Shakira è in un negozio di alimentari quando un vecchio amante le spara al petto. Va quindi in giro con un buco, seguendo un cuore sanguinante sul pavimento. Ridacchia cupamente quando ricorda di aver riflettuto su quelle immagini col suo team. «Erano preoccupati e hanno cercato di fermarmi: “Pensaci un attimo, perché vuoi esporti in questo modo? È troppo cruento”». Ma era quello che aveva bisogno di dire in quel momento. «Erano immagini toste, vero? Ma erano genuine. È così che mi sono sentita».

Niente però è stato così incredibilmente liberatorio come Bzrp Music Sessions, Vol. 53, la traccia implacabile e inaspettata scritta col produttore argentino Bizarrap. Shakira si racconta verso dopo verso, descrivendo la portata del tradimento che ha vissuto. Blasta l’ex per le sue bugie, scherza dicendogli che dovrebbe lavorare sul suo cervello invece di passare il tempo in palestra, e afferma che sta scambiando “un Rolex con un Casio”. Ci sono anche alcuni doppi sensi, nel gioco con il nome di Piqué e quello della sua ragazza. Il pezzo ha scioccato molti fan, ma lei non ha rimorsi.

«Non hai idea di quanto mi sia sentita sollevata. Era…», fa un lungo sospiro, «sì, sollievo. Il mio manager dell’epoca mi ha chiesto di cambiare il testo. Anch’io stavo cercando di calcolare le possibili contingenze e i rischi, ma ho pensato: sono un’artista, sono una donna e sono una lupa ferita. Nessuno dovrebbe dirmi come leccarmi le ferite».

Abito: Jean Paul Gaultier vintage da Paume Los Angeles. Top: Jade Swim. Slip: Skims. Cintura: Alexander McQueen vintage da Paume Los Angeles. Scarpe: Schiaparelli

Anche lei è rimasta sorpresa dal riscontro pazzesco di Bzrp Music Sessions, Vol. 53. «Ho iniziato a capire che i miei fan erano lì per me», ricorda. Qualcosa nella sua energia cruda e nervosa, in quello spargimento di sangue, ha caricato le masse di tutto il mondo e ha portato la canzone al numero uno della classifica Global 200 di Spotify, con tre miliardi di stream. «La società ci ha abituati a vedere le donne sottomesse quando affrontano il dolore, e penso che questo sia cambiato», dice Shakira. La emozionava in modo particolare il fatto che la canzone entrasse nelle classifiche nello stesso momento in cui anche Flowers di Miley Cyrus, un altro inno all’amor proprio e all’indipendenza dopo una rottura, stava esplodendo. «Stavamo entrambe pensando la stessa cosa, e la nostra reazione è stata simile».

Bzrp Music Sessions, Vol. 53 ha vinto i premi come Song of the Year e Best Pop Song ai Latin Grammy 2023 ed è diventata una pietra miliare del suo album Las mujeres ya no lloran, che ha pubblicato a marzo. Il disco, il primo in sette anni, ha raggiunto la vetta delle classifiche latine di Billboard e ci resta tuttora. La gente ha salutato questo nuovo capitolo della sua carriera come un ritorno a casa, una vittoria, una rinascita. E lo slancio non si è fermato: ora Shakira si sta preparando a un tour che inizierà a novembre e toccherà prima le arene del Nord America, poi il resto del mondo. È il suo primo tour dal 2018. «Penso che sarà il più grande della mia carriera finora, il più ricco, il più completo. E anche il più lungo», spiega, sottolineando che i suoi concerti di solito durano 90 minuti, mentre immagina questi andare avanti per poco più di due ore.

Per Will.i.am quest’ultimo atto di Shakira è particolarmente impressionante, soprattutto se visto attraverso la lente dei cicli pop in continua evoluzione. «Una cosa è dire “Sì, sono qui da un po’”, e non entrare nella Top 40 o vivere seduto suoi tuoi allori». Per Shakira la storia è diversa. «Si mette in gioco, non usa semplicemente il bagaglio che si porta dietro da anni. È come se dicesse: sono qui fuori a dare pugni e calci, a cercare di fare centro superando la vecchia me stessa e anche i nuovi artisti». Per Martin, è una delle pochissime artiste che sono rimaste delle superstar nel corso di tutta la loro carriera. «Io l’ho sempre vista avere successo. Non è mai uscita dal mio pantheon di divi per troppo tempo».

Ma il vero trionfo di Shakira non sta tanto nello scalare le classifiche o nel battere la concorrenza, quanto in qualcosa di profondamente umano: trovare il coraggio di continuare a muoverti anche quando sembra impossibile. Non è cresciuta solo come artista; ha scoperto una nuova versione di sé stessa, un traguardo particolarmente impressionante in un settore che dice costantemente alle donne che i loro anni migliori sono alle spalle. «Trovando questa libertà, ho trovato anche me stessa», afferma. «È stato un viaggio di ritorno a me stessa e a com’ero attraverso la mia musica. Sono in un momento in cui ormai è successo il peggio, e tutto questo ha risvegliato in me un nuovo senso di autonomia e indipendenza».

Incontro per la prima volta Shakira nello studio dove ha registrato parte di Las mujeres ya no lloran. Prima di sederci e iniziare la conversazione, aspetto che finisca alcune telefonate. Parla in spagnolo a tutta velocità e quindi posso solo immaginare che stia discutendo di lavoro, almeno fino a quando non sento la parola «taekwondo». Scopro così che sta organizzando il pomeriggio per i figli Milan, 11 anni, e Sasha, 9. Stanno per terminare le attività del doposcuola e poi andranno in studio per registrare un album per bambini ideato dalla loro scuola di musica. Sasha canterà e Milan suonerà la batteria. Shakira ha iscritto Milan a un corso dopo che l’amica Penélope Cruz le ha inviato un video di suo figlio, che secondo Shakira è un bravissimo percussionista. «Mi sono detta che dovevo far prendere lezioni a Milan». Poco dopo ha condiviso un video di Milan alla batteria con Alejandro Sanz, suo caro amico e collaboratore in successi come La tortura e Te lo agradezco, pero no. «E così pure lui ha iniziato a mandare a lezione il figlio».

«La società ci ha abituati a vedere le donne sottomesse quando devono affrontare il dolore»

Shakira e i figli vivono a Miami da un annetto. Il trasferimento ha avuto senso perché i suoi fratelli e parenti abitano in città ed è molto più facile registrare rispetto alla Spagna. «Vivere a Barcellona ha rappresentato un enorme sacrificio per me e per la mia carriera. È stato difficile mantenere i contatti che avevo qui. Era molto complicato portare la gente a Barcellona. Dovevo pianificare con mesi di anticipo ogni session». Era un compromesso temporaneo: l’idea era che Shakira mettesse in pausa la carriera per qualche anno per sostenere gli impegni calcistici del suo compagno. Una volta terminato questo periodo, i due sarebbero tornati negli Stati Uniti. «Il piano è sempre stato questo. Dopo il ritiro del mio ex dal calcio professionistico saremmo tornati negli Stati Uniti, dove avremmo vissuto e avremmo finito di crescere i nostri figli. Dopo gli anni di sacrifici per accompagnarlo a giocare, eravamo d’accordo su questo. L’idea era venire qui, ma quel momento è coinciso con la separazione». Si prende un secondo di pausa. «Alla fine tutti i piani si realizzano, solo in un altro modo».

Il trasferimento è stato snervante, ammette Shakira, soprattutto perché pensava ai  figli ed era preoccupata del fatto che avrebbero fatto fatica ad adattarsi. «Non dimenticherò mai il primo giorno di scuola: ero super nervosa, ma quando sono andata a prenderli mi sono saltati addosso, mi hanno abbracciata e mi hanno detto: “Ci piace!”. Ho aspettato per tutto il giorno di ricevere chissà quale brutta notizia e invece li ho visti uscire correndo e saltando di gioia».

Milan e Sasha hanno un legame profondo con la madre: è lei che li porta e li va a prendere ogni giorno a scuola e spesso modifica gli impegni o rinuncia a partire per metterli a letto la sera. Anche se il problema della scuola si è risolto subito, creare una nuova casa e trovare un gruppo di amici in una nuova città non è stato tanto facile, soprattutto per una delle più grandi celebrità del pianeta. «Quando i bambini trovano un buon ambiente a scuola, è facile. Anche noi adulti dobbiamo trovare degli amici, ma non esistono scuole da frequentare alla mia età», dice ridendo. Alla fine è riuscita a stringere amicizia con alcune mamme della scuola dei bambini, tra cui alcune che vengono da Barranquilla. Quando ha tempo, cerca di incontrarsi con altri artisti; può sempre chiamare Rauw Alejandro o Ozuna e cercare di convincerli a fare wakeboard con lei. In questi giorni si dedica a molti sport acquatici, un cambiamento rispetto a Barcellona, dove giocava molto a tennis.

Salopette: Jean Paul Gaultier da Clothed LA. Collana: Tiffany & Co.

Le chiedo se ha già visto il film di Luca Guadagnino Challengers e lei aggrotta le sopracciglia, scuote la testa e dice: «No, cos’è?». Le spiego che è interpretato da Zendaya e ha una colonna sonora pazzesca di Trent Reznor e Atticus Ross. Nel giro di pochi secondi, tira fuori il telefono e guarda il trailer in silenzio per un po’. «È un bel trailer. Di solito non mi piacciono, spengono l’entusiasmo, non mi va di vedere nessun film dopo il trailer. Mi viene da dire: ok, ho capito, ora so di cosa parla tutto il film. Questo però è molto bello». Guarda il suo manager, che è seduto lì vicino. «Mi ha fatto pensare che è così che dobbiamo promuovere il mio tour, come fa questo trailer. È una buona idea di marketing». Mette il link al trailer in una chat di gruppo relativa al prossimo tour.

È molto eccitata all’idea di tornare sul palco, soprattutto dopo un concerto pop-up di grande successo come quello a Times Square, subito dopo l’uscita di Las mujeres ya no lloran. Ammette di aver avuto un po’ di patema perché i fan sono arrivati solo all’ultimo minuto. «Oh, mio Dio. Un’ora prima dell’esibizione pensavo: in strada non c’è nessuno, è la fine della mia carriera», ricorda ridendo. «Ero in albergo a prepararmi per lo spettacolo e dalla finestra vedevo una decina di persone. Era il mio incubo più grande, pensare che sarei uscita e che non ci sarebbe stato nessuno in strada a guardarmi». Alla fine sono venute 40mila persone, e qualche settimana dopo Shakira ha sorpreso i fan al Coachella esibendosi con Bizarrap annunciando il tour. (Ha in programma altre sorprese del genere.) A un certo punto le chiedo quanti brani sono rimasti fuori da Las mujeres ya no lloran . «Ci sono alcune canzoni che abbiamo in giro», dice, sorridendo in modo criptico. «Le abbiamo nascoste. Non ho un nuovo album, ma diciamo che c’è un nuovo progetto».

Il prossimo tour rappresenta il culmine della carriera di Shakira, il che è tutto dire parlando di una che ha passato quasi tre decenni sotto i riflettori. Ha iniziato a lavorare nel mondo della musica quando aveva 13 anni e subito è stata scritturata da Sony Music Colombia. Nata a Barranquilla da padre libanese e madre colombiana, ha iniziato a ballare nel ventre di mamma e a cantare da piccolissima. Esibirsi le è sempre venuto naturale. Tuttavia, i suoi primi due album, Magia e Peligro, hanno fatto fiasco, vendendo meno di mille copie ciascuno. Per un po’ si è dedicata alla recitazione e ha partecipato alla telenovela anni ’90 El oasis in un ruolo che l’ha resa famosa in Colombia.

Mentre recitava ha continuato a scrivere musica e ha finalmente sfondato nel mercato di lingua spagnola nel 1995 con Pies descalzos, disco che l’ha presentata come un talento precoce dai capelli ricci e un gusto per i testi intimi. Quando le faccio notare che l’album, il mio preferito e il primo che abbia mai acquistato, compirà trent’anni nel 2025, mi guarda incredula. «Compie trent’anni?», dice con un sussulto. «Cosa? L’anno prossimo?». Prende il telefono per verificare i fatti prima che il suo manager confermi che è vero.

«Andavo di persona nelle radio a cercare di convincere i pezzi grossi»

Nel 1998 Dónde están los ladrones la rende famosa in tutta l’America Latina. Prodotto da Emilio Estefan, diventa disco di platino in diversi Paesi e permette a Shakira di andare in tour negli Stati Uniti e in America Latina. All’epoca nessuno era come lei. Oltre all’approccio diaristico dei testi, aveva una voce unica, corposo e potente, vicina alla profondità di Mercedes Sosa e al tono spezzato di Alanis Morissette, con un timbro e un’elasticità tutti suoi. A vederla, diventare una celebrità sembrava un gioco da ragazzi, ma ripensandoci riconosce che è stato incredibilmente difficile: il mondo della musica era completamente diverso e le è toccato fare uno sforzo titanico quando era appena ventenne.

«Andavo io da una radio all’altra a cercare di convincere i pezzi grossi dell’industria musicale», racconta. «Avevano il potere di dire: “Tu sì, la tua musica sarà trasmessa sulla mia stazione radio”, oppure: “Tu no”. È stata dura. Alcune porte si chiudevano, qualcuna si apriva dopo averci sbattuto contro e aver insistito. È stato un lavoro bello duro».

Come se non bastasse, Shakira ha poi puntato gli occhi sul mercato della musica in lingua inglese. Oggi l’idea di crossover sembra superata. Artisti come Bad Bunny e Karol G hanno dimostrato che la musica in lingua spagnola esercita un fascino a livello globale. All’epoca l’industria musicale era diversa e Shakira desiderava parlare l’inglese in modo fluente. (Durante le tournée in America Latina ha imparato il portoghese per poter suonare in Brasile; parla anche francese e italiano.) «Volevo scrivere in inglese, pensare in inglese, sentire in inglese: avevo capito che era quella la chiave per allargare i miei orizzonti». La prima volta che ha scritto una canzone in inglese, si è armata di un dizionario dei sinonimi e di un libro di Leonard Cohen. «Eccomi, una ragazza colombiana che ha appena iniziato a cantare e che appare all’improvviso sulla scena negli Stati Uniti. È stato esaltante. È lì che ho capito che ero in grado di farlo».

Non che il percorso sia stato privo di ostacoli. Estefan ricorda che prima di Laundry Service, l’album in inglese del 2001, c’era dell’incertezza su quale sarebbe stato il primo singolo. Inizialmente si era orientati verso una versione tradotta del brano Inevitable del 1998, che Shakira aveva interpretato al Rosie O’Donnell Show nella sua prima esibizione in inglese. Whenever, Wherever non era prevista fino a quando non è stata testata in alcune stazioni radio. «Lei voleva un altro singolo, ma dopo essere andati a passarlo in radio le ho detto: “Shaki, vogliono questa”. E lei ha dato l’ok», ricorda Estefan.

Chris Martin ha consciuto Shakira proprio con Whenever, Wherever, prima di diventare suo grande amico. «Ricordo perfettamente quando l’ho sentita per la prima volta. Mi chiedevo: ma chi diavolo ha scritto una canzone che dice “il mio seno è piccolo e modesto”? Chi l’ha fatto deve avere un testa incredibile».

Tuta: Alexandre Vauthier da Clothed LA. Orecchini: Maison Margiela vintage da Paume Los Angeles. Anelli: Louis

Martin ha visto Shakira diventare una celebrità grazie ai suoni globali e al mix di generi musicali. «Oggi grazie allo streaming e all’internazionalizzazione della musica c’è molto meno tribalismo, ci sono meno confini, ed è bellissimo», dice Martin. «Ma se penso al 2000 o giù di lì, le cose erano diverse. Lei è stata una delle prime persone ad abbattere le barriere invisibili tra i generi musicali. Prendi La tortura, aveva un ritmo reggaeton anni e anni fa». Shakira spiega anche che quella canzone, scritta con Alejandro Sanz, è stata uno dei primi esempi di collaborazione importante nella musica latina: «A quel tempo non c’erano collaborazioni, oserei dire che ho iniziato a farle io con La tortura».

Nonostante il successo, Shakira ha dovuto fare i conti con un’industria che non sapeva come trattarla. Spesso veniva esotizzata o ridotta a stereotipo. «Era frustrante. Era davvero, davvero sconfortante quando i titoli dei giornali scrivevano che ero la seconda merce più esportata dalla Colombia, riferendosi costantemente al traffico di droga e non alla bellezza del mio Paese o al talento della sua gente. Ma lentamente, col tempo, le cose stanno cambiando».

Nel frattempo, Shakira era alle prese con le insicurezze che derivano dall’essere una ragazza sotto i riflettori. Ricorda quanto è stata dura con sé stessa in quegli anni. «Non mi piacevano le mie foto, non mi piaceva il mio viso, mi truccavo troppo». L’autocritica, riconosce, è connaturata all’essere un’artista che cerca costantemente di ottenere più di quello che ha. In ogni caso, alla fine ha trovato pace. «È un processo che va avanti. È come una cipolla, si tolgono tutti gli strati finché non si è soddisfatti di ciò che si trova al centro».

Shakira ha avuto il suo primo figlio nel 2013, poco prima di essere invitata a The Voice, diventando una presenza fissa nelle case delle persone. Ha capito subito di essere destinata a prendersi cura degli altri. «È un ruolo in cui mi sono sempre vista. Penso che molte donne siano madri prima ancora di affrontare una gravidanza. Io mi sentivo già madre e credo di averlo dimostrato in tanti modi, prendendomi cura delle persone attorno a me, della mia famiglia. Sono sempre stata una specie di matrona».

Durante la permanenza a Barcellona si è concentrata sulla sua relazione e sull’educazione dei figli. Ripensandoci, la sua vita e la sua carriera sono diventate improvvisamente più tranquille. «A Barcellona stavo in tuta», dice, toccandosi i pantaloni in seta. «Voglio dire, questi sono pantaloni da tuta, ma sono di Amiri. A Barcellona indossavo i pantaloni della tuta di Gap, coi capelli raccolti in uno chignon».

Ride, ma si sta addentrando in qualcosa di più profondo. «Quando finisce una relazione durata anni, ci sono parti di te che metti alle spalle. Per il tuo partner un po’ cambi o rinunci a certe cose. Quando la relazione finisce, ti senti come se non avessi più nulla. Devi guarire, cercare te stessa, ritrovare il tuo centro».

È sorprendente sentire un’artista importante come Shakira parlare di questa sensazione, del modo in cui alcune relazioni possono essere infinitamente ricche e appaganti, ma anche comportare compromessi come mettere da parte una versione di sé, persino se sei una superstar. Non sempre ci si rende conto di quanto si cambia per un’altra persona e la maternità, per quanto sia un’esperienza trasformativa e trascendente, può complicare le cose. Le dico che, per la mia esperienza, è tutto un equilibrio e una negoziazione costante ed estenuante, e mi chiedo ad alta voce se in quel momento si sia resa conto dei sacrifici che stava facendo.

«Quando diventiamo madri, non possiamo abbassare la guardia», dice con dolcezza. «Possiamo continuare a lavorare, ma il nostro impegno di madri non è negoziabile. A volte raggiungere un equilibrio è difficile, no? Quanto tempo dedichi a te stessa, al tuo lavoro, ai figli? Loro vengono sempre prima di tutto e sono ciò che ci consuma di più». Non è una cosa che scambierebbe per nulla al mondo: è il tipo di mamma che non lo nasconde. Quando Milan aveva pochi mesi lo ha portato in tour, e ora porta i bambini agli eventi e alle premiazioni. Ai Latin Grammy sono stati ripresi tra il pubblico mentre facevano il tifo per la mamma durante un medley che includeva Bzrp Music Sessions, Vol. 53.

La sua idea di maternità ha molto a che fare col percorso che ha fatto. «Ho dovuto contare su me stessa più che mai quando ho dovuto lottare per la mia sopravvivenza e per quella dei miei figli», dice. Anche loro hanno avuto le loro lezioni. «Immagino che abbiano visto la loro mamma piangere, ma anche fare festa. L’hanno vista ridere e lavorare instancabilmente. E questo è tutto: voglio mostrare loro che la vita non è lineare, non è come nei film. Le cose non vanno come vorremmo e bisogna affrontare le delusioni. Fa parte della condizione umana. È il motivo per cui siamo qui».

«Ho ritrovato la mia voce e il mio swag. E sono tornata sexy»

Le chiedo cosa abbia trovato dopo avere passato tanto tempo a cercare le parti di sé che aveva perduto. «La prospettiva», dice lentamente. «La capacità di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è. Ho ritrovato…», fa una pausa e poi scoppia a ridere, «il mio accento! Il mio accento caraibico è tornato ora che sono fuori dalla Spagna». A Barcellona il suo accento era diventato più neutro, dato che aveva imparato anche un po’ di catalano. A Miami, è tornata alla melodia costeña della città portuale in cui è cresciuta. «Ora frequento le barranquilleras della scuola di mio figlio e sono circondata da cubani, portoricani, dominicani e colombiani. Sì, il mio accento è tornato, grazie a Dio». C’è di più: «Ho ritrovato anche il mio swag. E sono tornata sexy».

Una settimana dopo, Shakira è di nuovo negli uffici della Sony con i membri del suo team creativo. Stanno pianificando il tour. Indossa una felpa nera con cappuccio, i capelli biondi le ricadono sulle spalle e una flebo le sporge dal braccio. Dopo una settimana piena di impegni temeva di ammalarsi e quindi un sanitario le sta somministrando una dose di vitamina C.

Qualche giorno fa ha partecipato al suo primo Met Gala. Era già stata invitata in passato, ma non era mai riuscita a organizzare il viaggio da Barcellona. (Indossava un abito di Carolina Herrera, mi dice che ultimamente si è interessata molto di più alla moda, nonostante si sia sempre vista come una ragazza da jeans e maglietta.) Ha incontrato un sacco di persone che aveva sempre ammirato da lontano. Era particolarmente entusiasta di conoscere finalmente di persona Ed Sheeran. «Abbiamo anche fatto musica insieme, abbiamo fatto cose che non siamo mai riusciti a concludere perché non ci siamo visti. Quando è successo, l’ho abbracciato come se lo conoscessi da una vita».

Top e gonna: Alaia vintage da Resurrection Vintage. Scarpe: Gianvito Rossi

Anche Chris Hemsworth e sua moglie Elsa Pataky l’hanno salutata e le hanno fatto sapere quanto i loro figli amano la sua musica. Shakira è stata talmente colpita da questa cosa che, mentre si trova negli uffici della Sony, firma per loro una copia in vinile nuova di zecca di Las mujeres ya no lloran. Prima di autografarla, Shakira si ferma per un attimo e chiede ad alta voce «Hemsworthes? Hemsworths?». Alla fine lo dedica alla «famiglia Hemsworth».

L’album è uno dei più commerciali di Shakira e riflette le attuali tendenze della musica latina. Shakira si ispira alla música mexicana nei brani col Grupo Frontera e i Fuerza Regida, mentre Puntería con Cardi B ha raggiunto la vetta del Latin Airplay di Billboard. Shakira è entusiasta della collaborazione con lei: «Adoro quello che ha fatto su Puntería. È la mia parte preferita della canzone. Adoro il suo senso dell’umorismo, la sua ingegnosità, la sua creatività. È una donna che non chiede il permesso». La collaborazione con Bizarrap, invece, è merito dei figli, è stata loro l’idea di farla lavorare con il produttore. Shakira si tiene aggiornata su ciò che è popolare grazie a loro. Ha notato che Milan ascolta spesso rapper come Central Cee, mentre Sasha adora Camilo e di recente si è esibito con una sua canzone a un talent show a scuola.

Non tutti i fan, però, hanno apprezzato la svolta pop dell’album, molti desideravano che Shakira riproponesse l’energia rock di Pies descalzos o Dónde están los ladrones. Quando le chiedo cosa pensa di chi vuole una Shakira diversa, risponde sottolineando la varietà dei suoni del disco. «Una delle cose che mi piacciono di più di questo album è che evoca altre fasi del mio percorso musicale, come la ragazza con i capelli scuri, i pantaloni di pelle e i piedi nudi. Ci sono canzoni come Cómo, dónde y cuándo che sono molto vicine alla mia essenza e a chi sono sempre stata musicalmente, ma mostrano chiaramente un’evoluzione nel mio modo di sentire. E ci sono canzoni cantautorali come Tiempo sin verte, Última o Acróstico, alcune fatte solo con pianoforte e voce».

L’approccio pop le ha dato spazio per sperimentare. «Mi dà una grande flessibilità per andare in qualsiasi direzione io voglia. Posso fare afrobeat, reggaeton, ska o EDM. C’è qualcosa nella purezza di una chitarra elettrica, di un basso elettrico e di una batteria che mi riporta alla musica che ho sempre amato, ai rocker che mi hanno fatto innamorare della musica».

Durante la riunione per il tour, Shakira legge alcuni testi che ha raccolto per ispirarsi: un lungo brano sul potere della lupa e alcune statistiche sull’impatto economico delle donne, in particolare delle donne latine. L’obiettivo del concerto è dare forza alle persone, ricordando loro che possono superare le sfide che si trovano ad affrontare.

Sta riflettendo in particolare sulle scenografie e su come ridurre la distanza dal pubblico, per aumentare la connessione coi fan. «Hanno dialogato con me. Io ho parlato e loro hanno ascoltato, loro parlano e io ascolto e imparo dalle loro esperienze. Perché proprio come me ci sono un milione di lupi nel mondo che si preparano ad andare in battaglia e trovare la loro strada».

E poi ci sono altri dettagli: i visual, i costumi di scena, l’entrata in scena. Qualcuno propone un abito rosa vaporoso che ha indossato durante il tour di Sale el sol, ma lei lo liquida come smielato. Parla dei concerti di Renaissance di Beyoncé e dell’Eras Tour di Taylor Swift, e spiega quali sono i momenti che ha amato di più. Mi dirà poi che ha passato ore in studio a studiare le canzoni che potrebbe inserire nella scaletta, analizzando tonalità, velocità e arrangiamenti. «Preparare uno spettacolo è una delle cose più complesse che fanno gli artisti».

C’è un’altra fonte di ispirazione per il tour. Durante la riunione, il suo manager fa partire il video di Issa Rae che riceve l’Emerging Entrepreneur Award al Women in Film Annual Gala del 2019. Nel discorso di ringraziamento, Rae spiega che si sta ispirando ad alcuni dei suoi rapper preferiti e che sta mettendo da parte l’umiltà. La sua voce riempie l’ufficio, tutti ascoltano: «Ho chiuso tutte le porte dietro di me, quindi se non ce l’avete fatta ad entrare, ops, è colpa vostra. Cercate di capirlo. Essere imprenditrice significa: ho fatto questa roba da sola». Shakira inizia a ridere e recita la frase finale di Rae insieme a lei: «In conclusione, imprenditrice fino alla morte. Me lo merito, ciao!».

Il messaggio è in parte scherzoso, ma sembra in sintonia con la situazione di Shakira, che oggi è fieramente indipendente, professionalmente e sentimentalmente. Anche se nell’ultimo anno è stata vista in giro col pilota di F1 Lewis Hamilton, il giocatore di basket Jimmy Butler e l’attore Lucien Laviscount, in questo momento non sta pensando a uscire con un uomo. «Che c’è per un uomo in questo momento?», scherza. Le chiedo se pensa che la situazione cambierà in futuro. «Cosa posso dire? Mi piacciono gli uomini, è questo il problema. Non dovrebbero piacermi, con tutto quel che mi è successo. Se avrò di nuovo una relazione stabile, metterò al primo posto il benessere emotivo e psicologico dei miei figli».

Fa una pausa prima di aggiungere maliziosamente: «Ma, ehi, non sono contraria ad avere amici». Tutto quel che vuole è divertirsi e vedere dove la porterà la sua carriera. Ma soprattutto, sta ancora assimilando le lezioni che ha imparato dopo aver visto l’inferno. «Sono molto meno fragile di quanto pensassi. Avevo paura del dolore perché pensavo che non sarei sopravvissuta».

Non si sente più così. «Grazie a questo processo, sono diventata più forte di quanto pensassi. Sono diventata una persona più indipendente, che non fa affidamento su nessuno se non su se stessa e sul suo branco di lupi».

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Foto: Mason Poole
Photography Direction: Emma Reeves
Styling: Dena Giannini @ A Creative Partner
Hair: Jhonatan Rendon @ The Only Agency, prodotti Dyson
Makeup: Joanne Marchevsky @ The Wall Group
Tailoring: Rucht D’Oleo-Schwarts @ The Fashion Institute of Florida
Lighting direction: Zack Hughes
Photographic assistance: David Domnick
Digital technician: Simon Dale
Styling assistance: Ashley Weller e Sophie Faith
Production assistance: Silvana Avignoni
Photoshoot realizzato presso gli Aperture Studios

Da Rolling Stone US.

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