Chi come me pensava che le band punk rock dei primi duemila fossero ormai cosa passata dovrà tornare sui propri passi. Prendi i Simple Plan, canadesi di Montreal dall’accento un po’ troppo americano che stanno per uscire il 19 febbraio con il quinto disco, Taking One for the Team.
E nulla, dopo averli incontrati al quinto piano degli uffici di Warner a Milano, lascia intendere che questo album sia l’ultimo.
Ne è passato di tempo dai dolori esistenziali di Welcome To My Life, ma ormai le malinconie adolescenziali non sono più un problema. Pierre Bouvier e i suoi sono cresciuti proprio come i loro fan e, con essi, le esigenze. Forse è per questo che i nuovi singoli portano nomi come I Don’t Wanna Be Sad e non c’è più traccia di pantaloni skinny neri e converse nei loro video, ma solo feste in spiaggia con Nelly e David Hasselhoff vestiti da Baywatch.
Fare punk rock in panorama sempre più hip-hop e dance non dev’essere una passeggiata. Qual è il trucco?
Segretamente siamo una band hip hop! [risata generale] Scherzi a parte, viviamo un momento di grande diversità. C’è un mare di gente che ascolta hip hop, gente che ascolta elettronica, gente che ascolta acustica e, grazie al cielo, gente che ascolta tutti questi generi messi assieme. Abbiamo ancora molti fan perché siamo spontanei e poi i nostri concerti sono una bomba. E poi è l’era di Internet, puoi tranquillamente evitare il mainstream. Se ti piace lo speed metal ti basta cercare su YouTube senza dover trovare un negozio specializzato che tenga viva la scena.
Vero, e poi comunque non siete più gli stessi di qualche hanno fa. Ho sentito delle chitarrine funky…
Certo! Ormai sono sedici anni che siamo una band, perciò un po’ di cambiamenti non possono che farci bene. Sfido chiunque a non stancarsi ascoltando sempre gli stessi dischi fotocopia. Questo ovviamente senza stravolgere del tutto il nostro suono. L’idea dietro al nuovo album sta proprio lì: siamo noi più qualche colpo di scena. Anche noi come i nostri fan vogliamo divertirci.
A proposito dell’album. Com’è stato lavorare con Nelly e The Hof [David Hasselhoff]?
Nelly è una persona divertentissima. Certo, fa un po’ la parte del duro ma come persona è davvero uno spasso. Sapevamo già chi fosse perché avevamo amici in comune e poi è una star. Ci siamo conosciuti quando è arrivato in studio per registrare la traccia. Ovviamente è arrivato con un ritardo mostruoso, ma non importa perché si è ambientato subito. Dopo pochi minuti eravamo già best friends. Molto premuroso su cosa noi volessimo dalla traccia, che grazie a lui raggiunge proprio un altro livello. Con The Hof purtroppo non ci siamo beccati perché il suo è stato solo un cameo nel video in stile Baywatch.
Si l’ho visto e mi sembra che siate decisamente più scherzosi, più positivi dei tempi di Welcome To My Life.
Quello è soltanto un singolone—ok, forse uno dei più famosi insieme a Summer Paradise—, però una piccola parentesi malinconica. I nostri fan sanno bene che siamo molto più di quella hit. Se fai caso al testo di I Can’t Keep My Hands Off You, un brano punk rock dal nostro ultimo album, beh, noterai che la storia è la stessa di I Don’t Wanna Go To Bed: quando esci con un singolo vuoi semplicemente che attragga più attenzione possibile. Nella discografia come nella vita attraversi periodi felici e periodi in cui vorresti solo piangere. A volte hai bisogno di una canzone strappalacrime quando sei giù e altre volte vuoi solo ballare nel tempo libero.
E voi che combinate nel tempo libero?
Molti di noi hanno bambini, perciò il massimo del relax consiste nel curare la casa, surfare, giocare a golf. Sebastién conduce un programma radiofonico, mentre Jeff gestisce anche una pizzeria a Montreal!
Ah sì?
Sì, ma è un’attività a cui mi dedico quando non ho proprio nulla da fare. La band ha sempre la priorità sulle pizze.