Intervista pubblicata su Rolling Stone US il 5 aprile 1999
Britney Spears allunga la morbida coscia sul divano, tenendo l’altro piede poggiato sul pavimento. I capelli biondi con le mèches sono raccolti in un’acconciatura che lascia scoperti i due piccoli orecchini di diamanti; il viso è completamente truccato, con tanto di contorno labbra disegnato con cura. Il logo “Baby Phat” sulla maglietta rosa si dilata sul suo seno, e la gonna di seta bianca – con una decorazione blu scura – le fascia i fianchi. Reclina la testa e sorride ripetutamente. Ma fermi tutti! Non fatevi fregare. Non cadete nella stessa trappola in cui cadono ogni giorno i ragazzini innamorati, che mandano a Spears rose rosse a gambo lungo, o i tizi sotto gli studi di MTV con la richiesta di andare al ballo scolastico scarabocchiata sul petto.
C’è da dire che la trappola è stata tesa sapientemente dal video di debutto della 17enne, in cui canta e saltella come la più birichina delle scolarette. Ma, come fa notare Spears, non c’è niente di scabroso. «L’unica cosa che ho fatto è stata annodare la camicia!», dice, rivolta ai critici che le puntano il dito contro, «e sotto avevo comunque un top. Ok, ho su le parigine, ma tutte le ragazze le indossano – è la moda. Hai visto su MTV tutte quelle ragazze in tanga?». La coscia sinistra di Spears è adornata di dischetti di plastica collegati a uno stimolatore neuromuscolare. A causa di un infortunio durante le prove di ballo, Britney è confinata nella casa dei suoi genitori a Kentwood, Louisiana, invece di essere in giro a promuovere il suo album di debutto, …Baby One More Time, il disco pop più venduto nel 1999. Stare a casa ha comunque i suoi vantaggi: mentre Spears parla per ore, la madre Lynne, maestra elementare, sta seduta sul tappeto nel salotto a piegare la biancheria. Se non fosse per il bracciale tempestato di diamanti che Britney le ha portato, la figlia potrebbe passare per una studentessa del college in vacanza, non per una popstar che ha mollato il liceo a 17 anni.
La canzone che ha lanciato Spears in cima alle classifiche è la sincopata dichiarazione d’intenti …Baby One More Time – e c’è una storia in quell’ellissi. I tre puntini di sospensione nascondono il gancio al ritornello, – “Hit me, baby” – che alcuni hanno interpretato come un invito masochista. «Non intendevo dire di colpirmi fisicamente», spiega Spears, «ma di darmi un segnale. Mi fa ridere che la gente sia convinta che intendessi altro». Forse la confusione linguistica è dovuta al fatto che la mente dietro a …Baby One More Time è Max Martin, produttore svedese anche di Backstreet Boys e di Robyn. Coautore e coproduttore del disco, Martin passava i suoi testi per approvazione a Spears, di 10 anni più giovane di lui. «Ho chiesto di cambiare le parole di Born to Make You Happy», racconta Spears, di fede battista. «Era una canzone sessuale. Ho detto: “Mi sembra un testo un po’ troppo da grandi”. Per una questione d’immagine, non voglio essere sopra le righe. Non sarebbe una mossa intelligente passare per una primadonna. Voglio crescere con calma».
1960. Elvis viene rapito da Zio Sam. Buddy Holly è morto, e Little Richard ha scoperto il Signore. Nel vuoto lasciato da loro è riuscita a imporsi la forza controrivoluzionaria di adolescenti adenoidali come Bobby Vee, Frankie Avalon, Fabian e la ex partecipante al programma tv Mickey Mouse Club Annette Funicello. Questi pupazzetti del pop sono riusciti a tenere sotto scacco il rock&roll per molti anni. Adesso sta succedendo di nuovo. Benvenuti nella nuova “Era dei Teen”. La popolazione adolescente americana ha raggiunto una tale rilevanza come massa critica da costringere l’industria culturale a starli a sentire. Il potere d’acquisto degli adolescenti sta rimodellando la cultura pop, riempiendo la tv di teen drama e i multisala di teen movie. Ha anche aggiunto un nuovo brioso beat nelle classifiche pop, dove la devozione per le boy band ha soppiantato la torbida angoscia delle rock band dei primi anni ’90. Ma gli ’N Sync, i Backstreet Boys e i 98 Degrees stanno soccombendo sotto l’incedere di Miss Britney Spears. Spears, che ha lo stesso manager degli ’N Sync e l’etichetta dei Backstreet Boys, è diventata la prima artista solista dell’era SoundScan (metodo di tracciamento delle vendite introdotto nel 1991, ndr) ad avere contemporaneamente singolo e album di debutto al primo posto nella prima settimana di vendita.
Ma al di là dei racconti sulle riviste per adolescenti, che hanno accolto l’arrivo di Spears con entusiasmo, sappiamo poco di quello che sta dietro l’immagine della popstar che richiama svariati stereotipi. Britney è una ragazzina provocante, una impassibile diva o una malleabile teenager modello? Chi lo sa? Che sia stata disegnata così o meno, la regina della nuova era dei teenager è un’anomalia moderna: una superstar anonima. È anche l’incarnazione di una generazione che sta dando il respiro vitale a un’industria in pericolo. Il vj di MTV Carson Daly conosce bene le abitudini dei teenager – non solo perché esce con la da poco 20enne Jennifer Love Hewitt, ma anche perché è il volto del programma Total Request Live. «I ragazzi hanno una bassissima soglia dell’attenzione», spiega Daly, che ha 25 anni. «Vogliono solo stare bene per quattro minuti, e poi andare su Internet. Non vogliono prendere le cose seriamente, vogliono muoversi. Il ritmo è tutto. E Britney li rappresenta».
Britney Spears riassume le sue ambizioni in una frase: «Voglio essere grande in tutto il mondo»
Essere la mascotte di una generazione ha le sue responsabilità. «Vuoi essere un buon esempio per i ragazzi e non fare cose stupide», dice Spears. «I ragazzi hanno poca autostima e subiscono le pressioni dei loro coetanei, così finiscono con la gente sbagliata. È lì che succedono le cose brutte, la droga e il resto. Penso che se trovassero qualcosa che li rende felici – scrivere, disegnare, qualsiasi cosa del genere – allora avrebbero più fiducia». Spears, che ha vinto il suo primo talent a 6 anni, parla come una donna di mezza età. Non crede che i suoi coetanei abbiano problemi di autostima, perché i media propongono modelli che aumentano il loro senso di inadeguatezza? Spears ci pensa un attimo. «Quando vedi qualcosa in tv che non puoi fare», inizia, «dovrebbe farti venire voglia di uscire e fare qualcosa per te stesso. Io la vedo così».
I l primo, straziante “Ooh bay-by bay-by” che Britney Spears sussurra nell’orecchio del pubblico ci fa capire che non siamo davanti alla classica 17enne. È difficile associare quelle sillabe lascive alla scolaretta cattolica nel campo da basket del video. Come dice Max Martin: «Alla gente piace la canzone – vedono il video ed è tipo, “Cazzo!”». Si può vedere quella stessa ragazzina nelle foto di famiglia che tappezzano le pareti di casa Spears. Di fianco alla foto con Ed McMahon scattata durante il programma Star Search nel 1992, ce n’è una della star con il suo accompagnatore al ballo della scuola, un ragazzetto allampanato con i mocassini sotto il vestito elegante. È Reg, il suo unico fidanzato, con cui è stata due anni. È finita quando la sua carriera ha cominciato a ingranare. «Io non ero cambiata», spiega Britney. «Ci siamo lasciati prima che arrivasse il successo. Aveva iniziato a sentirsi insicuro. Io non volevo fare nulla – sono una persona onesta, e se avessi voluto fare qualcosa gliel’avrei detto prima di farla e avrei chiuso la relazione. Ero innamorata persa. Non penso che amerò così tanto qualcun altro… Mi sono svegliata un giorno e, click, era sparito». Spears nega i pettegolezzi che la vorrebbero fidanzata sia con Lance Bass che con Justin Timberlake degli ’N Sync. «Dall’altra parte dell’Oceano dicono che sto con Nick Carter dei Backstreet Boys», fa notare sarcastica. In questo momento dice che preferisce concentrarsi più sul lavoro che sull’amore, «non provo sentimenti per nessuno».
Nonostante lo status di “Regina dei Teenager”, Spears non ama questa corrente di film per giovani che piacciono ai suoi amici. Lei preferisce quelli commoventi tipo Nemiche Amiche o Fiori d’acciaio. Legge Cosmopolitan. Guardava Dawson’s Creek, ma dice che certe abitudini – seguire una serie, andare in chiesa – sono difficili da mantenere quando è on the road. Britney comunque prega ogni notte, e ogni tanto riesce a guardare la tv. Ha visto un episodio di South Park, che ha definito «sacrilego». Mentre parliamo, sul televisore di casa Spears appaiono i titoli di testa di Felicity. Lo show è un troppo nevrotico per i gusti di Britney. Casa Spears sembra il set di una sitcom, con svariati vicini e parenti che ogni tanto fanno apparizioni non annunciate. La sorella di 8 anni di Britney, Jamie Lynn, trascina una scopa in mezzo alla stanza e si esibisce in una versione di It’s a Hard-Knock Life – quella del musical Annie, non la versione hip hop di Jay-Z. Sopra la testa della bambina, sul mobile della tv, c’è una foresta di trofei. Molti sono quelli per meriti sportivi del fratello maggiore Bryan, ora 21enne, ma la maggior parte sono i premi vinti da Britney nei talent show e come ginnasta (vedi il salto mortale all’indietro nel video di …Baby One More Time).
Mentre la signora Spears offre a tutti una fetta di torta al cioccolato, Britney ascolta uno dei soliloqui di Felicity. «Non è mozzafiato?», dice Spears. «Che carina!». Conosce la star dello show, Keri Russell, perché hanno partecipato insieme al Mickey Mouse Club.
Il fenomeno Britney Spears non è nato dal giorno alla notte. Ancora prima che iniziasse ad assaporare la dura vita dei talent show per bambini, Britney si preparava a diventare una star. Da quando aveva 2 anni, occupava il bagno di casa per cantare con una spazzola in mano. «Vivevo nel mio mondo», confessa. Ha fatto il suo debutto su un palco a 5 anni, al saggio dell’asilo, cantando What Child Is This. «Ho capito cosa volevo fare quando ero molto piccola», spiega.
«Ha sempre voluto cantare, non smetteva mai», sussurra la mamma di Britney, una minuscola 43enne con grandi occhi castani. Anche lo studente di fisioterapia Bryan Spears racconta di sua sorella da piccola che ballava davanti alla tv e si agitava appena sentiva Like a Prayer di Madonna. «Era molto fastidiosa», giura.
Prima che compisse 10 anni, Spears aveva praticamente vinto qualsiasi talent ci fosse in giro. «Quel genere di gare sono roba vecchia ormai», spiega. A 8 anni ha colpito i giudici durante un provino per il ritorno dello show di Disney Channel Mickey Mouse Club, ma le avevano detto che era troppo giovane per partecipare al programma. A quel punto ha fatto un po’ di pubblicità e uno spettacolo off-Broadway, Ruthless!, e ha frequentato per tre estati di fila la Professional Performing Arts School di New York. Poi, finalmente, è entrata a far parte del Club per due anni, dove passava il tempo con Keri Russell e i futuri membri degli ’N Sync JC Chasez e Timberlake.
A differenza di molti altri casi di bambini prodigio, è stata la Spears a chiedere ai genitori di organizzare un provino per il Mickey Mouse Club. Jeff Fenster, vice presidente della sezione A&R della Jive Records, che ha messo Spears sotto contratto, era sorpreso dalle dinamiche familiari sul lavoro. «I suoi genitori non la spingevano per niente», racconta. In poche parole, Spears è la sua stage mother.
Dopo la cancellazione del programma, Spears ha appeso le orecchie da Topolino al chiodo ed è tornata a Kentwood e si è iscritta alla scuola privata Park Lane vicina a McComb, Mississippi. Le regole della Park Lane erano troppo rigide e i compagni di scuola erano troppo provinciali. «Ti ricordi quella scena di Ragazze a Beverly Hills con tutti i gruppetti? Era proprio così», racconta Spears, che aveva fatto amicizia sia con le cheerleader che con gli sballati.
Britney Spears è ben vista a Kentwood, una comunità molto unita di 2.600 abitanti, dove uno potrebbe sentirsi figlio di Satana solo perché vive nel cap sbagliato. Fuori da un liceo della zona c’è l’insegna: “GUIDATE CON CAUTELA, VIVETE NELLA PREGHIERA”.
La scusa per scappare da Kentwood è arrivata quando l’avvocato specializzato in diritto dello spettacolo Larry Rudolph le ha rimediato un provino con Fenster. «È raro sentire qualcuno così giovane riuscire a trasmettere emozioni ed essere anche commercialmente appetibile», racconta Fenster del loro primo incontro. Ma c’è dell’altro: «Per qualsiasi artista, la motivazione – l’“occhio della tigre” – è estremamente importante», aggiunge Fenster. «E Britney ce l’aveva. È chiaramente una persona che si automotiva fin da piccola».
Dal primo momento in cui la Jive ha sentito la session di Britney Spears insieme al producer-autore Eric Foster White, il destino è stato segnato. La cantante è stata messa subito sotto contratto e la Jive è partita con la promozione. Prima hanno aperto il sito di Britney, poi l’indirizzo mail e il suo numero verde, stampato su migliaia di cartoline. Nell’estate del 1998, sei mesi prima che uscisse il disco, Spears si è esibita in 26 centri commerciali in giro per il Paese, insieme a due ballerini e svariati cambi d’abito. Il tutto è stato raccontato sulle riviste per adolescenti. Spears firmava autografi prima ancora che un suo pezzo fosse passato in radio. Il carrozzone promozionale di Britney si completa con un accordo con la Sunglass Hut, una sfilata con Tommy Hilfiger e l’apertura dei concerti del tour degli ’N Sync. Nonostante il gigantesco sforzo produttivo della casa discografica, la Jive Records riconosce che il merito del successo dell’operazione è soprattutto dell’artista. «Non ho mai visto una cantante così concentrata su quello che deve fare», dice Kim Kaiman, direttore marketing della Jive. Durante il tour nei centri commerciali, Kaiman era rimasta colpita dal modo gioioso con cui Spears affrontava gli estenuanti impegni nei negozi e nelle stazioni radiofoniche. «Una delle ragioni per cui in radio si sono innamorati di lei è che è molto “ragazza del Sud”, dolce e graziosa», spiega Kaiman.
Spears dice che il disco non era esattamente come se lo immaginava. Lei pensava fosse qualcosa di simile «alla musica di Sheryl Crow, ma più giovane». Però Spears è felice di aver seguito le scelte fatte dalla Jive: «Aveva più senso andare sul pop perché posso ballare – è più da me». Ma quando è arrivato il momento di girare il video di …Baby One More Time, Britney ha fatto vedere che la convivialità da ragazza del Sud aveva i suoi limiti. La Jive aveva assunto il regista Joseph Kahn, il cui soggetto era già arrivato in fase di storyboard prima che lei si mettesse di traverso. «Avevano questa idea strampalata per il video. Una cosa animata stile Power Rangers», spiega. «Ho detto: “Non va bene. Se volete che raggiunga i bambini di 4 anni, allora ok, ma se volete che piaccia a quelli della mia età…”. Così mi è venuta l’idea di girarlo in un liceo, tutti con l’aria annoiata, e con indosso le uniformi della scuola cattolica. Ho detto: “Perché non mettiamo le parigine e le camice annodate così abbiamo un po’ più di carattere?” . Non volevo essere noiosa o melensa». La 17enne l’ha avuta vinta, e il resto è storia.
Britney Spears è seduta nella cucina di sua mamma, beve caffè tenendo del ghiaccio sul ginocchio. Sta perdendo la pazienza con i suoi dottori. Sembrano non capire che ha un nuovo video da fare. Esce zoppicando e va verso la sua vecchia camera da letto. «È una cameretta da ragazzina», mi avvisa. La stanza, come il resto della casa, è coperta da tappezzeria floreale e altri ninnoli; il letto è colonizzato da bambole di porcellana e plastica. «Sapevo che sarebbe successo!», dice indispettita. La sua sorellina ha provato a fare i dread a una delle bambole. Per Spears, queste bambole, come il divieto di fare chiamate interurbane, sono ricordi di una vita precedente. Non ha nessuna intenzione di tornare indietro.
La strada verso il successo non è stata senza intoppi. Prima c’è stata la denuncia verso la cantante fatta da un uomo che sosteneva di essere il suo manager (il caso si è risolto fuori dalle aule di tribunale). Le minacce più serie, però, arrivano dai fan che scoprono dove abita. Una volta, mentre era sola in casa, ha visto uno che la stava sbirciando dalla finestra; sua madre ne ha scoperto un altro che cercava di attirare l’attenzione della figlia attraverso la finestra chiusa della sua camera. Il padre di Britney, che lavora nell’edilizia, è stato costretto a trasferirsi a Memphis a causa della crisi del settore in Louisiana: da allora Britney dorme con la madre.
Lynne Spears cammina attraverso la cucina e va ad abbracciare Britney. Le due chiacchierano del brufolo che sta spuntando a Britney sul naso. Poi la cantante implora la madre di farle un toast al formaggio. «Quando vai in hotel puoi chiedere un toast al formaggio, ma non sarà mai come quello di mamma», dice Spears, mentre si scofana il suo spuntino. Tra un morso e l’altro, intinge le patatine nel formaggio fuso.
Il fratello Bryan arriva con una gigantesca borsa piena di gamberi d’acqua dolce bolliti. Lui e un suo amico, Blaze, hanno promesso di portare Britney in un bar di New Orleans dove hanno costruito una cascata. (Prima che diventasse famosa, entrava nei locali con il fratello mostrando una carta d’identità falsa). «E io? Posso venire?», chiede mamma Lynne, imbronciandosi per scherzo. «Certo che puoi!», rispondono i figli.
«Io so come si beve», dice Britney. «Io e mia mamma spesso ci bevevamo un bicchiere di vino insieme, e va bene così. I ragazzi bevono, prima o poi, e più gli dici di no, più vorranno farlo». Giura di non essersi mai ubriacata: «Mi fermo prima. Mi siedo tranquilla e resto così, perché non sopporto di perdere il controllo». I control freak di solito diventano ottime popstar, e Britney Spears fa parte della categoria.
L’album …Baby One More Time le assicura un prosperoso anno grazie alle svariate hit pop. I pezzi scritti da Max Martin dovrebbero essere ascoltati con una dose di insulina a portata di mano, e le canzoni di Eric Foster White non sono adatte ai cinici (E-mail My Heart?), ma Spears riesce a vendere tutto. Ascoltare una canzone di Britney Spears per la prima volta è stranamente rassicurante, come trovare uno Starbucks in una città straniera. L’etichetta di Britney resterà delusa se non riuscirà a vendere 4 milioni di copie negli Stati Uniti. Ma il problema è la fedeltà. Come ha detto Carson Daly: «Puntare sulla fedeltà con i teenager è pericoloso. Così come arrivano, possono mollarti. Ma Britney dovrebbe riuscire a fare abbastanza soldi quest’anno da non doversi più preoccupare di cosa faranno i ragazzini l’anno prossimo».
Sembrano esserci un numero finito di possibili strade per Spears. Potrebbe trovare lavoro nei musical, come ha fatto Debbie Gibson, oppure denunciare il pop e reincarnarsi in una Alanis Morissette assetata di vendetta. Per come la vede Jeff Fenster, Spears ha già superato questi archetipi: «Credo che lei abbia la possibilità di diventare qualcuno che unisce la versatilità di Madonna con le grandi cantanti che lei ammira, le Celine Dion e le Whitney Houston». A Spears piace il modello Madonna, ammira il suo essere una «businesswoman intelligente» e dichiara di voler fare una carriera simile. A oggi, Spears è coautrice di una B side, e spesso registra pezzetti di canzone sulla sua segreteria telefonica. Riassume le sue ambizioni in una frase: «Voglio essere grande in tutto il mondo».
Qualsiasi cosa diventerà, Spears è l’ultimo modello di un prodotto classico: la popstar senza nevrosi, che fa il suo dovere con il piglio di un’artista d’altri tempi e con il fascino di una testimonial.
Come dice Spears, «Non devo essere profonda, ma questo non vuol dire che non devo lavorare tanto».
Secondo una statistica, la popolazione di teenager, nel prossimo decennio, passerà da 29 milioni a 36 milioni. In altre parole, resistere è inutile. I teenager comandano la nostra cultura – e non cederanno a breve.