Rolling Stone Italia

Stunt Pilots: «Dopo X Factor non devi farti prendere dalla sindrome dell’impostore»

Dalla vita da busker alla tv il passo è stato lungo. Ora il trio è tornato a fare quello che preferisce: suonare dal vivo. Con qualche sogno e qualche numero in più

Foto: Elisa Hassert

Usciti dalla bolla di X Factor, hanno inanellato tre live e tre sold out, uno al Monk di Roma e due alla Santeria Toscana di Milano (l’ultimo lo scorso venerdì sera). Niente male per gli Stunt Pilots, il power trio arrivato secondo alla finale del talent di Sky e che, partito in sordina, a un certo punto sembrava persino in grado di acchiappare il primo posto. Nonostante il podio sfumato, e dopo averli incontrati con gli altri concorrenti poco prima dell’ultima puntata, Zo Vivaldi (Lorenzo Caio Sarti) alla chitarra e voce, Moonet (Simone Colombaretti) al basso e Farina (Emanuele Farina) alla batteria, sembrano rimasti i musicisti di strada, cioè con il background di busker, di quando si erano presentati alle Audition.

Certo, nel frattempo la tecnica già ottima si è affinata, la tenuta del palco è migliorata e il pubblico che li segue è aumentato. Un passo alla volta, questo è il loro ritmo. Grande affiatamento: «L’importante è che i Pilots restino i Pilots». E anche un po’ di «sindrome dell’impostore» che li ha sfiorati, anche se è bastato ricordare tutti gli sforzi fatti per arrivare fino a qui per scacciarla.

Li abbiamo incontrati a margine di uno dei loro live e ci hanno raccontato com’è stato tornare alla realtà dopo mesi chiusi nel loft senza social e notizie esterne, che effetto fa sentire il pubblico cantare le loro canzoni e come mai si sentono di far parte di una nuova scena rock (inteso in senso più ampio possibile) che a Milano sembra in ascesa. Si sono lasciati andare alla fantasia quando gli abbiamo chiesto la loro collaborazione dei sogni: «Un pezzo con la supervisione di Max Martin, la produzione di Pharrell Williams e suonato da noi in featuring con Post Malone. Non sarebbe male, no?». Per nulla, chi può faccia arrivare il messaggio.

Ragazzi, com’è stato tornare nella realtà dopo la bolla di X Factor?
Farina: Siamo usciti da dove ci avevi trovato e siamo tornati in studio. Ci siamo chiesti: cosa c’è da fare? I live. E via ci siamo messi a prepararli. Abbiamo investito sull’attrezzatura e cominciato a lavorare per quelli. Poi vabbè, qualcuno ci riconosce in mezzo alla strada e ci fa piacere, vuol dire che abbiamo fatto qualche passo avanti, mentre a livello musicale sento una accettazione di ciò che abbiamo prodotto.

Tre live e tre sold out, due a Milano e uno a Roma. Anche il pubblico è aumentato.
Farina: Sì, prima in busking avevamo 20 persone di fronte e ora abbiamo riempito la Santeria e il Monk. La cosa incredibile è che la gente canta le nostre canzoni.
Zo: Io la vivo un po’ diversamente da loro, ho avuto problemi nel non ascoltare il richiamo della sindrome dell’impostore, anche se poi quello che abbiamo ce lo siamo meritati. Sento di dover dare tanto ai fan, di ringraziarli, stare con loro, aiutarli persino a trovare parcheggio per i live. Sono uno che di solito dà molto di più di quello che riceve. Però abbiamo lavorato tanti anni per raggiungere questi obiettivi. Ora tocchiamo con mano gli effetti di quello che ci ha dato X Factor e di cui non ci rendevamo conto chiusi nel loft. Però il mindset è rimasto quello di chiuderci in studio e lavorare.
Moonet: A livello lavorativo facciamo sempre le solite cose, solo che tutta la musica prodotta prima di X Factor adesso sta diventando parte delle giornate di tanta gente. Se prima c’erano 40 persone ai concerti e due stream al giorno, oggi i numeri sono diversi. Ma soprattutto le canzoni sulle quali abbiamo speso tempo, sudore e sangue stanno girando. La sindrome dell’impostore ci sta, ma noi sappiamo quanto abbiamo speso a studiare e impegnarci per realizzare tutto. E sentiamo che se diamo tanto alle persone ci ritorna.

Come avete festeggiato dopo X Factor?
Moonet: Con un festone a casa di una nostra amica per il compleanno di Farina, con Zo che è rimasto a suonare il tamburo fino alle 4 di mattina.
Zo: E abbiamo festeggiato molto anche con gli altri ragazzi del loft. Ci siamo rivisti per capire gli effetti di una esperienza unica e vedere insieme tutti i lati positivi.

Già prima della finale avevo notato una grande coesione tra i concorrenti. Ma questo affiatamento dal punto di vista umano potrebbe produrre anche qualcosa di artistico?
Farina: Siamo super aperti a tutto quello che può succedere. Con alcuni ci siamo già testati durante X Factor, come con Sarafine. Con lei potrebbe essere un percorso più semplice, ma anche con gli altri siamo aperti a collaborare e curiosi se succederà.

Intanto i vostri live avete scelto di farli aprire a due artisti come Dolcedormire, a Milano, e Swim a Roma. Cosa vi ha colpito del loro stile?
Moonet: Dolcedormire è un nostro amico da tanto tempo e fa parte del collettivo artistico Loggia West Milano, quindi ci sembrava giusto coinvolgerlo visto che lo apprezziamo.
Farina: Fa un genere tutto suo che ci piace tanto, come se fosse un nuovo filone musicale, una sorta di hyperpop. Quindi averlo avuto in apertura per noi è un onore.
Zo: Con Swim rappresentano due progetti che uniscono il rap al rock e lo mischiano all’elettronica e alla trap. In fondo siamo tutti e tre progetti molto simili, cioè portiamo avanti un nuovo rock che si va a miscelare con un po’ di tendenze degli ultimi anni che abbiamo respirato in giro.

A X Factor avete duettato con Omar Pedrini, ma fuori dalla tv esiste una scena rock, intesa nel senso più ampio, della quale vi sentite parte?
Moonet: A parte Omar, per ora, non ci sono capitate altre occasioni con artisti di quel tipo di scena rock. Ma noi siamo sempre stati molto indipendenti, veniamo da realtà a cui piace nascere per conto loro. Come Loggia West Milano, che fa tremila cose diverse oltre alla musica. Noi abbiamo la passione per il do it yourself: prima di cominciare qualsiasi cosa impara a farla da solo o con gli amici e solo dopo buttati in un mare più grande. Ci sono tante realtà che conosciamo e con le quali collaboriamo, ma molti sono indipendenti. Sentiamo di far parte di una nuova scena del presente e del futuro piena di tanti giovani che spaccano.
Farina: E indipendentemente dalla lingua, quindi una scena con visione internazionale.
Zo: Ci contaminiamo a vicenda. E quando metti assieme vari progetti, puoi avere meno budget ma comunque dalla nicchia riuscire ad arrivare a più persone.

Si dice che dopo il successo dei Måneskin tanti giovani siano tornati a imbracciare uno strumento. Voi riscontrate questa rinascita della musica analogica o no?
Zo: Per me c’è sempre stato grande interesse per la musica suonata con gli strumenti. Forse è vero che oggi ritornano in classifica suoni più organici e grezzi. Nella top 10 ci sono cose del genere. In Italia sono tornati il rock e l’indie, anche se non mi sembra venire meno la trap.
Moonet: Anche perché i primi a imparare uno strumento sono i trapper. Anche per me c’è sempre stato l’interesse e l’utilizzo degli strumenti e prima o poi, se vuoi fare musica, devi imparare come si suona.
Farina: Perché dopo l’exploit riescono a esplorare altre sonorità. Però è vero che in classifica ci sono pezzi con quei suoni e la scena live ne risente. Infatti nei live sento molta più credibilità per chi porta pezzi suonati con gli strumenti analogici.

Ci pensate al futuro o fate un passo alla volta?
Farina: A noi del futuro interessa solo continuare a fare quello che abbiamo fatto finora. Ci saranno tante cose, questo è sicuro. Abbiamo una bella sorpresa e la annunceremo a breve.

Un palco dei sogni che vorreste calcare prima o poi?
Zo
: Ci siamo vissuti insieme il Primavera Sound e ci siamo detti che, prima o poi, dobbiamo arrivarci.

E Sanremo?
Farina
: Può succedere, perché no? Ma nel momento in cui sentiremo di avere qualcosa di giusto per puntare all’Ariston. Per noi vanno bene tante visioni, l’importante è che i Pilots rimangano i Pilots.

Siete rimasti gli stessi che si sono presentati alle Audition di X Factor.
Farina
: Esatto, ed è stato bellissimo trovare un giudice come Dargen che ci ha fatto vivere qualche compromesso ma sempre per tornare a essere ciò che siamo.

Visto che siete in tre, quali sono i tre artisti con i quali sognereste di collaborare?
Farina: Post Malone.
Moonet: Pharrell Williams.
Zo: Max Martin.

Visto che non ci sono limiti alla provvidenza, volete lanciare un appello a tutti e tre per dirgli che siete pronti a una collaborazione con loro?
Moonet
: Noi siamo pronti e sarebbe incredibile.
Zo: Il pezzo lo abbiamo e gli proponiamo la supervisione di Max Martin, la produzione di Pharrell Williams e suonato da noi in featuring con Post Malone. Non sarebbe male, no?

Iscriviti