A vederla con Rihanna, si poteva scambiare Tems per una giovane milionaria. Il mese scorso la popstar ha accolto la cantautrice nigeriana, 26 anni, con un bell’abbraccio al debutto newyorchese del suo ultimo fashion show Savage X Fenty. «Basta fare quella umile», le ha detto Rihanna mentre Body di Megan Thee Stallion passava a tutto volume. «Faresti bene ad ammetterlo».
Rihanna non è l’unica popstar che tifa per Tems. All’inizio dell’anno, la sua voce profonda ha portato al successo Essence, dall’album di Wizkid Made in Lagos. Justin Bieber è impazzito per il brano e si è speso per apparire nel remix, proiettandolo in cima alle classifiche dei singoli e contribuendo ai suoi 80 e passa milioni di ascolti su Spotify. Qualche settimana dopo, milioni di fan hanno ascoltato Tems duettare con Drake in Fountains, uno dei pezzi più forti di Certified Lover Boy. Subito dopo l’uscita del suo eccellente EP If Orange Was a Place, la cantante ha annunciato di aver firmato un contratto con due etichette della Sony, RCA e Since ’93.
Tems è una calamita per belle cose come queste, forse perché le chiama. Qualche settimana prima dell’abbraccio di Rihanna, aveva previsto l’incontro in un’intervista in radio. «Quando dico che qualcosa deve accadere, poi accade», ha detto.
Quando la incontro in un hotel di Brooklyn, il pomeriggio prima della sfilata di Savage, ha la stessa aria mistica. «Dio mi ha dato uno scopo e si sta realizzando», dice. «Non ho scelto io di avere questa voce. Non ho scelto io di amare la musica. Ogni volta che ascolto una musica, qualunque sia, mi appaiono in testa migliaia di melodie. Mi limito a sceglierne una. Ma non l’ho scelto io di essere così».
Lo scorso anno ha anche avuto un momento no: si è fatta due giorni di galera in Uganda, a dicembre, per non aver rispettato i protocolli di prevenzione dal Covid durante uno show sold out (ha poi detto di aver infranto le regole senza rendersene conto). Stava in una cella con altre 50 donne, alcune con figli, spesso arrestate arbitrariamente dopo liti domestiche. «Nessun essere umano dovrebbe stare in quelle condizioni».
In carcere, Tems ha sviluppato una consapevolezza profonda della sua presenza, una cosa che lei definisce come «le lenti dell’amore». «È come mettere degli occhiali che ti fanno innamorare di tutto ciò che vedi», spiega allegra. «Non parlavo la stessa lingua di molte di loro, eppure riuscivo a capirle». Adesso vive tutto con un senso di gratitudine. Per spiegarsi meglio solleva una piccola borsa Coach, che inizia a carezzare con le unghie fresche di French manicure. «Guardo tutto con gli occhi dell’amore. Ecco, lo vedi che è bellissima».
Quando ci incontriamo Tems è in città da più o meno una settimana e si stava preparando al primo tour da solista. Il pubblico del Sob, un locale di Manhattan dove si è esibita (il concerto era sold out), sapeva a memoria i testi delle canzoni. Sul palco è infuocata. Oggi invece veste di blu e nero, con un cappellino degli Yankees a coprire la cascata di trecce rosse.
Dice che quando al concerto ha cantato la versione acustica del singolo del 2018 Mr Rebel era talmente emozionata da rischiare di piangere. «L’ho scritta a casa, non avevo uno studio, ma un portatile e un paio di cuffie».
Mr Rebel è una ballata che parla di dolore e conquiste. Quanto Tems se n’è uscita con la frase “I’m the leading vibe” l’ha cercata su Internet per assicurarsi che non fosse già stata usata da qualcuno. Nel mondo dei ragazzi governato dalle “vibes”, dichiarare una cosa del genere suona come un azzardo. «L’ho scritta facendo freestyle, è stata un’esperienza spirituale. Quella frase è un’emanazione del mio spirito diventata realtà».
Mr Rebel è anche un bell’esempio del suo approccio DIY. L’ha prodotta da sola imparando su YouTube, perché pensava di non poter trovare i produttori giusti per raffinare il suono, o almeno di non trovarne di abbastanza economici. Un amico con uno studio le ha permesso di registrare lì, mentre l’artwork è frutto di un lavoro coordinato tra un cugino fotografo e un altro amico graphic designer. Ha capito da sola come caricarlo sulle piattaforme streaming, anche in questo caso aiutata da un amico in grado di fare pagamenti in dollari americani per la distribuzione. «Prima di Mr Rebel non sapevo niente della distribuzione o di Apple Music», dice. «Non sapevo come una canzone arrivasse lì, pensavo apparissero spontaneamente».
Dopo altre ricerche ha scoperto servizi come DistroKid e Ditto, poi è andata su Twitter per capire cosa ne pensavano gli utenti. Dopo averne scelto uno e annunciato il singolo sui social, la sua musica ha iniziato a girare. «Ho ricevuto messaggi da una stazione radio, quel pezzo mi ha aiutato a trovare il primo manager. E tutto grazie al passaparola».
Prima di diventare una delle nuove stelle dell’R&B globale, Tems era solo Temilade Openiyi, una ragazza introversa figlia di una madre single di Lagos innamorata delle canzoni di Lil Wayne. È stato un professore di musica, a scuola, a mettere a fuoco il suo talento canoro. A casa cantava e provava a scrivere, aiutata dal fratello chitarrista. Per volere della madre, ha studiato svogliatamente economia in Sud Africa. È tornata a Lagos per lavorare nel digital marketing, ma tre anni fa ha smesso per dedicarsi alla musica.
«Se cresci in un posto come Lagos non puoi mai rilassarti», dice. «Sei sempre in modalità sopravvivenza. Se tutti cercano di sopravvivere nessuno ha tempo di amare, ti dicono tutti la stessa cosa». Fa l’aria da canaglia: «Vorrei aiutarti, ma ho fame, quindi ti farò del male».
Tems sa perfettamente cos’è la sofferenza. Anche nei brani ballabili come The Key e Vibe Out parla di oscurità e salvezza. «Voglio migliorare la vita degli altri, a modo mio», dice.
Questa missione – non solo scrivere musica che faccia bene alle persone, ma canzoni in grado di creare un cambiamento tangibile nella vita degli africani – è diventata più urgente dopo i giorni passati in carcere in Uganda. E però esita quando le chiedo quale sarà il prossimo passo. «Onestamente, non c’è una cosa specifica che voglio fare, ce ne sono moltissime», dice. «Non voglio mettere limiti a dio. Voglio solo fare tutto quello che posso».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.