Il primo giugno 2017, i 1975 suonarono uno show sold out al Madison Square Garden. «C’è una foto di Michael Jackson sul palco appesa pochi metri dal palco», dice il cantante Matt Healy. «Mi ricordo che l’ho fissata, pensando che fosse incredibile». Ad essere onesti, non ricorda molto di quella sera. «Era un momento particolare. Mi facevo abbastanza».
I 1975 hanno spesso ironizzato sulla vita da rockstar per poi viverla appieno. «Siamo stati la migliore band emo uscita da Manchester nel 2009 e poi la peggiore pop band nel 2015», dice. «Ma non ce ne fregava molto». Nonostante il crescente successo, Healy affondava sempre di più nell’abuso di vari medicinali. Nell’estate del 2017, fumava regolarmente eroina. «Non era questione di feste», dice. «Ma la differenza che passava tra i concerti da 10mila persone e la solitudine degli alberghi. Era facile risolverla con le medicine».
Per realizzare A Brief Inquiry Into Online Relationships, Healy ha capito che era necessario liberarsi di queste abitudini prima che fosse tardi. Poco dopo l’inizio del lavoro sul disco, si è affidato a un rehab, per sei settimane. «Fisicamente è stata dura», dice. «Ma ho capito di avere questioni molto importanti da affrontare. Non in tanti riescono a fare questo discorso».
Dopo l’uscita di A Brief Inquiry Into Online Relationships, i 1975 stanno preparando il tour per questo album, e in contemporanea stanno anche lavorando al suo successore, Notes on a Conditional Form, per il 2019. «È un disco notturno», dice Healy, citando The Streets e Burial come riferimenti. Nel frattempo, è orgoglioso, con una punta di prudenza, nel raggiungere il suo primo anno senza altro che la marijuana. «Non è facile, amico», dice. «Non giudico quelli che non ce la fanno. Ma ci devi provare, cazzo. L’alternativa è davvero desolante».