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Travis Barker è diventato il guru pop-punk della Generazione Z

Ora che rapper e tiktoker si rifanno alla musica e all’immaginario dei Blink-182, il batterista non ha dubbi: «Il rock sta tornando». E forse stanno tornando anche i Blink nella formazione originale

Foto: Samuel Trotter per Rolling Stone US

Quando nasceva Jaden Hossler, star di TikTok e musicista col nome Jxdn, il fondatore dell’etichetta discografia per la quale incide stava registrando Take Off Your Pants. Un divario generazionale separa i due, eppure Hossler ha scelto di incidere per la DTA Records del batterista dei Blink-182 Travis Barker, che è anche produttore del disco. Lo considera uno spirito affine, «un tipo cazzuto», nonché «uno dei miei amici più cari».

Barker compirà 46 anni a novembre. È padre di tre figli adolescenti, uno dei quali gli ha fatto scoprire Hossler. «Lo dico sempre agli amici che non sono diventati padri: fateli questi figli, è un modo per restare giovani», dice Barker. «Coi miei vado in skate e ascoltiamo la stessa musica». Nell’ultimo anno Barker è diventato un po’ il guru della Generazione Z e ha contribuito a far nascere un revival rock che sta da qualche parte fra Juice WRLD, i Blink e l’emo di una quindicina di anni fa (oltre ad avere una relazione con Kourtney Kardashian di cui parla poco coi media e parecchio sui social).

«È chiaro che c’è un gran revival del pop-punk in questo momento», dice Barker. È metà maggio e sta lavorando al debutto del cantante/rapper 23enne KennyHoopla e a una versione acustica di un pezzo di Machine Gun Kelly fatta dai rocker californiani Dirty Heads. «Il rock sta tornando ed è un gran motivo d’orgoglio».

Barker spera di fare da ponte fra le nuove generazioni e il mondo del rock. «Ci sono fan di Jaden che credono che il loro idolo abbia inventato genere musicale. Fa ridere, ma va bene, l’importante è che ci arrivino. Perché in fin dei conti anche coi Blink è stato così. I ragazzi ascoltavano noi per poi passare a Descendents, Bad Religion, Buzzcocks. Perciò mi sta bene se i ragazzi sentono Machine Gun Kelly e Jxdn e poi scoprono altre band».

Fra gli artisti per i quali Barker ha suonato la batteria e ha scritto e/o prodotto canzoni ci sono Willow Smith (un’amica di famiglia, il suo ultimo pezzo Transparent Soul sembra quasi una hit alt rock anni ’90), Trippie Redd e Swae Lee dei Rae Sremmurd. Ma la collaborazione più significativa è quella con Machine Gun Kelly, il rapper che è ripartito da zero con l’album pop-punk del 2020 Tickets to My Downfall, nato dal lavoro con Barker.

«Travis mi ha insegnato a non pensare troppo», spiega MGK. «Arrivavo, attaccavamo gli strumenti e qualunque cosa venisse fuori, quella era la canzone. Mi ha anche insegnato che puoi rifare da capo un pezzo finché non viene come dovrebbe. Lo potevo chiamare a qualunque ora, anche alle 5 del mattino, e lui rispondeva. Le session sono state catartiche. Zero censure. Mi ha spinto a tirare fuori le mie emozioni così com’erano».

Baker sta vivendo una seconda vita da quando, nel 2008, è sopravvissuto a uno spaventoso incidente aereo che ha lasciato segni al corpo e alla mente. Di recente si è tatuato le parole “Survivors guilt” sugli avambracci, sia in omaggio al nuovo album di KennyHoopla che s’intitola proprio così, sia perché «conosco bene il senso di colpa del sopravvissuto, è da anni che ci convivo. Per un sacco di tempo non l’ho accettato, nonostante tutta la terapia che ho fatto».

Prima dell’incidente, Barker era già impegnato nella carriera parallela da produttore e aveva creato beat e remix per rapper come Bubba Sparxxx e Soulja Boy. Il debutto solista del 2011, Give the Drummer Some, era quasi interamente composto da collaborazioni con superstar dell’hip hop. È cresciuto amando rap e metal, non solo il punk, e di essere etichettato non gli andava. «Credo che per un certo periodo di tempo la gente si sia sia chiesta che diavolo stessi facendo, ma per me era naturale». Paragona la sua esperienza a quella dell’amico Machine Gun Kelly. «L’hanno etichettato come rapper, ma è molto di più. Anch’io mi sentivo così. La gente ha sempre pensato a me come a un batterista punk-rock».

Se di recente ha messo in fila tante collaborazioni di alto profilo con altri artisti è per via del lungo periodo passato a casa. «Colpa del virus e dei lockdown», spiega. «Ho lavorato tanto perché stavo chiuso in studio e non ero in tour».

Mentre la sua seconda carriera decolla, Barker non vede l’ora di continuare coi Blink-182. La band ha pubblicato un disco nel 2019 e ha registrato brani con altri musicisti – Grimes, Lil Uzi Vert, Lil Tracy – ma non sa come usciranno. Barker è regolarmente in contatto col cantante Mark Hoppus (che ha rivelato di essere malato di cancro dopo quest’intervista). «Ho passato una giornata con Mark giusto una settimana fa», dice Barker. «Ieri mi ha chiamato per farmi le congratulazioni, è molto felice per me».

Quando gli abbiamo parlato a fine maggio, Barker era intenzionato a registrare un nuovo disco dei Blink senza collaboratori e poi partire per un tour mondiale. «Credo che succederà nel 2022. Quest’anno ho ancora tanti impegni presi da soddisfare. Voglio dedicare il giusto tempo al disco dei Blink, voglio assicurarmi che venga fuori una delle nostre cose migliori. Sarà la mia priorità, non lavorerò a nient’altro».

Il chitarrista Tom DeLonge, che ha lasciato la band nel 2015 in modo non pacifico (da allora è stato sostituito da Matt Skiba, chitarrista dell’Alkaline Trio), è in rapporti più amichevoli con Barker e Hoppus, almeno secondo il batterista. Una reunion è all’orizzonte? «Mai dire mai. Parlo spesso con Tom. Ci scambiamo messaggi idioti e robe così. Il periodo dei litigi e delle incomprensioni è finito da un pezzo. Ora ci vogliamo bene. Parliamo spesso, siamo amici. Quindi sì, mai dire mai. Al momento giusto e con un’idea sensata…».

Nel frattempo, Barker si sta godendo il periodo di rinascita creativa. «Faccio quello per cui sono nato e che mi entusiasma. Mica sono un architetto. Non so costruire case, so costruire canzoni. Ecco cosa mi piace: costruire, produrre, creare qualcosa dal nulla».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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