Quando Lana Del Rey ha annunciato i collaboratori di Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd, dal vecchio amico Jack Antonoff alla rapper Tommy Genesis passando per il pianista classico Riopy, i fan hanno cominciato a chiedersi come sarebbe stato un album con una tale varietà di stili e influenze.
Il risultato è una riflessione intensa sulla vita e sul percorso di Del Rey che mescola produzione hip hop e tocchi di jazz, musica classica e folk. È il tripudio della passione per la musica che fa di Del Rey un genio. I suoi collaboratori, nuovi e vecchi, la descrivono come una persona intelligente e audace che ha trovato spunti nelle loro canzoni o nelle loro storie personali, per poi trasformarle in qualcosa di diverso e unico.
Ci siamo fatti raccontare da Jack Antonoff, Tommy Genesis, SYML e Riopy com’è stato lavorare con Del Rey e come vari elementi (i loro EP strumentali, i loro pezzi trap e persino un matrimonio imminente) l’hanno ispirata.
Tommy Genesis
Peppers
L’estate scorsa, la fetish rapper Tommy Genesis si è trovata bloccata in Canada in attesa del rinnovo del visto per rientrare a Los Angeles. Stava andando fuori di testa quando il manager le ha telefonato dandole una notizia: Lana Del Rey aveva campionato il suo pezzo del 2015 Angelina. «Mi sono stesa per terra pensando: ma cos’è? Sono bloccata in Canada con la famiglia e Lana Del Rey mi cerca per il suo album».
Il risultato è Peppers, un brano trap-pop incluso in Ocean Blvd. Genesis canta “Mani sulle ginocchia / Sono Angelina Jolie” appena prima che Del Rey racconti di aver ascoltato i Red Hot Chili Peppers con un fidanzato che le ha attaccato il Covid. Angelina aveva il piglio sexy, fiero ed esplicito tipico di Genesis, che si è ispirata all’atteggiamento strafottente di Jolie.
Genesis è cresciuta ammirando la musica di Del Rey. Una volta ottenuto il visto, è tornata a Los Angeles e si è vista con Del Rey in un parco. «Sudavo, tremavo, ero agitatissima», ammette. «Poi l’ho incontrata e mi ha fatto sentire a mio agio. Era come stare con una vecchia amica. Abbiamo passato del tempo assieme e dopo m’ha accompagnata a casa. Che giornata fantastica».
Brian Fennell/SYML
Paris, Texas
Del Rey ha cercato di contattare Brian Fennell alias SYML tramite l’account Instagram della sua vecchia band, i Barcelona. «Ma nessuno lo usa più», dice Fennell con una risata. Alla fine è riuscita a fargli avere un demo che aveva inciso utilizzando come base il brano I Wanted to Leave contenuto nell’EP strumentale You Knew It Was Me.
«All’inizio nessuno m’aveva detto che si trattava di lei», racconta. Del Rey è stata molto cauta e ponderata nel chiedergli se poteva usare la canzone per intero. Voleva rispettare l’intenzione originale dell’EP che era strumentale e Fennell ha molto apprezzato. «Mi ha descritto la canzone come “una collana di diamanti”. Ci teneva moltissimo».
Il brano è diventato Paris, Texas. Fennell è rimasto colpito dalla prima strofa: Del Rey ha espresso esattamente ciò che lui aveva in mente quando aveva composto il pezzo originale, a Parigi. Per lui, la melodia è «molto francese» e «piena di nostalgia di casa». Stentava a credere che lei avesse scritto una canzone che parlava sia del desiderio di andarsene da casa che di tornarci. Ha colto perfettamente il senso dello strumentale. «Che cosa surreale e magica sentire la mia melodia e il mio pianoforte veicolare quel messaggio».
I due si sono finalmente incontrati quando SYML è andato a Los Angeles per tenere alcuni concerti all’Hollywood Forever Cemetery. Un giorno sono stati al telefono per ore a parlare di musica e di vita. Lui l’ha invitata al concerto di quella sera e lei s’è presentata da sola. Hanno continuato a parlare anche dopo. «Che giornata».
Riopy
Grandfather Please Stand on the Shoulders of My Father While He’s Deep-Sea Fishing
Il pianista francese Riopy non ha mai incontrato Del Rey, ma lei ha scritto una canzone intitolata Grandfather Please Stand on the Shoulders of My Father While He’s Deep-Sea Fishing che contiene un campionamento del brano per pianoforte Flo, tratto da The Tree of Light del 2019. Lei l’ha ringraziato facendogli pervenire un messaggio vocale tramite Oli Jacobs, che ha incontrato alla cerimonia dei Grammy. «Non si sa mai cosa può succedere nella vita», dice Riopy, entusiasta nel leggere le recensioni che definiscono la canzone una delle migliori dell’album.
E pensare che Flo è stata un’aggiunta dell’ultimo minuta a The Tree of Light. Riopy aveva già chiuso l’album quando ha buttato giù una breve melodia, quasi stesse ringraziando al pianoforte per ciò che gli aveva dato. Un anno fa, il suo manager gli ha fatto sapere che Del Rey aveva chiesto il permesso di usare la canzone, su cui aveva scritto un testo.
«Un po’ preoccupato all’inizio», ammette Riopy. «La mia musica non è pop, non è commerciale. Anche se Lana è rispettata, e io stesso nutro molto rispetto nei suoi confronti, considero i miei pezzi un po’ come dei figli. Poi ho ascoltato la canzone ed era bellissima, elegante e anche mistica».
Riopy è un grande appassionato di numerologia ed è molto legato ai numeri 11 e 22. Grandfather è la traccia 11 dell’album: questa cosa l’ha colpito, come se dietro ci fosse lo zampino di una qualche energia cosmica. «Molte delle mie canzoni potrebbero essere cantate, me l’hanno sempre detto. È curioso che sia stata Lana la prima a capirlo e a farne qualcosa di notevole. Nessuno al mondo avrebbe potuto fare di meglio. Ha rispettato l’originale e ci ha aggiunto un tocco suo».
Jack Antonoff/Bleachers
Margaret
Jack Antonoff ha iniziato a collaborare con Lana Del Rey per Norman Fucking Rockwell, ma Ocean Blvd è il primo album della cantante in cui compare anche in veste di artista. È nella canzone Margaret, che prende il titolo dal nome della sua fidanzata, Margaret Qualley. «Da quando ci conosciamo, Lana ed io siamo passati per una gran quantità di storie d’amore», dice Antonoff. «Lei mi ha visto cambiare».
Un giorno stavano parlando di relazioni e Del Rey gli ha detto di voler scrivere con lui una canzone che Antonoff avrebbe potuto suonare al suo matrimonio. «Il pezzo è nato proprio come altre due canzoni, con io e lei che cantiamo insieme. Solo che questa volta lei ha detto: “No, devi cantare tu la seconda strofa”. Questo pezzo è la cosa che più somiglia a stare in una stanza a chiacchierare con lei, da amici». E una bella conversazione spesso porta a una canzone. In studio cercano sempre di «superarsi» a vicenda nell’intento di rendere i testi e la produzione più strani e divertenti. «Se dovessi riassumere la faccenda, direi che mi sento davvero compreso da lei. E penso che sia reciproco. Lei è fuori da ogni trend e non le importa un cazzo di quel che fanno gli altri. Facciamo un sacco di cose solo perché ci fanno ridere».
Antonoff ha prodotto molte altre canzoni dell’album, tra cui A&W, «la mia preferita di sempre». Il concetto di «puttana americana» è un’idea che da tempo frullava in mente a Del Rey: insieme l’hanno trasformata in una canzone folk “sinistra”. Poi, sempre nell’ottica di superarsi l’un l’altra, lui ha suggerito di trovare finalmente un utilizzo per un beat trap strampalato intitolato Jimmy, che avevano scritto qualche tempo prima. Ha cucito insieme le due parti utilizzando dei synth modulari e batterie elettroniche, per la gioia della ingegnere del suono Laura Sisk: «Era entusiasta. Ha detto: “Jimmy vivrà”».
Da un simile momento d’improvvisazione era nato anche un pezzo di Norman titolato Venice Bitch, la cui versione originale si può sentire alla fine di Taco Truck, su Ocean Blvd. L’hanno tirato fuori in una delle loro prime session insieme, durante la quale si sono incoraggiati reciprocamente ad «andare avanti» e sviluppare la canzone. «Ogni volta che sono in una stanza con Lana arriva un momento in cui ci chiediamo: “Dobbiamo fare a modo nostro?”. Il che significa che mandiamo affanculo qualsiasi regola tradizionale».
Nell’album ci sono altri riferimenti a Norman (per esempio un campionamento della title track in A&W). Tutto è perfettamente coerente con lo stile narrativo di Del Rey, che ad Antonoff fa venire in mente gli «accordi strani» di Joni Mitchell, a ricordare che la vita è piena di punti interrogativi. «Nell’album, Lana oscilla tra passato, presente e futuro. Nell’arco di una strofa e di un pre-ritornello può parlare di cose accadute tempo fa, di se stessa o di come si vede nel futuro. Potrebbe anche parlare di un ambito completamente diverso, di qualcuno che è morto, di cos’ha mangiato a pranzo».
È una delle cose che continua a piacergli moltissimo del lavoro con lei. «Ogni tanto mi capita di incappare in una partnership creativa perfetta. E non lo dico pensando a cose come i numeri o gli elogi della critica. Intendo dire che ne sono entusiasta. E io mi sento così da quando ho conosciuto Lana. Sono grato quando accade, anche perché chi può dire quanto durerà?».
Da Rolling Stone US.