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Tré Cool: «Se Willie Nelson vi offre della marijuana, fumatene solo metà»

Il batterista dei Green Day racconta quant’è forte la roba che fuma la leggenda del country, spiega com’è finito a suonarci assieme, ricorda di quando, da ragazzo, fingeva che Nelson fosse suo zio

Foto: Suzanne Cordeiro/Shutterstock; Chelsea Lauren/Shutterstock

Nel concerto che Willie Nelson ha tenuto al Fillmore di San Francisco a inizio mese c’era un ospite a sorpresa: Tré Cool. Il batterista dei Green Day ha suonato quasi tutto il tempo bongos e washboard, e senza nemmeno essere presentato ufficialmente. La scena si è ripetuta pochi giorni dopo, in un altro concerto in California. Come ha detto un fan citato dal sito Saving Country Music, “sono certo al 99% che il pubblico non avesse la più pallida idea di chi era il tizio col washboard”.

Per Cool è un sogno che s’avvera. Lui, da sempre fan di Nelson, è entrato in contatto con la sua band tramite il figlio del cantante, Micah, quando quest’ultimo suonava coi Particle Kid. Spiega Micah: «Da ragazzo facevo headbanging ascoltando Dookie col Wallkman sullo scuolabus. Mi ha fatto impazzire vedere Tré Cool fare headbanging in prima fila al concerto dei Particle Kid. Ci siamo conosciuti e abbiamo legato grazie all’amore comune per la musica, per la batteria e per Blackstar di David Bowie».

Ci siamo fatti raccontare da Tré Cool com’è stato suonare (e fumare erba) con il suo eroe, e che ne pensano gli altri Green Day.

Tu e Willie Nelson venite da mondi musicali molto lontani. Come vi siete incontrati?
I miei amici Vintage Trouble hanno aperto per lui un concerto di capodanno a Austin. Così ho conosciuto Lukas [Nelson] che mi ha portato sul bus dove mi sono fatto una canna con Willie. Mi piaceva il tipo di concerto che faceva, un affare di famiglia coi fratelli Paul e Billy English alla batteria, ma niente di elaborato, giusto un rullante e un sacco di percussioni. Aspettavo un figlio da mia moglie Sarah e avevamo deciso di chiamarlo Mickey, come l’armonicista di Willie [Mickey Raphael]. Parlando è venuto fuori che la settimana dopo Mickey avrebbe suonato con Chris Stapleton e ci ha invitati. È stato grandioso. Quella gente suona che è un piacere.

Fatto sta che eravamo al Fillmore, Paul English non stava bene e mi hanno chiesto se volevo suonare con loro. L’ho fatto a San Francisco, senza alcun annuncio. Quand’è finita ci siamo abbracciati e salutati. “È stato divertente!”. Poi ho scoperto che avrebbero suonato a Ontario, California, ho chiesto se avevano bisogno di un sostituto anche per quel concerto. Insomma, è stato naturale. Amici che suonano assieme, tutto qui.

Hai dovuto imparare la setlist?
Non c’è setlist in un concerto di Willie Nelson. Lui attacca il pezzo e tu hai mezzo secondo per capire di quale canzone si tratta e quale strumento devi prendere. Un po’ cercavo di improvvisare le parti, un po’ tentavo di rendere le cose interessanti suonando vari tamburelli e bongos. È stato pazzesco suonare On the Road Again ai bongos con Willie Nelson.

Hai ricordi legati alla sua musica?
Mi è sempre piaciuta. Da ragazzino andavo in giro dicendo che Willie Nelson era mio zio, forse perché avevo uno zio che gli somigliava. E la gente ci credeva: “Cazzo, suo zio è Willie Nelson!”. Sulla targa della mia moto c’è scritto “Dio benedica Willie Nelson”. Ho incontrato sua moglie Annie. È mamma orsa, è lei che fa sì che l’atmosfera sia rispettosa e divertente. E Lukas, lui suona tutto il tempo. È una famiglia musicale, quella. Sono la famiglia reale del country.

Cos’ha di unico quella band?
Il bassista e il batterista comunicano lanciandosi sguardi e riescono a capirsi al volo. Non c’è una batteria, niente piatti, né grancassa. Finisce che agiti e percuoti varie cose, è forte. La band ha un sound molto ‘umano’. E, amico mio, Lukas e Micah sono dei chitarristi coi controcoglioni. E quando, durante un assolo, Willie Nelson ti guarda, sorride e fa un cenno d’approvazione, beh, è il massimo.

Hai provato la sua marijuana, la Willie’s Reserve?
È fantastica. Ma non puoi farti più di metà cannone. Se lo fumi per intero poi non riesci più a reggere le bacchette della batteria.

Hai parlato di Willie con gli altri Green Day?
Sì, non poteva essere altrimenti visto che abbiamo fatto delle prove il giorno prima del Fillmore.

E che cosa ti hanno detto?
Erano sorpresi. “Suonerai con… chi? Con Willie Nelson? Cazzo, che bella storia”.

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