«So come si fa», dice Bebe Rexha. In una mano tiene un documento d’identità, nell’altra una penna con la quale sta apponendo una firma da Markt, un posto che vende cannabis nel zona di Studio City a Los Angeles. L’ultima volta che ci è stata, Rexha ha provato la Runtz OG, ma non ne è rimasta particolarmente impressionata, quindi stavolta la vuole evitare. «Preferisco la Blue Dream», dice, annusando un’altra varietà ibrida. «L’avete la Blue Dream?».
Non ne hanno e quindi opta per alcuni joint di ibrida già rollati e per una varietà chiamata Gelato per la sua manager Adéllyn.
Nell’ultimo anno, Rexha è stata spesso qui mentre lavorava al suo album più brillante, felice e sballato, Bebe, uscito oggi. Nel disco, Rexha abbina il romanticismo anni ’70 dei testi di Stevie Nicks al suo tipico sound dance pop. Ci sono anche testi pieni d’erba, come quello del singolo Satellite con Snoop Dogg pubblicato non a caso il 4/20 (abbiamo già detto, vero, che Bebe fuma erba?).
Nell’album sono assenti le atmosfere cupe d’un tempo. Stiamo parlando della popstar che ha raggiunto il miliardo di stream con I’m a Mess del 2018, una canzone brutalmente su un amore non corrisposto, e che con G-Eazy ha dominato le frequenze radio con Me, Myself, and I che parla della lotta con la solitudine e la fama.
Usciti da Markt, ci dirigiamo verso la casa in stile italiano di Rexha sulle Hollywood Hills per parlare di questa sua nuova fase e fumare, cosa che facciamo alternandoci sul balcone. Ci sediamo al tavolo della sala da pranzo e le dico che con le sue melodie brillanti e le sue canzoni ottimistiche Bebe è un po’ il sole, mentre i due dischi precedenti erano la luna.
Queste qua, le dico, sono probabilmente le tue canzoni più positive di sempre.
«Lo pensi davvero?», chiede, facendo una pausa. «Oh, mio Dio. È un male?».
No, va bene! Perché ci rimugini tanto?
«Perché alla gente piace quando sono depressa».
«Ma questa è una nuova era per Bebe», la interrompe Adéllyn, dalla cucina.
«Sono una persona più felice», replica Rexha con un’alzata di spalle.
Come mai, chiedo?
«Perché ho fumato ganja per tutta la notte!», dice, con una risata liberatoria. «Sai, sto facendo quel che mi va. Finché potrò fare musica, sarò felice».
Bebe è parecchio influenzato dai Fleetwood Mac. Quando ha iniziato a lavorare all’album, nel dicembre 2021, Rexha sentiva Landslide in loop. Il classicone dei Mac sul tema del tempo che passa e dell’invecchiare le ha ispirato una canzone intitolata Seasons. «Volevo scrivere una canzone sulla consapevolezza di dover cambiare, anche se poi non cambi», ricorda. «E ho iniziato a cantare: “Le stagioni cambiano proprio sotto i miei piedi. Sono sempre la stessa, stessa, stessa, stessa, stessa vecchia me”. È così che è iniziato tutto».
Seasons è infatti la prima canzone che Rexha ha scritto per il disco e, con quel tocco country, era perfetta per un cameo di una leggenda che ha contato molto nella vita di Rexha: Dolly Parton. «Mia nonna la ascoltava sempre. Non c’è nulla che sia in grado di smuovere mia nonna, ma quando le ho parlato di Dolly, ha esclamato: “Oh-mio-Dio”». Rexha e Parton hanno girato il video della canzone qualche settimana prima della nostra fumata e Rexha parla da fangirl. «Io tremavo, ma lei m’ha fatto sentire a mio agio. Mi ha detto che mi avrebbe adottata: ok, sono qui che aspetto i documenti».
Poi ci sono le canzoni d’amore, che potrebbero anche spiegare perché Bebe Rexha in questo periodo è felice. All’inizio dell’album c’è Miracle Man in cui elenca a un nuovo compagno tutte le cose di cui avrà bisogno per sentirsi soddisfatta. «Sono una donna forte e chi vuole stare con me deve darsi una mossa», spiega. «Deve insegnarmi qualcosa sulla vita. Mostrarmi le cose migliori. Elevarmi come essere umano. Bisogna circondarsi da persone che ti elevano… e questo è ciò che voglio da un uomo».
«Lo vuoi o l’hai trovato?», chiedo.
«Scusa?», risponde Rexha alzando gli occhi al cielo e arrossendo. «L’ho trovato» (dal 2020 è legata sentimentalmente al regista Keyan Safyari, che ha diretto il video di Satellite).
Poi c’è I’m Not High, I’m in Love, in cui riflette brevemente sui sentimenti cupi del suo passato e su come oggi vede “i colori danzare per la stanza”.
Abbiamo già detto dell’high, quindi le chiedo del love: è frutto di un’esperienza personale?
«Sì, sono innamorata ed è tutto ciò che dirò sull’argomento».
Abbiamo finito di fumare e, tra un sorso e l’altro di acqua frizzante aromatizzata all’arancia, Rexha mi chiede come si può fare in modo che più persone conoscano la sua musica.
Alcune settimane fa, dopo che la sua collaborazione con David Guetta I’m Good (Blue) è entrata nella top 10 americana, un tweet è diventato virale: «Bebe Rexha potrebbe arrivare ad avere il maggior numero di canzoni da top 10 nella storia della musica registrata, ma comunque nessuno saprebbe chi è. È un fenomeno affascinante».
Di recente, Rexha ha visto un post simile che la descriveva come una «persona famosa che però non è affatto famosa» e ha risposto su TikTok dicendo che è rimasta sconvolta da questa percezione e che se ne è fatta una ragione: «Se volete saperne di più su di me, mi troverete qui e sarò sempre sincera».
Rexha ha iniziato la sua carriera da autrice più di dieci anni fa, cedendo ad altri alcune delle sue canzoni migliori, tra cui Monster, portata la successo da Eminem e Rihanna. Da allora, ha pubblicato molte hit per conto suo: un singolo molto amato dai fan con Nicki Minaj (No Broken Hearts), il pezzo con G-Eazy (Me, Myself, and I), varie collaborazioni EDM che hanno raccolto più di 500 milioni di stream solo su Spotify (In the Name of Love con Martin Garrix, Hey Mama e Say My Name con Guetta), una canzone country con i Florida Georgia Line che ha battuto ogni record (Meant to Be), due album in studio che hanno totalizzato miliardi di ascolti in streaming. Per molti versi, Rexha è un camaleonte del pop. Ma nonostante i successi pazzeschi, non è riuscita a sfondare come celebrità di serie A.
Lei ci ha riflettuto parecchio. La cosa è dovuta forse al fatto che le sue canzoni più importanti sono state delle collaborazioni? Non si è data abbastanza? È troppo accomodante? «Forse», dice, «la musica non è abbastanza buona».
Invece lo è e il suo sound è al passo coi tempi. Descriverlo non è facile. Il suo team, scherzando, inizia a proporre idee su ciò che servirebbe a Rexha per fare il botto con Bebe.
«Sai di cosa hai bisogno?», dice un’assistente. «Di un bello scandalo».
«Mi è già successa quella cosa ai Grammy, quando il vestito non mi stava bene», risponde lei, riferendosi alla volta in cui ha detto che gli stilisti si rifiutano di vestirla con abiti della sua taglia.
Le dico che non mi sembra esattamente un dramma.
«Cosa intendi con dramma?», chiede Rexha. «Con chi potrei litigare?».
«Hailey Bieber!», scherza un’amica.
«No. Potrei anche aver voglia di menare una stronza, ma non m’abbasso al suo livello».
A Rexha piace essere il tipo di celebrità che può uscire di casa senza essere riconosciuta tutte le volte. «Dovrebbero investire un sacco di soldi in marketing, per me. Capisci cosa intendo? Dovrebbero tappezzare la città con la mia faccia o roba del genere». E aggiunge: «Però è bello poter andare da qualche parte, stare in mezzo alla gente, sentire che qualcuno canta una tua canzone, godersi quel momento e poi tornartene a casa con la tua bella Ferrari».
Ciò non le impedisce di sperimentare i lati negativi della fama, come i troll che la criticano per il suo peso. Recentemente ha twittato quanto sia stato sconvolgente che l’algoritmo di TikTok abbia suggerito la chiave di ricerca “Bebe Rexha peso” sotto uno dei suoi video. «Non è facile leggere cose del genere. Anzi, è avvilente. Siamo nel 2023, non dovremmo parlare di queste cose, se qualcuno è super magro o grasso o altro».
«L’ho pure scritto su Twitter: “A questa stronza qua piace mangiare”. Ma sto affrontando problemi di salute e la cosa influisce sul mio peso», dice riferendosi ai farmaci che prende per curare la PCOS o sindrome dell’ovaio policistico. Rexha ha preso ad allenarsi e a seguire una dieta più salutare, ma alla fine resta «una stronza corpulenta».
«Potrei permettermi la liposuzione e di rifarmi le tette, ma la cosa al momento mi terrorizza. Non che sia contraria. “Via la pancia, ora hai il ventre piatto”: è bellissimo. Sono invidiosa. Vorrei farlo, ma sono una di quelle persone che hanno paura di morire sul tavolo operatorio. Quindi no. Ho una gran paura di tutto ciò che ha a che fare con la chirurgia».
Insomma, a breve non vedrete Rexha convalescente dopo un lifting brasiliano dei glutei. Preferisce cavarsela da sé, un atteggiamento in linea con la sua etica del lavoro, con il suo impegnarsi di continuo a fare più di ciò che le viene chiesto. Dice che la mentalità che la porta a essere «sempre impegnata» deriva dalla sua famiglia di immigrati. Entrambi i genitori sono albanesi e suo padre è arrivato negli Stati Uniti dalla Macedonia settentrionale a 21 anni, alla fine degli anni ’80, prima che scoppiasse la guerra nella ex Jugoslavia. Sua madre è nata negli Stati Uniti, ma anche i nonni materni di Rexha sono emigrati dall’Europa in cerca di «una vita migliore».
«Sono più paranoici, più stressati», dice della sua famiglia. «Sento di aver ereditato queste cose da loro, perché si trasmettono, ma bisogna imparare a distanziarsene. Nessuno parla mai di traumi generazionali».
Rexha ha fatto riferimento alla sua cultura in I Am, brano scritto dopo che la Corte Suprema ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade. Il verdetto l’ha fatta riflettere sulle sue radici e sulla misoginia radicata nella cultura albanese.
«Non fraintendetemi, adoro la mia cultura e odio dire questa cosa, ma a volte mi pare che le donne vengano trattate come cittadine di serie B. Gli uomini mangiano per primi. Gli uomini sono quelli che parlano. Tutto ruota intorno agli uomini e poi arrivano le donne».
Rexha riconosce che, forse, la canzone potrebbe essere un po’ banale nelle sue rivendicazioni. Però, aggiunge, «se voglio sentire qualcosa che mi dia la carica e mi faccia venire voglia di cantare, allora ascolto I Am».
Qualche settimana dopo la nostra fumata, risento Rexha su Zoom, per aggiornarci. Questa volta non siamo fatti. «Ho una nuova regola: se mi vien voglia di fumare, lo faccio a fine giornata o se voglio scrivere canzoni o essere di buonumore. Mi comporto da persona adulta».
È appena tornata dal Coachella, dove ha eseguito col duo di dj Two Friends un inedito concepito per i club, If Only I. Mi dice che sono in arrivo un remix curato da Guetta del suo singolo electropop Call On Me e una collaborazione con PNAU e una grande star latina. «E quindi ora mi sto dicendo: oh merda, forse avrei dovuto fare un album EDM. Lo farò, più in là».
Rexha è entusiasta per l’uscita di Bebe. In particolare, non vede l’ora di sapere cosa ne pensano i suoi devoti Rexhars. «Ho una chat coi fan su WhatsApp. Sono come dei consiglieri. Mando delle nuove idee e cose del genere e loro mi dicono che ne pensano. Mi piace molto questa cosa. Sono schietti e mi piace. Sono solidali, ma anche critici spietati».
Dopo che un frammento di una canzone intitolata Now You Don’t Exist è diventato virale su TikTok, i fan si sono chiesti perché non fosse nell’album. «Mi stanno costringendo a inserirla nella versione deluxe», dice ridendo. «Mi maltrattano un po’, ma va bene».
All’uscita dell’album, Rexha partirà per il suo primo tour da headliner in sei anni. «Non sento quell’energia da un pezzo e invece è importante stare davanti alla gente, esibirsi, stabilire un contatto. È una cosa che non si può descrivere a parole, ascoltare musica al computer non è la stessa cosa che sentirla dal vivo».
Anche se Bebe non è ancora uscito, sta già pensando al futuro.
«Indovina un po’? Ho già iniziato a lavorare al prossimo disco».
Davvero? E com’è?
«Pieno d’energia. Eccitante».
A che punto sei?
«Onestamente, sto muovendo i primi passi. Ho appena iniziato ad ascoltare alcuni beat e a cercare ispirazione, ma ho già iniziato».
Da Rolling Stone US.