«Abbiamo fatto terapia di coppia, probabilmente è stato la prima volta che è successo tra amiche». Forse è uno scherzo, forse no. Quel che è certo, è che vedere Vale LP e Lil Jolie insieme fa uno strano effetto. Positivo, intendiamoci. La Brat Summer del 2024 non è passata da molto, e i versi li ricordiamo tutti: “People say we’re alike / They say we’ve got the same hair”. Dicono che ci somigliamo, che abbiamo gli stessi capelli.
E loro hanno la stessa età, una nata nel 2000 (Angela Ciancio, aka Lil Jolie), l’altra nel 1999 (Valentina Sanseverino, aka Vale LP). Campane entrambe, di Caserta, ed è lì che è nata la loro amicizia, un sodalizio da cameretta sfociato in una casa insieme a Milano, un letto condiviso, un rapporto che nell’amicizia sembra star stretto e che, proprio per questo, sfugge alle definizioni.
«Siamo fatte per stare insieme. Effettivamente ci assomigliamo molto, nelle foto da piccole sembriamo uguali. Chissà, la genetica. Il nostro rapporto è impossibile da spiegare, non ce lo spieghiamo nemmeno noi».
Parlano quasi con un solo fiato, Angela e Valentina. E ora, al Festival di Sanremo, le loro voci arriveranno insieme dal palco, arrivate alla sezione Nuove Proposte passando da Sanremo Giovani 2024, con il brano Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore. “Tu sembra abbia paura di me / E non do una ragione a quello che non fai”. La terapia traspare anche nel testo della canzone, che parla di due persone, forse di più, che ancora non l’hanno ben capita, questa cosa delle relazioni, sentimentali e sessuali. Che provano a capirci qualcosa dell’altro senza farsi ferire. Che, forse, ancora non sono pronte (per fare l’amore).
«Il pezzo è nato un paio di anni fa, stavo scrivendo il mio disco (Guagliona, nda) ed ero appena entrata in Sugar. Lo stavo lavorando con Francesca (Madame, nda), volevo inserirlo nell’album ma poi non so, ho pensato ci fossero più voci, che non stesse raccontando solo la mia storia. Che potesse essere una cassa di risonanza collettiva». Così racconta Valentina. E quando Angela è tornata da Amici (a cui ha partecipato nel 2023), hanno deciso di mettersi a lavorare insieme a della nuova musica. «Ho portato il pezzo ad Angela e le ho chiesto di cantare la strofa che fa “Ma sai che sono io quella giusta per te / L’unica donna che ti saprà far piangere”. Mi sono venuti i brividi, stava succedendo qualcosa di potente. Ho capito che era proprio vero, lei era quella giusta».
Le ragazze sono romantiche per loro ammissione, ma l’energia c’è, innegabile. Capito che quella era la loro canzone, è iniziato il tira e molla interiore, e con il vociare esterno che dice sempre che bisogna provarci, con Sanremo, bisogna salire su quel palco. Valentina era già stata a Sanremo Giovani 2023, poi la finale l’aveva bloccata. Lei avrebbe anche voluto stare nel suo, dice. La presenza di Angela, come spesso accade, le ha dato la forza e la sicurezza di ributtarsi nella giostra. E i risultati non hanno tardato ad arrivare: «Ok, facciamolo».
Solo che, ricordiamocelo: nel brano di Charli XCX remixato con Lorde, le due artiste parlano del loro rapporto tra amicizia e rivalità, collaborazione e malelingue. E anche nel caso non di Angela e Valentina, ma di Lil Jolie e Vale LP, la domanda pruriginosa sale: ma come fate a essere solo-solo amiche?
«La competizione non ci appartiene, almeno non quella dei numeri e del campionato lavorativo. C’è una gara tra noi, certo, che è la stessa che abbiamo con gli altri nostri amici che lavorano nella musica: vogliamo swaggare uno più dell’altro, ci fomentiamo e ispiriamo a vicenda per swaggare sempre di più. Perché ci rispettiamo artisticamente, non solo come persone, e rispettiamo il giudizio una dell’altra». Anzi, quasi ne hanno paura: «Angela torna a casa la sera, le chiedo com’è andata in studio, se lei fa la timida e non mi vuole far sentire le cose ho già capito che ha fatto una hit. È normale, è così, il limite lo superi quando fai qualcosa che non ti aspettavi a te stessa. Ti pare, questa dopo dieci anni che ci conosciamo si vergogna ancora di me». Competizione mai, amiche sempre.
Altro che competizione: la cosa difficile, nel rapporto tra le ragazze, è gestire l’immensità di quello che si danno l’un l’altra. «Ci sono tante, tante cose. Cose che rendono la percezione esterna del nostro rapporto ambigua, spesso, e va bene, anche questa è la verità. Anche di questo parliamo nel brano, perché siamo noi, è la nostra storia». Un progetto real, come sono loro. Zero bullshit. La trama sono loro, non c’è niente da aggiungere. «Noi parliamo come mangiamo. Non ci trucchiamo troppo, siamo ragazze semplici di provincia. Semplicità e verità funzionano sempre. Così siamo contente».
Per raggiungerla, però, bisogna sfogliarsi delle sovrastrutture. Far prendere alla musica le loro stesse sembianze. Tra queste ci sono anche le richieste di chiarificazione, di uscire allo scoperto. Di soddisfare, in un certo senso, le voglie dei curiosi. Dare delle risposte.
«Vogliamo stare nel momento, stiamo bene quando siamo presenti, quando non ci facciamo condizionare». Chiedono loro di essere come la loro generazione, la Z, di rientrare negli stereotipi. Di essere catalogabili, di qua o di là. «Onestamente non ci sentiamo rappresentate dalla Generazione Z, ma nemmeno da nessun altra. Com’è possibile che un concetto racchiuda un gruppo così ampio di persone? La fluidità è questa, accettare il fatto che il mondo è sempre stato fatto da persone diverse, non catalogabili». Metti il caso, mi fa Valentina: «Se a me piacciono le donne, poniamo il caso, e a te piacciono le donne, siamo comunque due persone diverse. L’arte, la letteratura, la musica, parlano di questo da sempre. Di come sentiamo le stesse cose, ma le viviamo in modi diversi, e quindi le vogliamo dire in modi diversi. Noi rappresentiamo solo noi stesse. Magari cinquecento anni fa c’è stata una donna uguale a me».
Ok, però gli studi ci sono, i dati sembrano parlare chiaro: i giovani, a cui Angela e Valentina appartengono, non avrebbero più voglia di fare l’amore. Dimmi tu quando sei pronto, e forse non son pronti mai. «Ma guarda, non lo so, non è che me la vivo diversa se su un giornale esce uno studio che dice che le persone della mia età non scopano. Dovremmo cercare di capire al massimo che cosa sta sotto tutto questo, perché sapere come ci relazioniamo agli altri ci fa capire qualcosa di noi. Ci sono situazioni in cui ti senti a tuo agio e vuoi fare l’amore, altre in cui non lo vuoi fare». La soluzione può essere una comunità costruita in un modo diverso. Lottare e rendersi conto, dicono le ragazze, che non si può sposare solo una causa. Non si può girare la faccia su quello che non ci fa comodo.
«Va bene, è difficile catalogarci. Ma noi stiamo solo da una parte: quella del rispetto degli altri, lasciando che ognuno pensi quello che vuole pensare. Lavorare su se stessi, capire dove finisce il mio pensiero e inizia la mia azione. Abbiamo problemi molto più importanti di cui occuparci, allora piuttosto mettiamo l’educazione all’affettività nelle scuole. Parliamo del sentimento e di come questo ci definisce. Decostruirsi è un sacrificio. Significa dirsi: è un problema mio. Allora diventa nostro».
La comunità, per le ragazze, è l’unica dimensione possibile. Ma non nell’accezione morbosa che non ti fa stare da solo. La loro è la voglia di condivisione, di occuparsi degli altri. «Faccio sempre questo esempio: quando cucino lo faccio per dieci, e il boccone più buono lo lascio sempre a lei», questo dice Angela indicando Valentina. «Tutti i nostri amici sono come noi, ce li siamo scelti. Insieme siamo qualcosa, da soli siamo niente. Non è una questione di sacrificio, non lo è affatto». Angela continua: «Ora dormiamo insieme con Vale, ok, ma se sono a casa da sola chiamo gli amici che abitano vicino. Vogliamo condividere, vogliamo creare sempre di più».
Sanremo le getterà fuori equilibrio? «No. La gente non sta più nella realtà, sembra che tutto sia costantemente idealizzato. Non siamo due monache zen, parliamo delle cose e delle difficoltà perché le viviamo in prima persona. È anche quello che diciamo nel brano: prima si ha paura, poi coraggio. Oggi le cose vanno veloci ed è facile finire nel burrone. Invece se sto nell’attimo posso essere con te, parlare con te, emozionarmi per questa conversazione, senza pensare al fatto che poi devi scrivere un pezzo su di noi».
La terapia, a questo punto, sembra anche a me di averla fatta un po’, insieme alle ragazze. Vorrei sapere che cosa vuole dire per loro, alla loro età, essere innamorate, perché io non lo so. Valentina tira fuori un risolino, come una che sa e si protegge. «Significa la luce. Sentire la vita, stare nel momento. Quando mi sento viva mi sento innamorata. Allora ti sembra di fare la rivoluzione. Quando pensi alle cose che non puoi controllare, non sei vivo». Angela le fa eco: «Sì. L’amore è quando non devi controllare». Non, naturalmente, inteso come sottomissione dell’altra persona, ma come propria esperienza del mondo. Se senti che ti puoi affidare, che sei al sicuro nel momento ed emozionato, potrebbe essere amore. Chissà, io non lo so.
È solo una tra le tante possibilità di queste ragazze, più sagge della loro età e che, fino a oggi, si sono divertite a scoprirsi, unendo tante cose nella loro musica. Viene da chiedermi – e da chiedere a loro – se già lo sanno, che cosa vorranno essere ora che le chiameranno donne. «E chi lo sa. Io mi porterò dietro la coerenza delle cose che stiamo facendo insieme, la verità, il parlare terra terra», risponde Angela. E Vale: «A me piace cambiare, incontrare le persone, ognuno è un viaggio e voglio, per dire, diventare sempre l’altra persona. Così anche sul palco non sei tu, non porti il tuo ego, ma il tuo viaggio. Anche perché spesso la tua idea di te stessa si allontana molto dalla realtà dei fatti. Ti metti addosso le aspettative, mentre la verità è solo ora, è quello che sei ora. Noi abbiamo altre regole di coerenza».
Ci guardiamo e forse vorrei continuare, vederle sedersi al pianoforte che c’è nella stanza, lasciarle fare. Perdermi anche io un po’ dentro di loro. Invece mi alzo, le saluto, e consiglio loro un posto per andare a mangiare in Riviera: Babeuf, a Sanremo. Giusto per non sbagliare.