Vengono da Ithaca (nello stato di New York), le loro canzoni parlano di velocità, movimento e navigare lontano: novelli Ulisse in questo nostro mondo sempre più tendente all’omologato? Ai posteri l’ardua sentenza, intanto sicuramente i quattro X Ambassadors stanno conquistando anche il pubblico italiano grazie all’incursione nella pubblicità della loro Renegades particolarmente riuscita: non solo la canzone è diventata uno dei tormentoni dell’estate 2015, ma si è conquistata anche un Disco d’Oro.
Sono ragazzi di provincia come tanti altri, con l’irrequietezza di chi sente quella provincia decisamente stretta. Hanno realizzato il sogno di trasferirsi a New York dove, oltre a incontrare Alex Da Kid (produttore di Imagine Dragons e Dr. Dre, tra gli altri) sul loro cammino, capiscono quanto il legame con la loro città natale sia importante. I problemi di salute di Casey (il tastierista, cieco fin dalla nascita, fratello del cantante Sam) riportano il gruppo alle origini: in VHS, il loro album di debutto, il legame di amore/odio con le origini viene raccontato in venti tracce, di cui sette brevi interludi, che sembrano vere e proprie “capsule del tempo” estrapolate da vecchie videocassette.
Un viaggio musicale avanti e indietro nel tempo, ideale non solo per spostamenti in macchina, ma anche in tram o metro che sia. VHS è una lotta contemporanea per vivere la vita assecondando la propria indole e inseguendo i propri sogni, anche a costo di essere considerati degli outsider.
Abbiamo parlato con la band e Sam ci ha tenuto a chiedermi se volessi sapere cosa stesse indossando in quel momento; se dovesse interessarvi aveva appena finito l’allenamento in palestra ed era fresco di doccia mentre rispondeva alle nostre domande.
Moltissimi canticchiano la vostra canzone pur non sapendo (ancora) chi voi siate grazie allo spot tv, ma com’è nata la canzone?
Renegades è il primo singolo del nostro album VHS ed è stato scritto insieme al nostro produttore Alex Da Kid. Avevamo finito da poco la canzone quando abbiamo saputo che era stata scelta da Jeep, che l’ha fatta conoscere per il mondo grazie alla campagna pubblicitaria. Non appena lo spot ha iniziato a girare, la canzone è entrata in rotazione radiofonica e da allora è successo tutto come in una irrefrenabile reazione a catena. Alex mi ha telefonato dicendo che aveva avuto un’idea per scrivere una canzone intitolata Renegades, ma che per il momento aveva solo il titolo; mi sono messo al lavoro sul ritornello e in tutto abbiamo riscritto la canzone sei/sette volte prima di riuscire a chiuderla. Dopo qualche tempo Alex mi telefona di nuovo e mi dice “Non indovinerai mai: la canzone è stata scelta da Jeep per la nuova campagna della Jeep Renegade!” e non ho potuto che pensare “Mi pare logico!”.
Come è stato vedersi protagonisti di uno spot e non di un videoclip, come eravate abituati?
È stato sicuramente interessante. Non avevamo idea di cosa volesse dire essere coinvolti a 360° in una cosa come questa: non sapevamo cosa aspettarci da una partnership tra una band sconosciuta come noi e un’azienda come Jeep. Siamo rimasti molto colpiti perché ci aspettavamo che il focus fosse sulla macchina e invece era su di noi: c’era il tentativo di raccontare la nostra storia in modo genuino e autentico, la cosa ci ha reso davvero felici. Nella pubblicità siamo vestiti come vestiamo di solito, la canzone è frutto delle nostre esperienze personali ed è in linea con le nostre produzioni; vogliamo rimanere sempre fedeli a noi stessi e, anche in questo caso, non potevamo chiedere di meglio. I miei genitori, poi, hanno amato lo spot!
La scelta di “VHS” come titolo del vostro album è legata a doppio filo con la modalità di narrazione che avete scelto: come siete arrivati a questa decisione?
Volevamo creare un’atmosfera molto intima per questo album, lo abbiamo chiamato VHS perché nell’album ci sono questi piccoli clip audio estrapolati da videocassette dove ci sono filmati girati dai nostri genitori durante la nostra infanzia. Volevamo essere quanto più onesti possibile e creare un legame intimo con gli ascoltatori: quale miglior modo di mostrare chi siamo veramente e da dove veniamo?
Quindi possiamo dire che il vostro motto sia “non aver paura di essere te stesso nonostante quello che gli altri possono pensare di te”?
Bisogna sempre essere se stessi e rimanere fedeli a chi si è veramente: è questo il messaggio che vogliamo ribadire, anche se sappiamo che è una verità universale. Sin dall’inizio, come band, non abbiamo avuto paura di essere diversi: è difficile andare controcorrente! Come band non abbiamo mai avuto una scena in cui inserirci o di cui sentirci parte: ci conosciamo dai tempi della scuola e siamo legati da un legame di sangue (letteralmente e in maniera figurata) che ci ha allontanati da molte altre persone nel corso degli anni. Riconoscere l’importanza di essere unici è fondamentale.