YungBlud: «Ferrari e Rolex li lascio ai rapper, voglio suonare negli stadi» | Rolling Stone Italia
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YungBlud: «Ferrari e Rolex li lascio ai rapper, voglio suonare negli stadi»

La relazione con Halsey, i disturbi dell'attenzione e il pallino per gli Oasis: la nuova stella della musica inglese si racconta per la prima volta, con un messaggio diretto ai fan

YungBlud: «Ferrari e Rolex li lascio ai rapper, voglio suonare negli stadi»

YungBlud

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Alla fine del suo concerto a Parigi, penultima data del 21st Century Liability tour, YungBlud ha spaccato una chitarra sul palco. Il giorno dopo, al Dude Club di Milano, ultimissima data del tour, ha risparmiato la chitarra, sacrificando invece un vecchio televisore appoggiato di fianco agli amplificatori, parte della scarna scenografia del suo show, mandando comunque in delirio le fan.

Abbiamo incontrato Dominic Harrison, questo il vero nome di YungBlud, poche ore prima del live in Italia e abbiamo fatto due chiacchiere con lui, cominciando proprio dal numero à la Pete Townshend.

Te le regalano le chitarre?
No! Quella che ho rotto me l’ero comprata io!

E che chitarra era?
Una Tele messicana, un modello da poco. (Ride)

Ma perché l’hai distrutta?
In quel momento mi andava di farlo. Se qualcuno vuole giudicarmi faccia pure. Ma io faccio sul serio, non sono un fake. E in quel momento evidentemente ero arrabbiato.

Cosa ti aveva fatto arrabbiare?
Non lo so! Mi fa sorridere questa cosa. Quando soffri d’ansia o soffri di depressione, le persone ti chiedono: “Perché?”. Qualche volta è frustrazione, altre volte è paura, altre volte ancora ti senti così e basta. La musica mi aiuta a superare questi momenti. Comunque, mi comprerò un’altra chitarra!

A proposito: qual è stata la prima canzone che hai imparato a suonare con la chitarra?
Smoke on the Water dei Deep Purple, come tutti! (Ride di gusto)

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Nato nel 1997 a Doncaster, nel nord dell’Inghilterra, YungBlud è uno degli astri nascenti del panorama musicale britannico. La sua musica mette insieme rap, brit-pop, reggae, grime e punk rock, mentre i suoi testi parlano di salute mentale (lui stesso soffre di sindrome da deficit di attenzione e iperattività), violenza (una canzone si chiama Machine Gun (Fuck the NRA), la National Rifle Association è l’organizzazione che negli Usa tutela gli interessi dei detentori delle armi da fuoco), fluidità di genere (è gay? È etero? Poco importa, ma – stando ai gossip che non smentisce – avrebbe una relazione con Halsey) e politica tout court.

Insomma, YungBlud piace tanto alle adolescenti che durante il live a Milano gli cantano “sei bellissimooo”, ma ha le carte in regola per conquistare anche i loro genitori. Prima di tutto per via delle sue canzoni, della sua musica. I posti in cui fa sold out sono sempre più grandi, i media lo cercano incuriositi, il successo cresce, meritato.

Qual è stata la prima cosa che hai comprato per te stesso grazie ai soldi guadagnati con la musica?
Una chitarra acustica. Una Gibson b25 con cui ho scritto il mio primo disco.

Già, YungBlud suona davvero, alla faccia di chi vuole il mercato chitarristico in crisi e il rock morto e sepolto. E ha un’interessante cultura musicale, alimentata da una parte da una famiglia di musicisti e dall’altra dall’entusiasmo anarchico dei suoi 20 anni. Durante l’intervista che abbiamo fatto negli uffici della sua casa discografica a Milano indossa una t-shirt dei Cure e uno dei suoi simboli, le calze rosa, su cui torneremo più tardi.

Il primo concerto che hai visto nella tua vita?
Bryan Adams, con mia mamma.

E il primo concerto a cui sei stato da solo?
Arctic Monkeys.

Il primo disco che hai acquistato per te?
Mmm… Credo Oasis, (What’s the Story), Morning Glory.

Eccoli, gli Oasis. Il ritornello di Loner, l’ultimo bellissimo singolo di YungBlud, sembra proprio una loro canzone, con tanto di coro da stadio. E il video, quantomeno la scenografia, è pura desolazione British annaffiata da pioggia, birra e… Ci siamo capiti.

Di cosa parla Loner?
Quel pezzo racconta in tre minuti chi sono, da dove vengo. A volte ti senti solo, anche se sei circondato da tante persone. E il messaggio è rivolto a quelli che si sentono esattamente come me: se stiamo insieme, ci sentiremo meno soli. Freghiamocene di tutto, godiamoci questo momento.

E quindi ecco spiegato il coro da curva.
(Canta il coro) Certo! È esattamente quello che volevo fare, invitare chi ascolta a lasciarsi andare, restando uniti.

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A questo punto Dominic, che non riesce a star fermo un attimo, approfondisce il YungBlud pensiero, l’invito ai propri fan: «Io voglio costruire una comunità. Se non puoi essere te stesso con tua mamma e tuo papà, puoi essere te stesso qui con noi. Se non puoi essere te stesso con i tuoi amici, puoi essere te stesso qui con noi. Se non puoi essere te stesso con i tuoi colleghi, puoi essere te stesso qui con noi». Lo ripete come un mantra.

E continua, con grande trasporto: «A me non interessano né le Ferrari né i Rolex. Quelle cose le lascio ai rapper. Io voglio solo suonare negli stadi e costruire una comunità con uno scopo: sentirsi meno soli, stare insieme».

Chi erano i tuoi punti di riferimento quando eri un ragazzino come i tuoi fan?
Eminem, Arctic Monkeys, Madonna. (Fa una pausa) Trent Reznor, Lady Gaga, Marilyn Manson… Artisti che hanno qualcosa da dire. (Un’altra pausa) Gli Oasis!

Con la tua musica provi a trasmettere un messaggio, sociale e politico. Nel video di Kill Somebody ti punti una pistola alla tempia e spari. In quello di Psychotic Kids hai il cervello completamente aperto…
Voglio che la mia musica sia diretta. Il pop che sento in giro è troppo scontato, non rappresenta i ragazzi della mia generazione. Sappiamo bene quello che ci succede intorno, siamo informati, non vogliamo musica edulcorata. Con le mie canzoni e i miei video voglio far vedere al pubblico quello che ho in testa.

Quanto l’ADHD, la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, influisce sulla tua musica, le tue canzoni?
È una parte importante della mia vita. Le persone non mi capivano e mi trattavano come un bamboccio fastidioso, ma io esprimevo solo me stesso… Ed è ancora dura. Se non sei integrato, conforme alla società, è difficile essere accettato. Fanculo, non mi interessa! Ed è questa la comunità che voglio costruire: se non sei normale, sei il benvenuto tra di noi!

E chi fa parte della comunità di YungBlud comincia a tatuarsi il suo simbolo, il cuore nero, e indossare le calze rosa. I due cuori neri che Dominic ha sulle dita medie della mano – uno è infranto, l’altro è intero – rappresentano rispettivamente il passato spaesato e il presente legame con i fan e se stesso. Le calze rosa, invece, sono un tributo a un genere musicale e una sottocultura che hanno reso celebre la sua terra: il Northern Soul.

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In un video indossi una t-shirt con il pugno e lo slogan “Keep the Faith”, simbolo del Northern Soul. Ti piace davvero?
È da lì che arrivo! (Risponde carico come una molla). A casa mio nonno suonava quella roba: dischi oscuri che arrivavano dagli Stati Uniti. Perché la Motown produceva mille cose, ma solo 10 andavano in classifica. E il resto è diventato un culto per i dj delle mie parti negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta… Il Nord dell’Inghilterra era un posto tremendo, ma i ragazzi andavano in discoteca per ballare queste rarità che potevi ascoltare solo a quelle serate, e stavano bene! È stata una rivoluzione, come i Sex Pistols a Londra. (L’euforia di YungBlud è incontenibile) Ballavano da soli. Fino ad allora chiedevano alle ragazze: “Signorina, mi concede questo ballo?”. Poi si sono messi ad ascoltare il Northern Soul, e ballavano facendo le mosse di kung-fu, mostrando le caviglie. È da lì che arriva anche il mio abbigliamento: i pantaloni a vita alta e le calze belle in vista. Rosa, un colore che mi rappresenta.

Parlando proprio della sua eredità musicale è giunta l’ora di smontare ufficialmente una leggenda riguardante YungBlud. Uno dei pezzi Northern Soul più famosi, Tainted Love, reso celebre negli anni Ottanta dai Soft Cell, era cantato in origine da Gloria Jones, fidanzata di Marc Bolan, cantante dei T-Rex.

Ma è vero che tuo nonno suonava con i T-Rex?
No, sono stato frainteso! In un’intervista ho raccontato che mio nonno era un musicista e che aveva aperto dei concerti dei T-Rex dalle nostre parti, e da lì è uscita la storia di mio nonno che suonava con Marc Bolan. Ma non è vero!

Allora ne approfittiamo per chiederti delucidazioni su un altro gossip. È vero che hai una storia con Halsey?
Forse! (Ride)

Torniamo seri, parliamo di politica. Hai dichiarato di aver votato contro la Brexit. Cosa succede adesso in Inghilterra?
Non si capisce niente! I politici non sono in grado di prendere una decisione e chi ci rappresenta è inadeguato. Il referendum sulla Brexit è stato una farsa: siamo stati bombardati di bugie da entrambe le parti e il risultato 52% contro il 48% non è una maggioranza. Il Paese è diviso e se i politici non sanno cosa fare, la cosa giusta è tornare a votare un referendum. Ora siamo molto più informati sull’argomento rispetto a prima.

E voterai quindi ancora contro la Brexit?
Voterò ancora contro, certo. Io vorrei restare in Europa, ma se una maggioranza del 70% dirà “usciamo”, ok, non avrò nulla in contrario. Sarò preoccupato, magari mi arrabbierò anche, ma è così che funziona la democrazia.

Ti senti più un cittadino britannico o un cittadino europeo?
Mi considero un cittadino europeo, ma sono orgoglioso del mio Paese. Non mentirò mai al riguardo: io sono del Nord dell’Inghilterra!

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