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‘Io sono: Celine Dion’, 5 verità strazianti dal nuovo documentario

Il film di Prime Video segue la cantante mentre affronta la diagnosi della sindrome della persona rigida e lotta per impedire alla malattia di prendere il controllo del suo corpo e della sua adorata voce

Foto: PRIME VIDEO

Il nuovo documentario di Prime Video Io sono: Celine Dion dipinge un ritratto avvincente e straziante di una delle più grandi voci della storia che lotta per cantare di nuovo. Diretto da Irene Taylor e ora in streaming, il film segue Celine Dion mentre affronta la diagnosi della sindrome della persona rigida e lotta per impedire a questa rara malattia di prendere il controllo del suo corpo e della sua adorata voce. Ecco tutto quello che abbiamo imparato dal film.

Dion lotta con gli spasmi da quasi due decenni
La star ha avuto per la prima volta problemi di spasmi muscolari 17 anni fa. Aveva notato che la sua voce era più alta e che si incrinava più del solito il giorno dopo uno spettacolo. Nel film sottolinea che di solito la voce di un cantante è mezzo tono più alta dopo un uso particolarmente intenso. I suoi spasmi stavano influenzando il tempo necessario per riscaldarsi prima di cantare per diverse ore, una parte fondamentale della salute vocale. La diagnosi poi si è trasformata in Stiff-person syndrome, sindrome della persona rigida. Un anno prima dell’inizio delle riprese del documentario, Dion improvvisamente non poteva più camminare. Al momento delle registrazioni, non riusciva ancora a cantare poiché il disturbo provoca rigidità muscolare e spasmi, influenzando ulteriormente l’operatività delle sue corde vocali.

Ha preso dosi quasi fatali di Valium per portare a termine le sue esibizioni
Per curare gli spasmi che colpivano la sua voce, Dion assumeva fino a 90 mg di Valium al giorno che la aiutavano a camminare e deglutire. “Avrei potuto morire”, dice della quantità quasi fatale di farmaci che ha ingerito. Ma Dion ha continuato a lottare per esibirsi, con gli effetti della medicina che a volte svanivano prima ancora di salire sul palco.

Anche se sapeva di avere la SPS, ha dovuto mentire ai fan sul motivo per cui i suoi show erano stati cancellati
È chiarissimo in tutto il documentario quanto Dion prenda seriamente il suo essere artista in tournée. Scoppia in lacrime mentre discute degli show che ha dovuto annullare mentre combatteva segretamente contro l’SPS. Al momento della cancellazione, la diva non aveva ancora rivelato pubblicamente la sua diagnosi, scegliendo invece di dire alla gente che aveva problemi di sinusite e otite. Celine racconta anche che quando aveva difficoltà sul palco, puntava il microfono verso il pubblico in modo che cantasse per lei. “Ora però mentire è diventato troppo pesante”, confessa.

Ha avuto una crisi di identità
“Chi è Celine Dion?”, si chiede in lacrime a un certo punto. “Celine Dion è una cantante”. Da quando ha dovuto smettere di esibirsi dal vivo, Dion ha lottato per separare chi è adesso da chi è stata fin da bambina, ovvero un’artista di fama mondiale. Ricorda le esperienze vissute negli studi di registrazione nel corso degli anni, quando le sue corde vocali cominciavano a cedere, inorridita dal fatto di non poter dare alle persone in studio la Celine Dion che si aspettavano. “La mia voce è stata il filo conduttore della mia vita”, spiega.

Spera ancora di tornare sul palco
Dalla realizzazione del documentario, erano passati già due anni dall’ultima volta che Dion si era esibita, e non era ancora sicura di quando o come sarebbe riuscita a tornare di nuovo sul palco senza tutti quegli sforzi. Durante tutto il film però, gli spettatori vedono che Dion ha lavorato, sebbene l’SPS la tenga in gran parte confinata a casa sua. Ha partecipato al doppiaggio francese del film Love Again ed è apparsa in un documentario su John Farnham. E poi sta continuando a esercitare le sue corde vocali con la speranza, un giorno, di poter cantare di nuovo dal vivo per i suoi fan.

Da Rolling Stone US

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