Qualche giorno fa J.Cole è sceso in campo per la sua prima partita da cestista professionista. Ha giocato nel ruolo di guardia per i Patriots Basketball Club, squadra del Ruanda che milita nella nuova Basketball Africa League. È successo pochi giorni dopo l’uscita di The Off-Season, il suo primo album dopo tre anni di silenzio. Mentre lui segnava tre punti contro i nigeriani Rivers Hoopers, il suo disco veniva ascoltato in streaming in tutto il mondo.
Apparire negli highlight delle trasmissioni sportive è un modo insolito per lanciare un disco. C’è un video, in particolare, in cui Cole si scalda coi compagni di squadra mentre una canzone del suo album viene trasmessa dagli altoparlanti del palazzetto. Insieme a tutti i riferimenti all’NBA che il rapper ha messo in The Off-Season, questa “discesa in campo” ci fa capire come J. Cole vede sé stesso: al centro di un universo tutto suo, separato da quello in cui abitano gli altri artisti. È esattamente quello che ci si aspetta da uno che ha conquistato i fan grazie all’impegno (irritante o meno che sia) verso quella che molti definiscono come autenticità nel rap.
Il debutto sul campo di Cole, arrivato dopo mesi di allenamenti e una lunga storia di apparizioni sportive a vari livelli, è stata un’operazione di PR unica. Adesso Cole sa perfettamente cosa vedono in lui i fan: un artista che fa musica motivazionale. La sua missione per conquistare il rap rimanda alle discussioni sui giganti del basket. Le metafore sportive contenute in The Off-Season e un po’ in tutta la sua opera danno origine a una mitologia unica, una sinergia perfetta tra i fan dello sport e quelli del rap alla ricerca di eroi e storie trionfali.
And there it is. J. Cole’s first points in the Basketball Africa League pic.twitter.com/LPMfK75hNX
— philip lewis (@Phil_Lewis_) May 16, 2021
Cole non è il primo rapper che debutta nello sport professionistico, ma è sicuramente il più determinato. Per raggiungere l’obiettivo, ha persino chiesto consiglio a Master P, che negli anni ‘90 ha giocato un paio di partite della pre-season NBA. L’anno scorso, in un’intervista per TMZ, Master P ha detto che Cole si stava allenando seriamente per entrare tra i professionisti. Poco dopo, i Detroit Pistons hanno manifestato il loro interesse. Le aspirazioni sportive del rapper gli hanno anche fruttato una collaborazione con Puma con tanto di campagna pubblicitaria degna di LeBron James in cui una voce fuori campo accompagna immagini del suo allenamento in palestra. Le sneaker nate dalla collaborazione si chiamano ovviamente Dreamer.
Poco prima dell’uscita di The Off-Season, J. Cole è apparso solo su una copertina: quella di Slam, un magazine dedicato al basket. Il rapper è noto anche come commentatore delle partite ed è più facile trovarlo sulle pagine dei giornali sportivi che in quelle dei magazine musicali. E anche se è difficile capire quanto di tutto questo sia calcolato, l’operazione dà credibilità al tema ricorrente della sua musica, quello della competizione. Anche se fa parte di una generazione di rapper nata ai tempi dei blog, ha una sensibilità fieramente old school. Rappa per essere il migliore, proprio come un atleta.
Gli osservatori si dividono sul fatto che questo approccio abbia senso o meno nell’hip hop contemporaneo. I critici lo accusano di essere pedante o didascalico, ma lanciare un disco giocando in una squadra del basket professionistico africano è un’ottima mossa di marketing e sicuramente lo renderà più credibile agli occhi dei fan.
Nel frattempo, The Off-Season è il disco di J. Cole che ha fatto i numeri migliori nella prima settimana. È un risultato impressionante, soprattutto in quest’era di fenomeni effimeri. Il rapper giocherà almeno sei partite con i Patriots e il disco gli darà più di una soddisfazione. Eppure, mentre il mondo attorno a lui continua a cambiare, è difficile capire se la sua popolarità reggerà sul lungo periodo. A che serve essere il migliore se chi gioca smette di contare i punti?
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.