La storia del concerto impossibile dei Pink Floyd al Live 8 | Rolling Stone Italia
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La storia del concerto impossibile dei Pink Floyd al Live 8


Esattamente 15 anni fa, David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason suonavano assieme per l’ultima volta, a Londra. Solo dieci giorni prima dello show, però, la reunion sembrava irrealizzabile

La storia del concerto impossibile dei Pink Floyd al Live 8

I Pink Floyd nel backstage del Live 8 di Londra

Foto: Brian Aris/Live 8 via Getty Images

Esattamente 15 anni fa, il 2 luglio 2005, la formazione classica dei Pink Floyd si riuniva per un set incredibile al Live 8. Era la prima volta in cui erano tutti e quattro sul palco dal tour di The Wall finito nel 1981. Ed è stata anche l’ultima, data la morte del tastierista Richard Wright avvenuta nel 2008.

I Pink Floyd non esistevano in alcuna forma da oltre un decennio quando Bob Geldof ha iniziato ad assemblare la lineup che avrebbe suonato ai concerti del Live 8, evento organizzato per fare pressione sui leader mondiali che si sarebbero riuniti al G8 perché aumentassero gli aiuti alle nazioni più povere. Vent’anni prima, Geldof aveva conquistato le prime pagine di tutti i giornali riunendo Led Zeppelin, Who, Black Sabbath e Crosby Stills Nash & Young al Live Aid. Per ottenere un altro successo, avrebbe dovuto fare qualcosa di simile con un’altra band leggendaria.

Consapevole che David Gilmour era il membro della band più restio ad accettare la proposta, Geldof l’ha chiamato per primo, e ha subito ottenuto un rifiuto. Senza perdersi d’animo, è saltato su un treno per andarlo a trovare di persona e non si è fermato nemmeno dopo la telefonata arrivata a metà viaggio in cui il chitarrista gli diceva di «non disturbarsi». Gilmour non ha ceduto nemmeno dopo la visita a casa. A quel punto, Geldof ha telefonato al batterista Nick Mason.

«Bob mi ha chiesto di trovare un accordo con David», ha scritto nella biografia del 2005 Inside Out: La prima autobiografia dei Pink Floyd. «Ho detto no, semplicemente perché pensavo che non l’avrei convinto. Rischiavo anzi di ottenere l’effetto contrario».

Mason ha scritto una mail a Roger Waters. I due erano distanti da anni, ma un incontro casuale sull’isola caraibica di Mustique ne aveva rinnovato l’amicizia. Waters si è subito convinto della bontà dell’idea e ha chiamato Gilmour, che si è detto preoccupato del fatto di non avere abbastanza tempo per provare, e che non suonava da troppo tempo. Il giorno dopo, però, ha richiamato e ha detto che avrebbe partecipato.

Dopo il sì di Gilmour anche Richard Wright ha fatto lo stesso e dieci giorni prima dello show il gruppo si è riunito al Connaught Hotel di Londra per immaginare una scaletta. Le vecchie tensioni sono subito tornate a galla. «Il primo incontro è stato innaturale, carico di sospetti», ha detto Gilmour. «Le canzoni che Roger voleva suonare non erano le stesse che avrei scelto io. Roger voleva fare Another Brick in the Wall, ma non mi sembrava appropriato. Stavamo parlando di un concerto per l’Africa, e non credo che i bambini del posto dovrebbero cantare: “We don’t need no education”. C’è stata una discussione. Avevo assolutamente ragione».

Waters ha risposto proponendo In the Flesh e Run Like Hell, ma gli altri pensavano fossero brani troppo aggressivi. Alla fine hanno scelto Breathe, Money, Wish You Were Here e Comfortably Numb. Sul palco c’erano anche il chitarrista Tim Renwick, il tastierista Jon Carin, il sassofonista Dick Parry e la corista Carol Kenyon.

Pink Floyd Live 8 2005

La reunion dei Pink Floyd è iniziata a Hyde Park alle 23:23, subito dopo il set degli Who. «È davvero emozionante stare qui con questi tre dopo tutti questi anni», ha detto Waters prima di Wish You Were Here. «Siamo qui per essere contati insieme a tutti voi. Comunque, suoneremo questo pezzo per tutti quelli che non sono qui. Ma in particolare lo facciamo per Syd».

Quel piccolo concerto di 24 minuti è stato il culmine di tutto l’evento. La band avrebbe tranquillamente potuto capitalizzare con un reunion tour mondiale, guadagnando nel frattempo somme inimmaginabili, ma nessuno ha preso minimamente in considerazione l’idea. «Non ne ho davvero bisogno», ha detto Waters a Rolling Stone un mese dopo il concerto. «Sarebbe una cosa grossa. Detto questo, non mi è dispiaciuto cedere per un giorno, ma di certo non potrei farlo per un tour intero».

In realtà, quel concerto ha davvero aiutato Waters e Gilmour ad avvicinarsi un po’. «David mi ha mandato una mail poco dopo», ha raccontato il bassista. «Diceva: “Ciao Rog, sono felice che tu mi abbia telefonato. È stato divertente, non è vero?”. Sicuramente a lui è piaciuto».

I Pink Floyd di David Gilmour sono tornati a suonare nel 2007 per un concerto tributo a Syd Barrett, e successivamente il chitarrista e Nick Mason hanno raggiunto Waters sul palco per la tappa londinese del suo tour di The Wall. Ma Gilmour ha detto diverse volte che i Pink Floyd sono un capitolo chiuso per sempre. «Solo pensarci mi fa sudare freddo», ha detto. «Sono più vecchio. Mi godo la vita e la musica che faccio, e non c’è spazio per i Pink Floyd».