La storia della copertina di ‘Black Sabbath’ | Rolling Stone Italia
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La storia della copertina di ‘Black Sabbath’

La magia nera, una 'strega' misteriosa e la croce rovesciata inserita all’insaputa del gruppo. La leggendaria cover dell’album del 1970 in un estratto del libro ‘Black Sabbath: Sabotage!’

La storia della copertina di ‘Black Sabbath’

Un particolare della copertina di Black Sabbath (1970)

Al momento di creare le grafiche per soddisfare il recente gusto della band per la magia nera, la Vertigo Records propose per l’album una copertina con la foto sgranata e verdastra di una “strega” davanti a una vecchia casa inglese. Aprendo il vinile gatefold originale, si trovavano i credit e un breve racconto del brivido scritto in una croce rovesciata. «Di sicuro la croce rovesciata non è stata una nostra idea», fa notare Tony [Iommi]. «Quando abbiamo visto la copertina del disco, c’era già, ma suppongo che la richiesta fosse di fare una copertina che accompagnasse il nome del gruppo, e chiunque l’abbia realizzata è partito da quell’immagine e ha fatto il resto. Da lì in poi, ovviamente, nel corso degli anni ce ne sono successe di tutti i colori. Perché vi lascio immaginare che genere di persone si presentava a un concerto di un gruppo chiamato Black Sabbath».

Presto la donna misteriosa della copertina si fece conoscere: «Sì, penso sia stato a un concerto nel Lincolnshire, in Inghilterra», racconta Geezer [Butler], «e questa ragazza è venuta da noi, vestita proprio come nella foto della copertina. E a quanto pare era la stessa persona. Se sia vero o meno, non possiamo dimostrarlo». «All’epoca non la conoscevamo», afferma Tony. «Anche se poi l’abbiamo incontrata. Si è presentata a un concerto e ha detto: “Sono la ragazza sulla copertina del disco”, e noi abbiamo risposto: “Oh!” (ride). Però no, non l’avevamo vista prima». […]

La collana di Ozzy, con la manopola del rubinetto, e poi il crocifisso inserito a sorpresa all’interno del gatefold, erano i primi segni di un certo debole dei Sabbath per le croci. Effettivamente, l’abile genitore di Ozzy, Jack, ne avrebbe realizzate un centinaio per il gruppo, e da lì in poi si sarebbero sempre viste foto dei Sabbath con dei crocifissi attorno al collo, la cui funzione principale era tenere lontano il male che il gruppo attirava apertamente attraverso le proprie azioni, i testi degli esordi e la loro nuova e nefasta invenzione: l’heavy metal. «Non avevamo i soldi per comprarli, così ce li siamo fatti fare dal padre di Ozzy», afferma Geezer. «All’epoca prendevamo le cose sul serio. Erano in alluminio. Poi il nostro vecchio manager ce li ha comprati d’oro. Credo fossero il pagamento per l’album che avevamo pubblicato in quel periodo (ride)». «Il padre di Ozzy, che era un fabbro, ci ha fatto i primi», disse Bill [Ward] in un’intervista rilasciata a metà anni Settanta, confondendosi però riguardo ai metalli. «Erano di ferro e molto pesanti. Servivano a proteggerci contro gli spiriti maligni, contro i satanisti. Era davvero strano. I satanisti ci chiamavano per lamentarsi del fatto che usavamo Black Sabbath come nome. A Natale, Pat Meehan, il nostro manager, ci ha preso delle croci di platino! Le altre erano in oro o in alluminio. Ci credi, platino!». […]

«Ci siamo detti che ci serviva una nuova prospettiva», dice Ozzy a distanza di trent’anni. «C’era il movimento flower power e l’illusione che il mondo fosse un posto meraviglioso. Se stavi al sole con i fiori tra i capelli, fumando una canna, era fantastico, ma il mondo non è sempre soleggiato. E abbiamo pensato: “Non è straordinario che la gente paghi per cagarsi sotto?”, così abbiamo deciso di cambiare prospettiva rispetto al flower power. Perché la realtà è decisamente più satanica; se Satana esiste, non avrà le fiamme che gli escono dal culo e le corna in testa e una cazzo di lingua biforcuta. Sarà esattamente come me e te. Sarà subdolo e misterioso – se di fatto credi in quel genere di cose. Penso che il paradiso e l’inferno siano su questa terra. Puoi vederla come vuoi, ma è morta più gente in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e per quanto mi riguarda, qualunque tipo di violenza non porta a niente». […]

La formazione degli esordi con Bill Ward alla batteria, Foto Vertigo

[Bill Ward]: «La copertina interna non era piaciuta a nessuno di noi – per niente. Perché c’era una croce rovesciata. Secondo me era stato qualche sapientone, o qualcuno che l’aveva messa lì apposta come strategia promozionale, o che aveva seriamente frainteso il gruppo. In quel momento non c’era alcuna collaborazione tra noi e chi si è occupato della grafica, non so nemmeno chi l’abbia realizzata; ma suppongo qualcuno abbia pensato che sarebbe stata una buona idea, che in qualche modo ci rappresentasse». […] Ma la croce rovesciata era veramente troppo. «Sì, voglio dire, tutti noi eravamo interessati all’insolito, così come lo sono tanti adolescenti. Tutti noi sapevamo cosa fosse il sovrannaturale; amavamo i film horror. Chi più, chi meno, ascoltavamo la musica classica e ci piaceva la violenza che trasmetteva. Quindi avevamo degli interessi comuni, una base comune. Non c’era nulla di sorprendente, siamo stati tutti d’accordo quando Tony è passato a quelle che io chiamo le note oscure. Quelle comunemente chiamate tritoni. Per un batterista è qualcosa di paradisiaco, almeno secondo la mia concezione di paradiso, perché è bellissimo suonarle. Sono enormi, gigantesche, e piene di energia. Quindi per un batterista è il connubio perfetto». […]

«Non ci è stato permesso di vedere nulla», ricorda Geezer riguardo alle grafiche del primo album. «L’abbiamo visto la sera prima che uscisse, letteralmente quando era nei negozi. Tipo, oh, a proposito, ecco la vostra copia. Ricorderò sempre di essere andato a casa del manager, e aveva una copia per uno del disco. E noi abbiamo detto: “Oh, che cos’è?”, e lui: “Il vostro nuovo album”. Abbiamo visto la copertina e la reazione è stata: “Oh, bello”. Poi l’abbiamo aperta e quando abbiamo visto la croce rovesciata abbiamo dato di matto. Perché non volevo essere associato a niente del genere, croci rovesciate e tutto il resto. Essendo cresciuto in un ambiente cattolico, continuavo a pensare che mia madre e mio padre sarebbero impazziti una volta visto l’album. Ma ormai era andata così e non potevamo farci più niente. Il giorno dopo sarebbe uscito nei negozi».

Tratto da ‘Black Sabbath: Sabotage! I Black Sabbath negli anni Settanta’, Tsunami Edizioni, in uscita il 24 ottobre

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