“Non l’hanno vista arrivare”: decidete voi se la citazione del libro di Lisa Levenstein la applicate alla vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD o alla storia di Sabrina Carpenter, che siamo solo a maggio ma già da qualche settimana ha tirato fuori quella che sarà la hit dell’estate (nei paesi anglofoni lo è già, qui ci mettiamo sempre un po’ di più). Parliamo chiaramente di Espresso, canzone dedicata all’effetto rivitalizzante che Sabrina avrebbe sugli uomini (“di’ che non riesci a dormire, tesoro, lo so, sono io: caffè espresso”). Niente cantautorato spinto, pensatevi a MIAMI e non al MI AMI. Un brano che potremmo definire nu-disco, e che sta funzionando tantissimo anche nell’epoca in cui la gente si sta un po’ stufando del revival del genere (Dua Lipa, non so se ci leggi, ma sì: parliamo proprio di Radical Optimism).
Se utilizzate una qualsiasi piattaforma streaming, l’avrete sentita per forza e se non è ancora successo, come dicevamo prima, è questione di tempo. Tempo, concetto che probabilmente Sabrina conosce bene. La sua storia infatti non inizia mica con questa canzone. Protetta di Taylor Swift (che in un post l’ha soprannominata “sweet angel princess”), è stata scelta proprio dalla popstar più famosa del mondo come opening act nelle sue date in America Latina, Australia e Singapore. Ma prima del The Eras Tour, Carpenter in America era già molto popolare e per diversi motivi, anche se discograficamente possiamo dire non avesse ancora fatto il botto.
Classe 1999, ha iniziato a lavorare come attrice quando ne aveva 11. Ora di anni ne ha 25 (e se i calcoli non sono sbagliati, non dovrebbero mancare molti anni di INPS). Nel mezzo ci sono stati album, EP, cambi di etichetta, gossip. Insomma, giovane ma con gavetta. Espresso, che potremmo definire pure pop perfection, è il suo spartiacque tra quello che c’è stato prima e quello che sarà dopo. E prima di roba prima ce n’è stata, soprattutto se vi piacciono i pettegolezzi tra popstar.
Sabrina Carpenter pare sia stata infatti la rivale amorosa di Olivia Rodrigo, che l’avrebbe addirittura citata nel singolo di super successo Drivers License. Nel pezzo si parla probabilmente del rapporto tra Rodrigo e Joshua Bassett, attore conosciuto sul set di High School Musical: The Musical – The Series. I due erano spesso insieme anche nella vita reale, e chi vuole intendere intenda. Poi esce Drivers License, appunto, in cui Olivia canta di una relazione finita con un ragazzo che l’ha aiutata a prendere la patente. Nel pezzo si fa riferimento a una ragazza bionda più grande, che l’ha sempre fatta dubitare e sentire insicura. Ma chi è questa ragazza bionda? Pare proprio Sabrina, che, tirata in ballo dopo poche settimane, risponde con il brano Skin in cui canta: “Maybe we could have been friends / If I met you in another life / Maybe then we could pretend / There’s no gravity in the words we write / Maybe you didn’t mean it / Maybe “blonde” was the only rhyme“.
Problemi del passato, dato che ora Sabrina Carpenter è felicemente fidanzata con la star di Saltburn Barry Keoghan, che l’ha accompagnata al Coachella ed è stato a riprenderla col cellulare tutto il tempo mentre lei cantava.
barry keoghan filming sabrina carpenter on stage is the reason why i’m alive rn pic.twitter.com/4MOPfsskX7
— iman .ᐟ⋆.✶ (@burnsaltism) April 13, 2024
La più giovane di quattro sorelle cresciute a pane e istruzione casalinga in Pennsylvania, Sabrina è la nipote di Nancy Cartwright, storica voce originale di voce di Bart Simpson, e ha firmato il suo primo contratto discografico quando aveva 12 anni. L’etichetta era la Hollywood Records, di proprietà della Disney. Da lì, recitazione e musica non hanno mai smesso di coesistere. Ma è con il disco Emails I Can’t Send che ha trovato una direzione che ha iniziato a convincere sempre di più pubblico e addetti ai lavori, grazie a singoli come Nonsense e Fast Times ma pure all’approvazione di Taylor, appunto, che ha condiviso la sua musica nelle stories regalandole la consacrazione definitiva.
Quello che sta accadendo con Espresso però è proprio un’altra storia rispetto alle cose successe con le canzoni precedenti. Un brano promosso a pieni voti da praticamente tutti i magazine musicali del mondo, concordi sul fatto che sia un pezzo piuttosto irresistibile (e anche concordi che ci sia una certa somiglianza, nel mood, a Say So di Doja Cat). C’entrano il modo che ha di raccontare le cose, una metrica ipnotica, una melodia difficile da levarsi dalla testa. E poi c’è lei, un po’ pin-up e un po’ ragazza cool del liceo, che ha fuso l’estetica degli anni ’60 con quella dei primi anni 2000.
Dentro a Espresso ci sono tutti elementi che funzionano: una produzione synth-pop con un riff funk, un ritornello che grida “radiooo”, un testo ironico sul vivere bene (“I can’t relate to desperation / My ‘give a fucks’ are on vacation“, letteralmente “Non mi rivedo nella disperazione / I miei “me ne frega qualcosa” sono in vacanza“. Sarà lei la prossima next big thing del pop mondiale? Pare proprio di sì.
Mentre scriviamo, Espresso macina posizioni: ha raggiunto la quarta posizione nella Billboard Hot 100, ma è in testa ai singoli più venduti nel Regno Unito, in Australia, in India, in Irlanda, a Singapore ed è in Top 10 in almeno altrettanti Paesi. Effetto Taylor? Sì, ma non solo. «Penso che lei faccia una specie di cotton candy pop che manca dai primi tempi di Ariana Grande. Non tutti si identificano nelle ipersessualizzazioni che vediamo spesso ora. Credo che la femminilità sia la forza ma pure il testo, che parla in chiave pop e dolce, e forse era qualcosa che non si vedeva da un po’ visto che ora si tende a rendere tutto molto più esplicito. Potremmo dire che ha messo un po’ di rosa su tutte queste tinte forti» dice Riccardo Loda, Head of A&R di Warner Chappell Italia, grande fan del brano e che, essendo uno che lavora con gli autori, vuole evidenziare che alla penna ci sia anche da Amy Allen, autrice americana che ha lavorato anche con Tate Mcrae, Selena Gomez, Justin Timberlake e molti altri. Ora però portateci un caffè.