DMX s’è fatto un ultimo giro per le strade di New York sabato 24 aprile. Scortato da migliaia di motociclisti, la sua bara rosso sangue è stata trasportata dalla città natale di Yonker al Barclays Center di Brooklyn a bordo di un monster truck con la scritta “Lunga vita a DMX” sulla fiancata. Al Barclays era attesa da amici e familiari per celebrare la vita del rapper morto il 9 aprile a 50 anni d’età. È stato un commiato leggendario a un artista che mettendo nella musica l’anima. e con essa conflitti, dolore e amore, ha creato un legame duraturo con milioni di persone in tutto il mondo.
Quando la processione è arrivata al Barclays, i motociclisti, molti dei quali con indosso giacche in pelle col logo della Ruff Ryders, hanno fatto impennate e sgommate creando una densa nube di fumo all’incrocio fra Flatbush e Atlantic. Intanto i fan ballavano e cantavano le hit di DMX Ruff Ryders’ Anthem e Party Up (Up In Here), si vendano t-shirt commemorative, i membri della Nation of Islam distribuivano giornali col viso del rapper in prima pagina. Su un grande schermo fuori dal Barclays una foto di DMX con ali d’angelo era accompagnata da un passaggio della canzone del 1999 Fame: “Abbiamo tutti una stella, dobbiamo scovarla / Quando la trovi, chi la guarda verrà accecato”.
Se la scena all’esterno era esuberante e rumorosa, il servizio funebre all’interno aveva un tono riflessivo, uno stacco che rifletteva il repertorio di un rapper in grado di passare nel giro di poche barre dall’aggressività macho alla spiritualità. La cerimonia si è aperta con un video di DMX sulle montagne russe con una delle sue figlie. Quando la giostra parte, lui la conforta: “papà è qui”.
I 15 figli sono stati una parte fondamentale della cerimonia e hanno onorato l’uomo che il mondo conosceva come DMX, loro semplicemente come papà. L’ultimo nato, Xavier Simmons, s’è fatto avanti circondato dai fratelli per ricordare un padre che a un rimprovero faceva sempre seguire un abbraccio. La figlia gli ha reso omaggio rappando sulla cadenza di Slippin’ del 1998: “Cresco e imparo a tenere la testa alta / Papà mi tiene per mano, mi aiuta a combattere”.
Buona parte dei 90 minuti della cerimonia sono stati caratterizzati dal gospel, la musica cristiana che DMX amava usare nei suoi dischi. Le parole di amici e familiari sono state inframmezzate dai canti dei Sunday Service Choir di Kanye West. Vestiti con tute col cappuccio, i coristi hanno intonato Back to Life dei Soul II Soul, Jesus Loves Me di Whitney Houston, You Brought the Sunshine delle Clark Sisters. Dietro di loro, la bara di DMX, che per tutta la durata della cerimonia è rimasta sul fronte del palco.
Il palco era a forma di piramide e sovrastato da un’altra piramide rovesciata, qualcosa di simile alle scenografie dei concerti di Kanye West. A un certo punto sono stati mostrati video della preghiera recitata da DMX all’esibizione di West al Coachella del 2019.
Gli amici hanno ricordato DMX prima del successo come un rapper col mondo fra le mani. In tuta mimetica e scarponcini Timberland ai piedi, Nas ha rammentato un dialogo avvenuto fuori dal Tunnel, un locale hip hop di Manhattan, dove i due stanno partecipando alle riprese di Belly di Hype Williams. «Mi guardò piangendo, sapeva che viaggio stava per iniziare».
Styles P è salito sul palco con gli altri membri dei Ruff Ryders, il collettivo ed etichetta discografica che ha contribuito a trasformare DMX in una star tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. Ha raccontato un episodio di quanto era in galera con l’amico. «Viene da me e mi dice: “Sei pronto, amico? Le rime sono a posto?”. Mi porta in un posto lì in prigione che non avevo mai visto. X aveva preparato una band coi batteristi e tutto. C’erano venti MC, se li è mangiati tutti. Questo era DMX: una leggenda».
Lox ha ricordato il prezzo pagato da DMX prima di riuscire a farsi conoscere. «Soffriva tutto quanto il tempo. Ma era fatto d’amore e lo spargeva attorno a sé».
I membri dei Ruff Ryders hanno ricordato l’amico con voce spezzata dalla commozione, parlando dell’impatto che ha avuto e dell’eredità che lascia dietro di sé. Commossa, Eve ha dovuto fare una pausa dopo aver ricordato con gratitudine il privilegio di avere conosciuto DMX come «uomo, padre, amico». Drag-On ha ricordato qual che fece DMX per lanciare la sua carriera. «Senza di lui non esisterei», ha detto in lacrime indicando la bara dietro di sé. «Se respiro è solo grazie a lui».
L’ultimo a parlare è stato Swizz Beatz che ha prodotto vari dischi di DMX. Prima della morte di quest’ultimo, i due stavano lavorando a un album nuovo. Ha parlato dei problemi legati all’eredità del rapper. «Vorrei che tutta questa gente ci fosse stata per lui quand’era in vita. Ho imparato tanto dalla morte di mio fratello. Non sono tutti amici, non è che tutti fanno parte della tua famiglia. Fate testamento per evitare che dei completi estranei, che dei succhiasangue si occupino dei vostri affari quando non ci sarete più. A gestire le vostre cose devono essere le persone che amate. Ma mi assicurerò che mio fratello sia trattato in modo giusto».
Alla fine della cerimonia le luci si sono riaccese e nella hall del Barclays è avvenuto un incontro intergenerazionale simbolico della portata emotiva della giornata. Mentre la gente sfollava, Busta Rhymes ha salutato Bobby Shmurda, il rapper di Brooklyn uscito di prigione in febbraio dopo sei anni di reclusione. Gli ha suggerito di godersi la libertà ritrovata e prendersi del tempo per abituarsi alla nuova condizione.
«Sai una cosa bella?», ha detto Busta Rhymes. «Hai tenuto duro».
«E tu sai una cosa?», ha risposto Bobby abbracciandolo. «È così perché sono stato cresciuto da figli di troia come te». Ha poi aggiunto, indicando la bara di DMX: «E come lui».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.