Al Fabrique c’è così tanta gente che a un certo punto ci sembra addirittura di vedere qualcuno arrampicato sui muri: incredibilmente non è un evento della Design Week ma il concerto di Angelina Mango, che ieri, al suo primo live “grosso”, aveva giustamente la folla che ci si aspetta debba avere chi vince il Festival di Sanremo.
Tanti giovanissimi, sì, ma pure tanti grandi che sanno le canzoni a memoria. Lei arriva sul palco alle 21:10 vestita con un piumino oversize e con addosso gli occhiali da sole. Un po’ Rosalía e un po’ “il climate change è reale solo se ci credi”, si parte subito con La noia, brano che l’ha vista trionfare al Festival.
Chi l’ha vista all’Ariston avrà anche capito di che pasta è fatta la ventitreenne lucana. Sul palco è lucida, padrona, vocalmente impeccabile. Quelli che amano fare paragoni direbbero: sembra una macchina. «Non avete idea di quanto sia felice nello stare qua stasera. Sono estasiata, ma sono anche talmente pessimista che sono già triste che sia solo una serata. Però ho imparato che bisogna godersi ogni secondo, perché è un soffio». Una frase che potrebbe rappresentare piuttosto bene il personaggio Angelina, che da fuori sembra timida, lo vediamo in tv e nelle interviste, ma che quando sale sul palco trasforma la timidezza in arma “letal!“.
In un’ora e mezza canta una ventina di brani, dal suo EP, dal periodo di Amici, dal periodo ancora prima di diventare amica di Maria. E se tutti hanno conosciuto la sua cazzimma con brani più divertenti (tipo La noia), i momenti migliori del live sono forse sui pezzi lenti, in cui si percepisce il racconto di una vita giovane ma intensa. Tipo Estranea: «Ho scritto questa canzone quando ero piccola, non so se uscirà mai. Io sono un po’ fuorisede, mi son trasferita a 15 anni dall’altra parte dell’Italia». Ma pure l’inedito Smile, in cui canta “lo sai che anche mio padre sta nel cielo come il tuo”.
Potremmo dire che Angelina è una teen idol che è già oltre questa definizione. Dopo Sanremo si è presa anche quelli più scettici (serata delle cover, anyone?), quelli che senza sapere chi fosse scrivevano “raccomandata, figlia di”. Ci è riuscita senza ammiccamenti o pose. Un’amica mi dice: «Per me piace così tanto perché in fondo è una ragazza normale». Una ragazza normale che sul palco si trasforma. Come dicono quelli del mestiere, Angelina «ce l’ha». I Coma Cose direbbero che ha le fiamme negli occhi, quella roba lì. Sarà lei a farci trionfare all’Eurovision? Il live di stasera ci fa capire che è possibilissimo.
Continua la scaletta, si arriva a Fila indiana (altro pezzo forte del suo repertorio che racconta la morte del padre), poi tocca a Ci pensiamo domani, la sua prima vera hit arrivata mentre era nella scuola di Amici (brano ancora in classifica dopo 48 settimane). Il concerto è un antipasto di quello che verrà. Non c’è ancora un repertorio da grande pubblico, ma c’è tempo. E proprio per questo sceglie di annunciare proprio lì l’uscita del suo nuovo disco dal milanesissimo titolo (spero di sbagliarmi) Poké melodrama. Uscirà il 31 maggio.
Lo fa mentre si mette a spippolare in consolle tra luci laser che trasformano per qualche istante il locale in un club. «Io godo quando faccio musica, vi auguro di trovare qualcosa che vi faccia stare così e se un giorno dovesse deludervi, lasciatela andare e trovatene un’altra». Ventitré anni e parla già come i miei amici decisamente più âgés che hanno fatto una decina d’anni di terapia. Il live è finito, da maggio cambieranno ancora le cose. Di Angelina si accorgeranno in Europa? Probabile. Intanto stasera abbiamo visto che non manca niente.