Erano anni che non si parlava tanto di Bob Dylan. Il merito è ovviamente di A Complete Unknown e di Timothée Chalamet. Il film ha incassato 130 milioni di dollari e otto candidature agli Oscar, l’attore ha fatto conoscere a un nuovo pubblico pezzi come Outlaw Blues e Three Angels suonandoli al Saturday Night Live. Ci si è messo pure Dylan, che ha cominciato a usare in modo strambo ed enigmatico Twitter e Instagram, guadagnando qualche altro titolo di giornale (ci stiamo ancora chiedendo, ad esempio, perché mai abbia voluto postare un video di Machine Guy Kelly che si esibisce nel 2016 un negozio di dischi di Orlando).
Mentre tutto questo succedeva, Dylan non stava facendo concerti. Il primo l’ha tenuto ieri sera dando il via al tour 2025 di Rough and Rowdy Ways al Tulsa Theater. C’erano 2800 persone venute da mezzo mondo in Oklahoma con la speranza d’assistere a un concerto diverso e magari imprevedibile quanto quelli dell’Outlaw Tour che Dylan ha fatto in estate, quando ha suonato cover di Grateful Dead e Chuck Berry e ha ritirato fuori pezzi come Under the Red Sky e Shooting Star che non faceva da una vita.
E invece Dyaln è tornato alla scaletta standard di Rough and Rowdy Ways che ha portato in Europa tra l’ottobre e il novembre 2024. Anzi, ha proposto la stessa identica setlist di 17 canzoni della chiusura di quella tournée alla Royal Albert Hall di Londra. Chi era attaccato a Internet in attesa di novità è rimasto deluso. Non lo è stato chi era presente in teatro e ha assistito a un concerto per nulla scontato grazie alla continua reinvenzione delle canzoni.
Fin dal primo pezzo, All Along the Watchtower, sono state chiare alcune cose. La prima è che dietro alla batteria non c’è più Jim Keltner, ma Anton Fig, che è noto soprattutto per aver fatto parte a lungo della band del Late Show With David Letterman (la collaborazione con Dylan risale alle session di Empire Burlesque). Altra cosa apparsa subito chiara: i quattro mesi di pausa e quindi di riposo delle corde vocali hanno avuto dei benefici sulla voce. Non c’è traccia della wolfman voice che sia è sentita in certi concerti recenti. Ora l’eloquio è più morbido e quasi ogni sillaba riusulta comprensibile.
Quando dopo Watchtower è arrivata It Ain’t Me Babe qualcuno ha cominciato a fantasticare su una setlist di pezzi storici. Non è andata così. A parte Desolation Row e It’s All Over Now, Baby Blue, che comunque non sono i superclassici noti al grande pubblico, non si sono sentite canzoni neanche lontanamente definibili come hit. È un concerto per fan duri e puri, che del resto rappresentano oggi la quasi totalità del suo pubblico dal vivo (la maggior parte dei fan occasionali ha rinunciato a vederlo dal vivo 25 anni fa).
Un po’ come l’anno scorso, Dylan ha cantato When I Paint My Masterpiece sulla melodia di Istanbul (Not Constantinople), mentre Black Rider e My Own Version of You sono state ridotte musicalmente ai minimi termini, solo voce, piano e accompagnamento minimale della band, accolte da un silenzio irreale. Dylan fa questi pezzi di Rough and Rowdy Ways dal 2021, ma oggi sembrano diversi, hanno continuato ad evolversi, un po’ come il folk che suonava a inizio carriera.
Dopo To Be Alone With You, Dylan ha detto al pubblico che lui e la band si sarebbero presi una pausa di 10 minuti, alla fine della quali hanno fatto Crossing the Rubicon e una devastante Desolation Row, che ha fatto schizzare la gente in piedi. Nel 2025 cade il 60° anniversario del pezzo epico che chiudeva Highway 61 Revisited. Ha la stessa potenza di allora, anche se Dylan ha tagliato alcuni degli ultimi versi (un giorno magari lo sentiremo di nuovo cantare “all the agents and the superhuman crew” e “Titanic sails at dawn”).
Key West era uno dei picchi dei concerti del 2021 e col tempo è solo migliorata, e col suo arrangiamento scarno e il suo passo lento riesce a enfatizzare ogni singola parola del racconto di un uomo che cerca una nuova vita nella città della Florida. È senza dubbio una delle sue canzoni migliori fra quelle scritte nell’ultimo quarto di secolo.
Anche questo è stato un concerto phone free, coi telefoni chiusi nelle custodie Yondr. Qualcuno s’è lamentato, ma alla fine la scelta ha pagato. La scorsa estate non era possibile eliminare i telefoni all’Outlaw Festival, col risultato che molti fan hanno passato tutto il tempo a scattare foto, girare video, fare videochiamate agli amici per far sentire loro i pezzi, oppure consultare le reazioni sui social. Al Tulsa Theater l’atmosfera era completamente diversa, la gente era concentrata al 100% su quel che accadeva sul palco. Non sarebbe male se diventasse un trend in tutti i concerti.
Dylan non è uno che torna nel backstage prima dei bis, ma ha fatto una pausa per presentare brevemente la band prima di chiudere il concerto con Goodbye Jimmy Reed ed Every Grain of Sand, l’unico pezzo in scaletta tratto da repertorio compreso tra il 1971 e il 2020. Si era alla fine del periodo gospel, nel 1981, e come molte canzoni di quella fase parla della ricerca di Dio in un mondo consumato dal caos. “Nella furia del momento posso vedere la mano del Signore, in ogni foglia che trema, in ogni granello di sabbia”.
Una volta finito il pezzo, Dylan ha dato una rapida occhiata alla platea ed è sparito dalla vista chiudendo il primo dei 57 concerti che farà da qui a settembre, un programma intenso per un uomo che sta per compiere 84 anni, e questo indipendentemente dal fatto che viaggia con tutti gli agi del mondo. Se negli ultimi anni non siete andati a vederlo perché vi hanno detto che non fa le canzoni giuste o che non ha più voce, il consiglio è di andarci. Sta suonando le canzoni giuste, giuste per questo momento, e la sua voce rimane uno strumento potente nonostante decenni di usura.
E poi, è facile dare Dylan per scontato visto che è in tour quasi ininterrottamente da quando il Presidente era Ronald Reagan. Ma un giorno, in un futuro non troppo remoto, il Never Ending Tour finirà sul serio. Al momento, solo nel 2025, mancano ancora 56 spettacoli e l’idea del pensionamento è lontana. E forse questa sua costanza nell’andare in tour da ottantenne è una delle cose più impressionanti di una carriera che è talmente ricca e importante da riempire una dozzina di sequel di A Complete Unknown.
Setlist:
All Along the Watchtower
It Ain’t Me, Babe
I Contain Multitudes
False Prophet
When I Paint My Masterpiece
Black Rider
My Own Version of You
To Be Alone With You
Crossing the Rubicon
Desolation Row
Key West (Philosopher Pirate)
Watching the River Flow
It’s All Over Now, Baby Blue
I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You
Mother of Muses
Goodbye Jimmy Reed
Every Grain of Sand