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C2C Festival 2024, la rivoluzione è stata portata a termine

Nell'edizione appena conclusa il festival dell'avant-pop di Torino ha sublimato un lavoro di costruzione del futuro lungo un decennio. Non resta che chiedersi: e ora cosa dobbiamo aspettarci?

Foto: Kimberley Ross

Sono le 4 del mattino di sabato notte. Il Lingotto di Torino sta per smettere di suonare dopo tre notti di live e dj set. Guardo di nuovo l’ora. La prossima volta che sarò all’interno di questi grandi warehouse sarà più o meno tra un anno, come sempre. C’è ancora molto pubblico – scosso, ribaltato, frastornato. Tutto, in quel momento, ritrova armonia. In consolle c’è A. G. Cook (qui la nostra intervista), arrivato finalmente al suo debutto italiano dopo aver lavorato 10 anni con il suo collettivo e etichetta Pc Music per costruire una nuova musica pop. Un tempismo perfetto, visto che gli avvenimenti di quest’estate lo hanno finalmente consacrato come uno dei produttori e artisti più geniale di oggi. È sua infatti la produzione e la direzione musicale dietro Brat, l’album di Charli XCX che ha ribaltato le regole del gioco del pop. Le luci si accendono, un cerchio si chiude.

Quando A. G. Cook ha fondato Pc Music, nel 2013, il C2C Festival festeggiava i suoi primi 10 anni e in cartellone c’erano nomi come James Holden, Modeselektor, Nina Kraviz, Four Tet, divisi tra le varie location diffuse del festival (al Lingotto, dove quest’anno si sono tenute ben tre delle quattro serate in programma, ci si arrivava solamente per il gran finale del sabato, utilizzando tra l’altro solo il padiglione più piccolo). Il festival era costruito principalmente attorno a dj set e live elettronici, in tradizioni con le sue radici club. Di quell’anno ricordo il sudore della piccola Sala Rossa del Lingotto per il trittico Kode9, Rustie, Machinedrum. Dell’avant-pop, un termine ombrello con cui C2C oggi fa riferimento a generi musicali che mescolano le regole del pop con l’elettronica fuoriuscita dal club, non c’era ancora traccia. Era ancora tempo dell’elettronica pura, più o meno fisica, più o meno intelligente, ma l’idea del clubbing come punto d’arrivo era ancora dominante. Club to Club (questo il naming dell’epoca a evidenziare proprio questo movimento e questa destinazione) era l’alternativa.

A. G. Cook. Foto: Ilaria Ieie

Le mani sono in aria, il pubblico (quest’anno decisamente più internazionale con la percentuale record del 33% dei 41mila presenti) balla riempiendo lo spazio come se il Lingotto fosse la propria camera da letto. Le luci colpiscono veloci. A.G. Cook suona un edit di Beautiful, uno dei suoi primi singoli capace di mettere a fuoco l’idea di una elettronica in piena sinergia con il pop, un uncanny-pop, un pop-troppo-pop che darà vita a un nuovo genere molto discusso in questi anni, l’hyperpop. Poi infila un brano praticamente ambient seguito da qualcosa che potrebbe avvicinarsi alle palpitazioni elettriche degli Autechre, i padrini dell’IDM. Chiude il percorso un altro edit, questa volta della versione tratta dal remix album di Brat di So, I di Charli XCX, brano dedicato a Sophie, la pionieristica producer scomparsa nel 2021 emblema di questa commistione tra elettronica intelligente (non a caso è stata remixata dagli stessi Autechre) e pop (è stata colei a spingere Charli XCX ad andare “più veloce”, per citare un verso di So I) che oggi chiamiamo avant-pop. Uncanny pop, ambient, Autechre, Sophie. Un altro cerchio si chiude.

Alle 4 del mattino di sabato c’è probabilmente più gente del peak time di quel sabato del 2013. In queste ventidue edizioni C2C Festival non ha infatti solo cambiato il proprio nome, ma la percezione che le persone hanno del festival in sé, nonché le abitudini sonore del proprio pubblico. 10 anni fa bisognava scegliere la propria fede: l’elettronica o il pop, l’alto o il basso, l’alternativa o il mainstream. Ogg questa distinzione è scomparsa. Le due fazioni hanno stretto patti, costruito ponti e strade, contaminandosi fino a decostruire la polarità del sistema. Nel 2024 a C2C, che di questo racconto musicale ne è stato uno dei fotografi più attenti, possiamo così assistere a live ambient-jazz di Shabaka e Nala Sinephro, alle performance di Sega Bodega (qui l’intervista) e Arca (un’altra figura, come quella di Sophie, capace di incarnare la trasformazione fisica e sonora della musica contemporanea che nei giorni del festival ha festeggiato i 10 anni dall’album d’esordio, Xen), ma anche alla club music dei dj set di Bicep e Yaeji. Tutto è permesso, valido. Legittimo. A modo loro A. G. Cook, Sophie, Charli XCX e C2C sono (stati) parte dello stesso processo, della stessa rivoluzione. Una rivoluzione compiuta.

Arca. Foto: Kimberley Ross

Quando ho scoperto la Pc Music, e di conseguenza A. G. Cook, Sophie e tutto un movimento che stava iniziando ad emergere in quegli anni, c’era molto scetticismo da parte di entrambe le fazioni dell’epoca. Troppo pop per i primi (tra cui gli stessi clienti di C2C), troppo sperimentali per i secondi (parte di alcuni futuri clienti di C2C). Ma l’idea che ci fosse qualcosa di rivoluzionario quelli che stavano dietro C2C l’avevano capito con anticipo. La dimostrazione fu portare in tre diverse occasioni Sophie a esibirsi per loro, una scommessa (riuscita) in un ambiente che stava ancora riflettendo su questa trasformazione. Ora, a tre anni dalla sua morte, Sophie è considerata una delle più grandi perdite per la musica di questi anni e, solo nel 2024, tre artisti – St. Vincent, Charli XCX, A. G. Cook – le hanno apertamente dedicato dei brani. Certo, a riempire la main room saranno sempre act più definiti e chiari come i Bicep, o Romy (qui una nostra recente intervista), ma la trasformazione che ha coinvolto la musica avant-pop contemporanea è evidente in un cartellone come quello del C2C: in una terra d’ascolto senza fazioni siamo ritornati liberi di muoverci tra i generi, non più costretti a confini e regole. Possiamo così essere coerenti scegliendo di perdere gambe e braccia in un back2back di Bill Kouligas (un altro che ha contribuito a questa trasformazione con la sua label, la Pan) e Gabber Eleganza (capace di far rivalutare il mondo gabber con il lavoro della sua etichetta, la Never Sleep) dopo essere annegati nei tappeti modulari di Kali Malone, nei latinismi club di Verraco quanto nell’hip-hop di Evilgiane (qui l’intervista) nella serata conclusiva a OGR Torino firmata adidas Originals x C2C Festival.

La rivoluzione è compiuta, dicevamo. A C2C la musica si è aperta, il pubblico è cambiato (molto bello vedere così tanti stranieri per il festival), il futuro è diventato l’oggi. Non resta che chiedersi: cosa dobbiamo quindi aspettarci dal futuro e dal prossimo C2C Festival?

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