Gli incendi che soltanto pochi giorni fa hanno devastato Los Angeles sono ancora molto vividi nella mente di chi abita in città. Questo genere di disastro non è certo una novità da queste parti, anzi, potremmo quasi definirlo la normalità, e infatti soltanto poche settimane prima il fuoco aveva incenerito un’area enorme nella zona costiera di Malibu. Questa volta, però è stato diverso. Se i centri abitati nella maggior parte dei casi vengono risparmiati grazie al pronto intervento dei pompieri (ormai veri e propri eroi cittadini), questa volta a bruciare sono state soprattutto le aride aree collinari e anche a causa di raffiche di vento senza precedenti sono stati spazzati via interi quartieri.
Com’è era lecito aspettarsi, in una città famosa anche per la sua ricca tradizione musicale, per il Fire Aid si sono mobilitate molte star locali. Rocker, popstar, vigili del fuoco e chi ha perso tutto a causa degli incendi si sono riuniti in due grosse arene a poca distanza l’una dall’altra, lo storico Forum (oggi chiamato Kia Forum) e l’Intuit Dome, a Inglewood, culla della comunità afroamericana di Los Angeles, nonché cuore nevralgico della scena hip hop della West Coast, coi biglietti carissimi polverizzati in pochi minuti. Io me ne sono aggiudicato uno per il Forum, che sulla carta presentava il cast più appetibile per chi predilige il rock.
Al Forum il concerto è iniziato prima. Da un certo punto in poi, il pubblico ha potuto seguire anche l’altro show grazie ai megaschermi collegati in diretta con l’Intuit Dome. Di tanto in tanto venivano proiettate le immagini dei disastri, le testimonianze dei sopravvissuti, i tributi raccolti in questi giorni.
Le sorprese
I Green Day sono i primi a salire sul palco e lo fanno insieme a Billie Eilish. È in cartellone al Dome, ma raggiunge il trio per una versione di Last Night on Earth. I Black Crowes non solo si rendono protagonisti di una prova maiuscola su Remedy, ma si fanno anche raggiungere sul palco da un certo Slash, con cui eseguono una Going to California dei Led Zeppelin da veri cavalli di razza del rock. La sorpresa che invece nessuno, ma proprio nessuno si aspettava, si materializza mentre sugli schermi trasmettevano Katy Perry dall’Intuit Dome e da noi, al Forum, i tecnici sistemavano il palco a luci spente (una pedana rotante centrale permetteva di eseguire velocemente i cambi di scena). Vedo le ombre di alcuni musicisti che prendono posto dietro ai rispettivi strumenti, riconosco la chioma canuta di Pat Smear e penso subito ai Foo Fighters. In effetti un presenzialista come Dave Grohl, che dalle ultime vicende di cronaca che lo riguardano non si fa vedere troppo in giro, a un evento come questo non può mancare. E infatti c’è, ma invece di imbracciare la chitarra si siede dietro la batteria. Accanto a lui, Krist Novoselic.
Sono proprio i superstiti dei Nirvana a mettere in scena il set più anticonvenzionale della serata, eseguendo Breed, School e Territorial Pissings con alla voce rispettivamente St. Vincent, Kim Gordon e Joan Jett (non è la prima volta che lo fanno, sia chiaro). Non dicono nulla, il solo Novoselic chiama sul palco le cantanti e via. St. Vincent, tra l’altro, dopo la sua performance (non brillantissima a dir la verità) sembra abbandonare il palco incazzata. Dopo una serata tutto sommato dai toni pacati o, al massimo, marcatamente pop, il set punkeggiante dei redivivi Nirvana fa strano. Infatti smorzano i toni subito dopo chiamando sul palco Violet Grohl e fanno la più tranquilla All Apologies.
California Love
Il Fire Aid è ovviamente un tripudio di amore incondizionato per la città di Los Angeles e per lo stato della California. C’è Anderson .Paak, che chiama sul palco nientemeno che Dr. Dre (altra sorpresa) e insieme rappano sull’inno California Love. Ci sono le colonne portanti di Laurel Canyon, come Joni Mitchell, che canta Both Sides Now seduta sul suo trono, e Stephen Stills e Graham Nash, che duettano su Teach Your Children di Crosby Stills Nash & Young. E poi Stevie Nicks, che emoziona con classici intramontabili come Edge of Seventeen a dispetto di una performance vocale non all’altezza del suo immenso talento. E mentre sugli schermi vediamo il finale della performance di Lil Baby, sul nostro palco, ancora semibuio, compare Flea che cammina sulle mani in mutande e poi imbraccia il basso. Quando è il loro turno, i Red Hot Chili Peppers tengono alta la loro fama di ambasciatori della California nel mondo con Dani California, Californication e Under the Bridge, che non contiene la parola California nel titolo ma è il brano che sviscera più di ogni altro il senso di appartenenza di questa band alla città di Los Angeles.
Arrivano le star
Lady Gaga e Billie Eilish sono le due star più attese della serata. Quest’ultima noi spettatori del Forum la vediamo anche con i Green Day, ma all’Intuit Dome si esibisce con il fratello Finneas in un set acustico suggestivo, mentre Gaga chiude la serata con Shallow, Always Remember Us This Way e soprattutto l’inedita Time Is a Healer, scritta col fidanzato Michael Polansky. E poi ancora P!nk, anche lei principalmente in acustico, Olivia Rodrigo, Peso Pluma. Ci sono gli Earth, Wind & Fire, che fanno ballare tutti con hit come Shining Star e September. Tra le leggende della musica che non hanno voluto mancare c’è Rod Stewart, che prima ricorda ai presenti il suo legame con la città di Los Angeles, in cui ha abitato per oltre 50 anni, e poi parte con Forever Young. Non si fa mancare una battuta, «Here’s a new song. Not!», ovviamente seguita dal classicissimo Maggie May. Belli anche i duetti di Stevie Wonder su Superstition con Sting e Flea e Higher Ground con… Flea e Sting.
Le delusioni, le conferme
Qualche sbavatura l’abbiamo vista, come già detto, con Stevie Nicks, e a dir la verità con gli stessi Nirvana (un po’ legnosi) e Red Hot Chili Peppers (per una volta, Anthony Kiedis più che dignitoso, la band un po’ meno). Ma la vera delusione sono stati i No Doubt. Ammetto che ero curioso di vederli dopo la reunion, fino a questo momento isolata, del Coachella di un annetto fa. Ma al Fire Aid la band sembrava parecchio arrugginita: hanno snocciolato le loro tre hit più famose, Just a Girl, Don’t Speak e Spiderwebs, ma mancava il groove, quello che una band come questa non può non avere. Gwen Stefani è bella e brava, e sa essere coinvolgente. Ma non basta.
John Mayer sale sul palco accompagnato solo dalle sue chitarre. Neon e Gravity incantano, ma è la cover di Free Fallin’ di Tom Petty uno degli highlight della serata. E poi John Fogerty, che canta Have You Ever Seen the Rain? dei Creedence Clearwater Revival con i Black Crowes, e Jelly Roll, artista di Nashville che negli ultimi anni ha avuto un successo travolgente, che si ingrazia la folla chiamando sul palco «un vero musicista di Los Angeles» come Travis Barker, con cui esegue una potente versione di Hollywood Nights di Bob Seger & the Silver Bullet Band. Sono tante le esibizioni che lasciano il segno.
Un milione dagli U2
Chi non era presente poteva guardare la trasmissione in diretta e contribuire con donazioni tramite FireAidLA.org. L’intero ricavato della serata verrà interamente donato alle vittime degli incendi. Encomiabile, da questo punto di vista, il gesto di Steve Ballmer, proprietario dei Los Angeles Clippers, e di sua moglie Connie, che hanno promesso di raddoppiare tutte le donazioni effettuate durante la serata. Lo ricorda Billy Crystal, che sale sul palco dopo i Green Day. L’attore prima conferma che la prima donazione arrivata è quella degli U2, un milione di dollari, che grazie a Ballmer diventano dunque due milioni, e poi fa una testimonianza toccante, rivelando che anche la sua casa è andata distrutta nell’incendio di Palisades. Sono tantissime le testimonianze che si ascoltano durante la serata, dai personaggi famosi come Samuel L. Jackson alla gente comune, tutti accomunati da questa tragedia, inclusi molti degli artisti sul palco.