Rolling Stone Italia

Dream Hit ha portato Fedez, Elodie e Achille Lauro nel regno di ghiaccio di Frozen

Il concerto di ieri su YouTube non è stato «il paradigma di una nuova era», come ha detto il cantante di ‘Bella storia’, ma ha indicato una strada da seguire per rendere i livestream un’esperienza unica

Foto: dalla diretta del 22 novembre

«Vabbè raga, ma è una bomba», diceva Fedez sabato scorso alle prove, di fronte alla regia del concerto. C’erano due schermi. Uno riproduceva il palco di Dream Hit, l’altro la stessa immagine in realtà aumentata, ovvero il palco immerso in un strano paesaggio riprodotto digitalmente. «È il paradigma di una nuova era, fino a quando non si potrà tornare alla normalità».

Dream Hit non è stato il paradigma di una nuova era, ma se non altro ha indicato una via da seguire per rendere i livestream un’esperienza diversa dalla semplice ripresa in diretta di un’esibizione senza pubblico. La strada è quella della realtà aumentata, ovvero della manipolazione digitale dal vivo delle riprese. A Dream Hit l’hanno usata solo nei campi larghi per dare l’impressione che il palco del Fabrique di Milano su cui si sono esibiti ieri sera Fedez, Achille Lauro, Elodie, Carl Brave, Myss Keta, Ernia, Cara e Beba fosse immerso in un panorama alieno, a metà fra il regno di ghiaccio di Frozen e la superficie del pianeta Krypton nei vecchi di film di Superman, con enormi blocchi che cambiano colore a seconda dell’esibizione in corso.

Un mese fa Billie Eilish ha indicato la via facendo ampio uso della realtà aumentata per alterare la percezione degli spettatori e ottenere effetti speciali impossibili da riprodurre su un vero palco. Ha trovato, insomma, un modo per rendere il livestream un’estensione e non solo la riproduzione di un concerto. A Dream Hit non è successo, ma rispetto alle dirette casalinghe del primo lockdown è stato fatto un passo avanti. Siamo costretti a stare davanti a un computer per vedere qualcuno che canta dal vivo? Sfruttiamo le peculiarità del mezzo. Non solo l’extended reality, quindi, ma anche le possibilità di interazione offerte dalla rete, un’idea quest’ultima che ieri sera è stata poco sfruttata. Ci vogliono soldi, tanti soldi. Billie Eilish è una pop star internazionale e l’accesso ai suoi 60 minuti di show costava 30 euro. L’evento di ieri sera era gratuito (lo potete rivedere qui sotto).

Un problema di Dream Hit è stata la musica. Se n’è sentita poca e non è stata riempita da altro, al di là della presenza scenica più o meno forte dei performer. Puoi mettere un artista su un palco a cantare da solo su una base o accompagnato da un deejay, ma quel palco devi riempirlo in qualche modo. A volte, invece, s’è provata la sensazione di vuoto, l’impossibilità cioè di riempire la distanza che separa il performer e chi lo guarda davanti allo schermo di un computer o di uno smartphone. I momenti migliori sono stati quelli in cui c’è stata una qualche forma di interazione come il duetto vecchia scuola fra Carl Brave e Elodie in Parli parli, seduti una di fronte all’altro, o l’esibizione della stessa Elodie affiancata da due coriste.

Gli artisti hanno interpretato quasi tutti tre canzoni. Solo Rapide di Mahmood, preregistrata a casa, è stato un ritorno al mondo delle dirette Instagram di sei mesi fa. I brevi interventi tra una canzone e l’altra di Guglielmo Scilla hanno fatto somigliare il tutto a uno show televisivo: l’effetto Festivalbar. Alla fine dello show Fedez ha scritto in una story che è stata «la live di YouTube più vista di sempre in Italia». Ogni tanto controllavo: è iniziata con 26 mila spettatori, ne ha fatti registrare 35 mila alla fine dell’esibizione di Fedez, è stata più meno stabile sui 32 mila.

Dream Hit è servito anche per lanciare l’omonimo social talent condotto da Myss Keta e Carl Brave ogni mercoledì e domenica alle 21, sino alla finale del 13 dicembre. Il concerto è servito anche per riparlare di Scena Unita, il fondo nato su iniziativa di Fedez per dare un aiuto concreto ai lavoratori della musica in crisi (ne abbiamo scritto qui). L’evento, ha detto il cantante, serve per «far capire che il mondo della musica non deve fermarsi, che esiste un’alternativa valida ai concerti». Ci sono stati appelli a contribuire al fondo, ma sporadici e poco insistenti: l’idea è che al fondo partecipino anzitutto le aziende e gli artisti che provano un dovere morale nei confronti di chi solitamente lavora ai loro show (da quando è stato annunciato vi ha aderito Vasco Rossi, ad esempio).

Dream Hit è stato anche altro e pure qui c’entra Fedez. Nel 2020 il cantante ha firmato un accordo con Be, gruppo che offre consulenze e servizi IT, formando una società chiamata Doom Entertainment (dove Doom sta per Dream Of Ordinary Madness) specializzata nella realizzazione e nella distribuzione di contenuti digitali. Una delle idee, par di capire, è che chi produce eventi e gestisce talenti come Fedez possa fare da tramite tra banche e istituzioni finanziarie da una parte e nativi digitali dall’altra, vale a dire i loro futuri clienti. Dream Hit è una produzione originale di Doom di cui Intesa Sanpaolo è main partner e finanziatore. L’istituto bancario è, dopo Amazon, anche il secondo donatore del fondo Scena Unita. Ha versato 250 mila euro e ieri sera è stata annunciata in diretta la donazione di altri 50 mila euro. Dream Hit è stato anche questo: un intreccio di solidarietà, spettacolo e marketing. Stai a vedere che è veramente il paradigma di una nuova era.

Iscriviti