You better work bitch, comandava la regina del pop Britney Spears nel 2013. E su questo mantra probabilmente che si è formata la nuova queen (qualcuno ora direbbe mother) Dua Lipa. Nessuna artista mainstream ha mostrato un miglioramento così netto come la popstar di origine kosovara che dal 2017, l’anno dell’esplosione sul mercato globale, a oggi è riuscita pian piano a colmare tutte le sue lacune vocali e performative. Proprio quest’ultima parte era ancora un punto debole della nostra, ma a vedere il suo show di ieri sera a Lisbona, qualcosa è cambiato.
Il modo migliore per tacere le critiche è proprio quello di mettersi sotto e lavorare, migliorandosi per privare chiunque abbia qualcosa da ridire di trovare appigli su cui ribattere. Che Dua Lipa, infatti, non fosse la migliore performer sulla piazza è sempre stato abbastanza palese, almeno da quell’infame coreografia di One Kiss del 2018 diventata presto meme virale lasciando scorie sulla nostra che, anni dopo, ne ha parlato come di un momento che l’ha «profondamente ferita». Ma a differenza di molte colleghe la differenza è proprio qui: Dua Lipa è un’artista che continua a lavorare, allenarsi, prepararsi, e ieri sera al Nos Alive di Lisbona ci ha dimostrato che anche questa lacuna è stata risolta con stile.
Quasi 60 mila persone, che qui significa sold out, hanno invaso gli spazi del Nos Alive, il festival cittadino di Lisbona il cui main stage si affaccia sull’oceano. Certo, c’erano anche altri artisti in cartellone, ma la febbre Dua Lipa è stato il motore che ha trainato l’intera seconda serata del festival, riempiendo gli ampi spazi dedicati al palco centrale. Lei sul palco ci è salita alle 23.45, quando il vento oceanico iniziava a farsi un filo più insistente, mettendo subito le cose in chiaro con una cinquina di brani che nel dizionario dell’artista significano 5 hit stratosferiche come Training Season, One Kiss, Illusion, Break My Heart, Levitating (complessivamente fanno più di 5 miliadi di ascolti sul solo Spotify).
Se la data di Future Nostalgia del 2022 a Milano funzionava con qualche difetto di troppo, questa prima tranche estiva del tour di Radical Optimism è un importante rilancio in avanti rispetto a quanto visto solo due anni fa. Dua Lipa ora è definitivamente pronta. Accantonato ogni disagio (nel 2022 si percepiva ancora una mancanza di fiducia nei propri movimenti, ancora troppo timidi e mnemonici), il palco oggi è tutto suo. Il ballo, la presenza e il focus sono migliorati in modo esponenziale a dimostrazione di una cosa che spesso ci dimentichiamo: le popstar per arrivare a questi livelli devono farsi il culo. E Dua Lipa se l’è fatto eccome.
16 brani per una raffica di hit (5 canzoni in scaletta – Don’t Start Now, Levitating, Cold Heart, One Kiss e New Rules – hanno più di 2 miliardi di ascolti per singolo brano su Spotify, giusto per ricordarci la portata) ad un ritmo sostenuto in cui la popstar canta, balla, incita senza mai perdere un filo di energia. Non ci sono momenti morti, perdite di tempo, non ci sono cambi abiti, o cambi scenografici (se non per le grandi scale che formano la scenografia e che vengono mosse durante vari segmenti della performance), ma solo una grande e continua presa bene che si propaga velocemente tra i presenti che stipano il main stage del Nos Alive. E come potrebbe non essere così per uno show che può permettersi di chiudere con un’altra tripletta da cantare a memoria come quella composta da Physical, Don’t Start Now, Houdini?
Il pop dovrebbe essere così, leggero, preso bene, emozionale. E quello di Dua Lipa, in particolar modo nel live (anche grazie a una band affiatata e affilata e a un corpo di ballo eccezionale), adempie a tutte e tre le richieste. Lo studio e l’allenamento hanno colmato le lacune tecniche mentre un grande lavoro di pulizia ha reso lo show funzionale, fresco, a fuoco. Lei sorride sempre, si lascia andare anche in un momento lacrimuccia, mantenendo sempre l’intensità del live sotto controllo come è richiesto a certi livelli. C’è amore, c’è gioia, c’è entusiasmo, proprio come nel concept della disco anni ’70 a cui il sound di Dua Lipa deve molto, moltissimo. L’effetto sempre-la-stessa-canzone, questo continuum che attraversa la discografia di Dua Lipa (e che in Radical Optimism non ci aveva convinto), dal vivo è come se sostituisse il concetto di canzoni con quello di dj set, proprio come in una disco anni ’70 in cui i primi dj suonavo le grandi hit del momento. Solo che le grandi hit, ora, sono tutte di Dua Lipa. Potrebbe sembrare un incubo, un eterno Giorno della marmotta, ma fidatevi, l’effetto è l’opposto, è un’estrazione dai pensieri del momento, dei pesi della vita, un modo per liberare corpo e mente e lasciarsi andare in questa notte da summer of love.
Se Radical Optimism non ci aveva scaldato, e il suo ultimo live a Milano era sembrato un po’ sotto le aspettative del ruolo, quest’estate ci riporta una Dua Lipa in piena forma, una popstar capace di limare i propri difetti per costruire uno show che funziona sotto tutti i punti di vista. Da fuochi d’artificio, come quelli sparati alla chiusura dello show. The training season is over.