In una dimensione parallela in cui non c’è mai stata la pandemia, Doobie Brothers, Nine Inch Nails, Depeche Mode e i famigliari di Whitney Houston, Notorious B.I.G. e Marc Bolan si sono dati appuntamento il 2 maggio alla Public Hall di Cleveland in un’incredibile serata di musica e discorsi e tributi. Sarebbe stata una delle cerimonie della Rock and Roll Hall of Fame più memorabili degli ultimi anni.
E invece la pandemia ha obbligato gli organizzatori a riorganizzare la cerimonia d’ingresso alla Hall of Fame della classe 2020. Hanno posticipato la serata di sei mesi (è stato trasmesso ieri sera da HBO) e creato qualcosa di diverso dai soliti eventi virtuali stile Zoom che si sono visti negli ultimi mesi.
Sono stati creati mini documentari sulla vita e la musica degli artisti che entravano nella Hall of Fame e per i manager che ricevevano l’Ahmet Ertegun Award, ovvero Jon Landau e Irving Azoff. E non somigliavano, questi filmati, a puntate di VH1: Behind The Music. Registi d’una certa esperienza come Thom Zimny, Morgan Neville, Rick Austin o Barbra Dannov hanno creato video pieni di momenti toccanti e umoristici.
La vera sorpresa? Non si sono viste performance. E tutto sommato è stato meglio così: pezzi come Head Like a Hole o Personal Jesus hanno bisogno di un pubblico da palasport per funzionare al 100%. Non ci sono stati nemmeno i lunghi e inutili discorsi d’accettazione che si sono ascoltati negli ultimi anni. A ognuno sono stati riservati 80 secondi e solo a pochi musicisti è stato consentito di parlare. Forse è un’ingiustizia per i membri dei Nine Inch Nails che non si chiamano Trent Reznor, ma le immagini di tutti i musicisti della E Street Band che parlano nel 2014 sono ancora fresche nella memoria. Era una scelta difficile, ma andava fatta.
È toccato a Dave Grohl spiegare a inizio show che sarebbe stata una cerimonia diversa dal solito: «Anche la famiglia del rock and rock, come tutte le altre, non può riunirsi di persona». Fra le cose migliori ci sono stati i filmati in cui Iggy Pop racconta il funk che sente nei Nine Inch Nails; Judd Apatow che confessa che pur essendo «un ragazzino ebreo di Long Island» la sua canzone preferita da Doobie Brothers era Jesus Is Just Alright; Billy Gibson che spiega d’essere un sueprfan dei Depeche Mode; Saul Williams che parla dell’influenza di Reznor: «Grazie a lui, molti ragazzini bianchi delle periferie hanno capito qual è il loro posto nel mondo».
I Depeche Mode sono l’unico gruppo che ha fatto un discorso tutti assieme. È stato il momento più divertente. Mentre Dave Gahan spiegava quanto sono stati influenzati da Bowie, Iggy e i Clash, Andy Fletcher l’ha interrotto e con tipico sarcasmo britannico ha chiesto di «non dimenticare gli Eagles». I momenti più emozionanti sono stati i tributi a Whitney Houston e Notorious B.I.G., con immagini di quand’erano ragazzini predestinati e pieni di talento, i loro momenti di gloria, le testimonianze di Alicia Keys, Jay-Z, Puff Daddy. Ringo Starr ha parlato dell’amicizia con Marc Bolan dei T. Rex: «Era anche poeta ed era orgoglioso di questa cosa. Mi diceva sempre: sono il poeta più venduto di Gran Bretagna».
Slash e Tom Morello hanno reso omaggio a Eddie Van Halen. «Chiunque abbia imbracciato una chitarra dal 1978 in poi è stato influenzato da lui in un modo o nell’altro», ha detto Slash. «Mi mancherà come musicista e come amico». Le carriere di Landau e Azoff sono state raccontate rispettivamente da Bruce Springsteen e Don Henley. Hanno detto più o meno la stessa cosa e cioè che gli Eagles e Bruce Springsteen and the E Street Band non sarebbero stati come li conosciamo senza i loro manager.
La prossima cerimonia della Hall of Fame è prevista nel novembre 2021. Ci sono discrete possibilità che per allora si possano tenere eventi pubblici. Se così non fosse, con la cerimonia di quest’anno è stato creato un nuovo modello. Speriamo non lo si debba replicare l’anno prossimo. Come ben sanno i musicisti della classe 2020, nulla può sostituire la musica dal vivo.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.