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Grazie di tutto Maestro Ennio Morricone

Per l'ultimo concerto della sua carriera, il Maestro regala al pubblico di Lucca più di due ore da brividi, tra tutti i capolavori che hanno scritto pagine di storia

Foto di Christoph Soeder

“Certo che se a 91 anni riempi una cosa del genere, sei veramente un fenomeno”.

Il fenomeno in questione è il Maestro Ennio Morricone, oggi impegnato nell’ultimo concerto della sua carriera professionale, mentre il ‘cosa’ sono le Mure Antiche di Lucca, che per l’occasione si prestano come location per il Lucca Summer Festival al posto di piazza Napoleone, tradizionale sede dei concerti nella città dei comics.

Chi pronuncia la frase è un tizio che mi cammina vicino mentre stiamo facendo la fila per i numerosi controlli necessari a poter entrare nell’ampio spazio lucchese: potrei scrivere un articolo di 20mila battute su quanto visto ieri sera alle Mura Antiche di Lucca, ma difficilmente riuscirei a sintetizzare il concerto, l’ultimo nella carriera del Maestro, meglio di quanto fatto involontariamente dal mio nuovo sconosciuto amico.

Lo spettacolo comincia alle 21.15 circa: gli altoparlanti informano gli spettatori che Morricone, così come lo staff del Lucca Summer, ha scelto di dedicare la serata alla memoria delle 32 vittime della strage ferroviaria di Viareggio di cui ricorre il decennale proprio in questi giorni.
Il pubblico risponde con un lungo, sentito applauso.

La scaletta è divisa per aree tematiche, nella prima parte trovano posto Epico Storico, col tema de Gli Intoccabili a rompere il ghiaccio fra pubblico e artista, il ciclo del Novecento e quello dedicato al cinema di Sergio Leone. Sono oltre 400 le colonne sonore griffate Morricone, ma inevitabilmente sono quelle legate alla trilogia del dollaro quelle rimaste maggiormente nel cuore del pubblico.

Ed è proprio su queste che il Maestro, accompagnato dalla soprano Susanna Rigacci, porterà a casa i consensi più ampi: L’uomo con l’armonica e Il forte sono uno splendido antipasto prima della vera portata principe in salsa spaghetti western: il tema de Il buono, il brutto e il cattivo (un classico anche dei concerti rock, usato storicamente da band come Ramones o Metallica per aprire i propri show) e l’Estasi dell’oro faranno riverberare l’aria lucchese come nessun altro pezzo in scaletta.

Nonostante qualcuno si ostini a parlare (a proposito: ma perché non ve ne rimanete a casa se volete chiacchierare?), la maggior parte del pubblico segue il compositore in religioso silenzio, ognuno protagonista del proprio film mentale.

Intervallo.

Dopo 20 minuti circa, Morricone riprende possesso dello scranno al centro del palco per poter tornare a dirigere Il Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano, il Coro C. Casini dell’Università di Roma Tor Vergata e l’Orchestra Roma Sinfonietta. Il concerto riprende, ed io non riesco a non pensare a cosa stia passando nella sua mente mentre esegue i suoi immortali capolavori per l’ultima volta.

La seconda parte della serata, per tornare alle aree tematiche della scaletta, è invece dedicata al cinema d’impegno: stavolta, con Dulce Pontes – acclamatissima – nel ruolo di soprano, scorrono le note di pellicole come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sacco & Vanzetti, Vittime di guerra e Abolicão (dal film Queimada, con Brando), brano sul quale la cantante si congederà dal maestro baciandolo sulle guance.

Ancora nelle seconda parte, spazio anche per L’ultima diligenza per Red Rock (dal tarantiniano Hateful Eight) e The Mission, col celebratissimo tema Gabriel’s Oboe. Siamo alla fine, ma il popolo di Lucca proprio non ne vuol sapere di lasciar andare Morricone, che ringrazia a più riprese con un cenno della mano e dopo oltre due ore di concerto, a quasi 91 anni compiuti, sceglie di tornare sul palco per regalare nuovamente ai propri fan le già eseguite L’Estasi dell’oro e Abolicão, donando anche un’ultima passerella sia a Susanna Rigacci che a Dulce Pontes.

La sensazione finale è quella di veder partire un parente per una terra lontana, uno di quei viaggi che non sempre contemplano un biglietto di ritorno. A noi l’ingrato compito di sventolare il fazzoletto mentre parte il treno, con gli occhi un po’ gonfi e le lacrime trattenute a stento.
Ma se il Maestro vorrà tornare, saremo qui ad aspettarlo.

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