Quando Motomami, il caleidoscopico terzo disco di Rosalía, è stato pubblicato, l’artista lo ha presentato con una coinvolgente performance su Tik Tok. Nella mezz’ora di video, doverosamente in formato verticale, Rosalía esegue 14 brani in altrettante situazioni e coreografie, mischiando vari livelli e linguaggi in quello che può essere considerato il vero e proprio manifesto estetico dell’album.
Ieri sera l’unica e vera Motomami ha sgommato sul palco di un bollente Forum di Assago, a Milano, per la sua unica data italiana. Che il rapporto tra Rosalía e la città fosse una storia d’amore lo si era già potuto intendere nell’arco della giornata quando la nostra si era fatta riprendere (riportando tutto sui propri social) mentre se la viaggiava in centro, tra il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele II, su di un monopattino elettrico (riuscendo – non si sa come – a renderlo cool), ma viversi l’esplosione vocale del pubblico al momento della sua entrata in scena è stata una conferma maiuscola.
Quello che Rosalía propone per il suo Motomami World Tour è un’esperienza che ricorda molto da vicino la citata performance di Tik Tok. Piuttosto che un puro e spensierato concerto pop (vedi alla voce Dua Lipa, Katy Perry, Harry Styles), il concept dell’artista spagnola è molto più ambizioso: un gigantesco videoclip della durata di due ore. Durante tutto lo show – coreografato nella sua quasi totalità – sul palco sono presenti una serie di telecamere (a volte utilizzate dal corpo di ballo, altre dall’artista stessa) che la seguono senza sosta, riproponendo la performance sugli schermi, in formato verticale, naturalmente.
In uno strano ribaltamento concettuale, on stage non sono presenti musicisti: il ruolo di solista è infatti affidato all’addetto alla steadicam, il vero virtuoso in scena e parte stessa della coreografia che, con le sue riprese, costruisce veri e propri videoclip sui maxischermi, con tanto di regia video che utilizza filtri e distorsioni nell’atto di mischiare vari linguaggi video, da quello cinematografico al DIY da smartphone.
Il pubblico ha quindi due possibili fruizioni: guardando Rosalía, quella in carne e ossa e outfit da motociclista sexy che si dimena e suda, è come se ci si trovasse dietro le quinte di un set, tra gli addetti ai lavori, mentre spostando lo sguardo sui maxischermi, invece, è come se si stesse guardando un video di una performance, proprio come quella di Tik Tok, questa volta però in una lunga diretta da due ore, in uno sfoggio artistico di talento e preparazione.
Tutto il concerto, come da concept di Motomami, si basa sul minimalismo: sonoro, estetico, performativo. Proprio come i brani del disco, costruiti attorno a pochi suoni, tutti fondamentali, palesi e spietati, l’idea è che qualsiasi cosa accada sul palco debba essere funzionale e necessaria, con un proprio spazio definito. Per questa ragione ogni orpello viene semplicemente eliminato (si pensi solo che sono gli stessi performer a portare oggetti di scena, props, abiti, acqua e asciugamani, strumenti – essì la nostra suona sia la chitarra che il piano – fino a ritrovarsi, più volte, a pulire il palco con dei grandi scoponi). Una ricerca dell’essenziale palesata fin da subito da un palco completamente nudo, dall’assenza di visual (appariranno solo due semplici video-fondali) e da un utilizzo delle luci ridotto al minimo: quasi tutto lo show si basa su semplici luci bianche, senza l’utilizzo di fumo, praticamente l’opposto di ogni concerto pop dove fumi e luci colorate sono alla base della messa in scena.
Anche l’estetica di Rosalía, nonostante le 10 mila persone in sala e le telecamere sempre puntate addosso senza pietà, è natural: un solo outfit per tutto il live (una tenuta motociclistica decostruita, con pantalone a vita bassa, mutanda in vista e body, in un gioco di bianchi e neri), wet look, no trucco (una matita sugli occhi e poco più), no nail art, no grillz. Nonostante questa riduzione estetica, anti-concettuale nelle regole non scritte del pop, la nostra è favolosa, alla moda, futuristica. È la Motomami per eccellenza, una donna che trasuda talento, potenza, umanità.
CUUUUUuuuute en Milano, Italia.@rosalia pic.twitter.com/nFr0GP4mhy
— 🦋AUTE CUTURE🦋sofi🇮🇹 (@rosaliaxitalia) December 1, 2022
Rosalía domina il palco con il corpo e con la voce (e qui si capisce perché non ci siano bisogno di altro, la sua presenza scenica è tutto) portando nel palazzetto una tavolozza di emotività che, nell’arco del concerto, le fa attraversare una serie di emozioni forti, dalla risata più sciocca alla lacrima più sentita. Sensualità ed emotività si danno spesso il cambio, trasformando la performance in un rollercoaster emotivo che – citando un’amica presente – ricorda un venerdì sera in pre-mestruo. Piange lei, piangiamo noi, ride lei, ridiamo noi in un perpetuo scambio alimentato da un rapporto che rimane sempre aperto tra artista e pubblico.
In un mondo di patinate popstar irraggiungibili, Rosalía riesce con incredibile destrezza a mantenere uno status che la rende un’idola del contemporaneo (nel pubblico una schiera di ragazze e ragazze in tenuta motomami e motopapi ben rendono visibile la potenza estetica comunicata dell’artista) quanto una di noi altri. Il motivo non è solo la grande passione della musicista per la cacio e pepe (tema ribadito più volte in perfetto italiano), ma una capacità empatica fuori dal comune che annulla la distanza che solitamente un certo perfezionismo e un certo stardom comportano: Milano chiama, Motomami risponde.
Grazie a @odio_su_tela ❤️ #rosaliamilano pic.twitter.com/OR7u5KNeai
— Bernardo Fibrosi (@bernardofibrosi) December 1, 2022
Rosalía esegue una trentina di brani tra Motomami e El Mal Querer (escludendo quasi totalmente il disco d’esordio Los Ángeles), in una scaletta da ADHD tenuto sotto controllo in cui convivono reggaeton e avant pop, grunge e hyperpop, tradizione latina e futuro apolide, che trova coerenza grazie al filtro tecnico, estetico, emotivo che impregna l’intera performance. La ragazza (trentenne da pochi mesi) è così onesta in tutto quello che fa che trovarci un difetto è quasi impossibile, anche quando suona male la chitarra o sbaglia un paio di accordi del pianoforte, errori che ribadiscono, ancora una volta, un’estrema umanità.
Rosalía, con il Motomami World Tour, ha ribadito definitivamente di essere la popstar più innovativa e affascinante del panorama mondiale. Non solo un’artista capace di conquistare l’industria musicale facendosi megafono, all’interno del mainstream globale, delle proprie peculiarità (la lingua non-anglofona e la tradizione latina), ma anche e soprattutto un talento in grado di riportare la musica e la sua produzione al centro del discorso, dando fondamentale importanza alla libertà creativa e stilistica (ricordiamoci, Rosalía non solo scrive e canta, ma co-produce anche i suoi brani). Nelle parole di un caro amico incrociato appena finito lo show: «Ma che dobbiamo dirle a questa?». Semplicemente troppo brava.