C’è un commento di una madre, sull’evento Facebook del concerto di Frah Quintale, che rischia di perdersi tra mille richieste di biglietti – speranze infrante.–: chiede se la figlia di 16 anni ha bisogno di un accompagnatore al concerto o se può entrare da sola.
Signora, non lo faccia.
Non lo faccia perché stasera sua figlia sarà in mezzo alla gente a cantare “sì, ah” (per due volte, visto il bis finale), avrà il cellulare alzato tutto il tempo, sarà lì a piangere pensando che le estati al mare sono lontane. E stia tranquilla, perché ci sarà un suo amico sul palco.
Frah Quintale è amico di tutti quelli dell’Alcatraz: non è contro niente e nessuno, ha gli stessi vizi nostri (“Dovremmo scendere a comprar le sigarette/O anche ordinare qualcosa da mangiare”, prima di Glovo, dopo Deliveroo) e si sta divertendo un sacco, è evidente. È l’amico dell’università che fa le feste, che organizza le uscite, che rinuncia a una ragazza per due bicchieri di vino in più, “Da sbronzo perdo anche il controllo del mio destino”. È quello che assieme agli accrediti, regala un Free Drink, meglio un Frah Drunk, per brindare con lui. Grazie.
È amico di Giorgio Poi, che sale sul palco per Missili, è amico di Ceri, che produce tutto quello che fa e a cui lascia spazio anche per il suo pezzo Bimba mia, è amico di Bassi Maestro, di Fritz da Cat, entrambi visti al concerto, è amico dei Coma_Cose e di Lodo Guenzi, appollaiato sul finale su un palchetto a farsi selfie.
Ha avuto le nostre stesse sfighe, le nostre stesse ragazze mollate, i nostri stessi legami con la provincia lombarda, che resta dentro, anche quando te ne vai via. È bello perché è autentico, si perscepisce. Ogni cosa che canta, quando si ferma a guardare la gente e si emoziona… Complice il palco un po’ spoglio, Frah e Ceri sono da soli di fronte alla gente. E sembra quasi uno scherzo sentirlo parlare di due anni fa, quando suonava nei circoli davanti a 150 persone distratte. Una crescita notevole, che l’ha portato pure a fare il giro, musicalmente parlando. Rap-Indie-Rap, grazie al duetto con Gué Pequeno (su 2%, traccia migliore di Sinatra, riproposta qui assieme a Chapeau, in un medley di featuring). Piccola nota un po’ così: gasato dall’autotune, si perde un po’ in mezzo alla sequenza di “skrrr” che il microfono lo spinge a fare, ma glielo si perdona facilmente.
Perché quello che mette in piedi è una festa per tutti. E chissà, magari si sarebbe divertita anche la mamma premurosa.
Perché la figlia, di sicuro l’ha fatto.