Sarà che ero troppo piccolo (non è vero, ero semplicemente troppo pigro) per assistere dal vivo alle finali del Festivalbar, ma l’Arena stasera era bella piena. Mi dicono 12.000 presenze, mi fido. Passeggiando per piazza Bra sento qualcuno che dice: «Non ho il biglietto ma stasera vado a casa di amici che abitano qua, tanto si sente tutto». Gente pratica i veronesi. Sono le 21:15 quando i Måneskin salgono sul palco dell’Arena per il primo concerto italiano dopo il Coachella, dopo le settimane in America a farsi i selfie con Jared Leto e Miley Cyrus e dopo tutta quell’infusione di showbiz vero. Ma questo è anche il primo concerto all’Arena che spezza la residency di Zucchero: quattordici date, Viva Las Vegas.
Tra il pubblico di Verona non ci sono attori o cantanti famosissimi, almeno che abbia visto io, ma c’è il pubblico che li ha sostenuti da sempre, da quel secondo posto a X Factor che se lo guardiamo ora fa un po’ sorridere, ma com’era la storia di Vasco a Sanremo che arriva ultimo e poi tanto i dischi li vende lui? Ecco.
«Mi illuminate il pubblico per piacere? Quanti cazzo siete, ciao Verona, anzi Verouna! Non siamo più abituati», scherza Damiano dopo il primo pezzo. Tracce di jet lag per ora non pervenute. Si parte con Zitti e buoni, In nome del padre, Mammamia, Chosen. Poi è il momento della prima cover, che i fan più fan hanno già sentito al Coachella (e che speriamo abbiano sentito anche quelli sul terrazzo degli amici in piazza Bra): Britney Spears, Womanizer. «Sapete chi è Britney Spears?», urla Damiano al microfono. Risposta (nostra): sì, lo sappiamo. E la amiamo.
Damiano salta come un matto tutta la sera. È vestito di rosa, un po’ Harry Styles, sono total look Gucci pure loro, con sotto una specie di maglia metallica alla Giovanna d’Arco. Gli altri brillano sotto le luci del palco. Prenderanno freddo con l’umidità che c’è tra quelle mura? Forse, ma son giovani. Il concerto va avanti speditissimo, tra salti e abbracci tra i componenti della band. Tornare a suonare in Italia da star americane deve avere un sapore molto, molto bello.
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Cosa vuoi dirgli? Li amano tutti. Una signora seduta dietro di me, probabilmente in compagnia della figlia, dice: «Mi piacciono perché si divertono e fanno divertire». «Quando siamo usciti da X Factor (nel mentre Damiano si toglie la giacca, le fan urlano e non sento più niente, nda), la critica principale che ci veniva fatta è che facevamo soltanto le cover. Grazie a dio che facciamo le cover, perché…» e parte Beggin’. Quando hanno iniziato gliela dicevano tutti davvero questa cosa delle cover, e probabilmente gliela dicono ancora. Non si pentono della scelta, anzi. D’altronde, quello che è successo in questi mesi è incredibile. A novembre dello scorso anno avevo ingenuamente chiesto a una collega di Teen Vogue, from NYC, se fossero davvero così famosi in USA. Risposta: «Yes, of course they are». Quasi che mi metto a far le cover pure io.
Il concerto procede spedito che è una meraviglia. «È davvero difficile trovare qualcosa di intelligente da dire tra un pezzo e l’altro. Quindi fate casino. Ah, a dire le parolacce sono bravissimo! Dài, cazzo», urla Damiano un po’ alla Ruggero De Ceglie. «Vi siamo mancati mentre eravamo in Ameriga a scrivere canzoni pazzesche che vi faremo sentire fra poco ma non oggi? Oggi abbiamo qualcosa di meglio». A quel punto entra Manuel Agnelli, che a X Factor ci aveva visto lungo scegliendoli, e insieme suonano e cantano Amandoti dei CCCP. Anche qui, che je voi di’.
C’è anche spazio per un momento serietà: «Abbiamo la fortuna di fare questo lavoro, ma ci sono momenti in cui dobbiamo scendere dalla sedia del privilegio per aiutare chi questo privilegio non ce l’ha. A proposito di questo, c’è un discorso che è stato fatto molto tempo fa, settant’anni, anche di più, ma che per questo mondo strano è più attuale che mai. Il discorso che il mitico Charlie Chaplin fece per Il grande dittatore». Segue il monologo, già visto al Coachella, in inglese. E Damiano che prende una bandiera dell’Ucraina e la lega al microfono mentre canta Gasoline.
Quello che abbiamo visto nei video americani stasera, sul palco dell’Arena, c’è tutto (tranne Miley nel pubblico, purtroppo). Se siete tra quelli che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto, ai live dei Måneskin troverete quello che vi aspettate di trovare. Dalle signore che dicono che Damiano «è un po’ matto, ma si vede che è un bravo ragazzo» all’invasione dei fan sul palco, tantissimi, forse troppi, qualcuno neanche troppo giovane che balla mentre Victoria gli suona di fianco. A proposito della bassista, oggi era pure il suo compleanno. «Happy birthday to you».
Insomma, è Damiano Show. Com’è che dice la loro canzone? «C’ho vent’anni, perciò non ti stupire se faccio solo danni».
La scaletta:
1. Zitti e buoni
2. In nome del padre
3. Mammamia
4. Chosen
5. Womanizer
6. Coraline
7. La paura del buio
8. Beggin’
9. For Your Love
10. Close to the Top
11. Amandoti feat. Manuel Agnelli
12. Gasoline
(Palco B)
13. Torna a casa (acustica)
14. Vent’anni (acustica)
15. Intro basso e batteria
16. I Wanna Be Your Dog
17. I Wanna Be Your Slave
18. Touch Me
19. Lividi sui gomiti
(Bis)
20. Intro chitarra
21. Le parole lontane
22. I Wanna Be Your Slave