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Metti una sera coi Subsonica in un club di Londra

In attesa del tour italiano, abbiamo visto la band in concerto a Kentish Town mischiati a 2000 expat tra i 13 e i 60 anni. «I club» dicono i Subs «sono il luogo dove la musica crea connessioni, aggrega, incanala energie»

Foto: Francesco Dornetto

Domenica 9 febbraio. A Londra fa molto freddo e piove. E dov’è la novità, direte voi? Nessuna, ma gli expat se la prendono ancora quando gli si fa notare che hanno lasciato lo splendido clima italiano per andare a vivere in un posto dove il sole si vede raramente. Lo so che sono permalosi gli italiani diventati Londoners perché sono uno di loro, da dieci anni. Eppure, quando una band italiana viene a suonare in città, ci si incontra tutti per l’occasione.

O2 Forum di Kentish Town, poco lontano da Camden, rotolando verso nord. Capienza 2300 persone, e direi che c’erano tutte per la prima tappa del Club Tour europeo dei Subsonica, che continua con Amsterdam (il 10), Bruxelles (12 e 13), Madrid (16) e Barcellona (il 18 febbraio). Poi piccola pausa e si riparte a marzo per le date italiane, aprendo il 10 all’Alcatraz di Milano. Posti piccoli, accoglienti, non proprio intimi, ma poco ci manca. Dove in fondo era tutto iniziato per la band torinese, che sta per arrivare al traguardo dei 30 anni di carriera. E dove tornano ogni volta che possono, come mi hanno detto prima del concerto londinese.

«In realtà non ricordo nessuna stagione live di un nostro album che non abbia previsto un’appendice nei club. Palazzetti e grandi venue ci permettono di mostrare, anche con un certo orgoglio, le capacità tecniche e visionarie di tutta una squadra che – tra architetture di palco, scenografie, visual ed elementi luminosi – negli anni è cresciuta insieme a noi. Ma restano dei semplici e funzionali “contenitori”. I club sono il luogo dove la musica crea connessioni, aggrega e incanala energie, lenisce disagi, imprime negli anni impronte che trasformano culturalmente le città. Inoltre non siamo un gruppo eccessivamente mediatico. Chi ci segue non ci ascolta quotidianamente in radio, non ci trova in tendenza nel parapiglia social del giorno. Ci viene a sentire dal vivo. Ecco perché non limitiamo a poche date di grandi dimensioni la nostra vita di palco».

Tutto sacrosanto, e infatti lo spettacolo offerto all’O2 Forum (se per caso ci capitate prossimamente non fatevi mancare una pinta al Bull and Gate, il pub di fianco, uno dei più belli di Londra) è stato di altissimo livello tecnico e scenografico, adattandosi perfettamente alla location e abbracciando calorosamente il pubblico, ovviamente per un bulgaro 98% italiano. E dato che della bravura dei Subsonica dal vivo è quasi superfluo parlare, perché sono musicisti di altissimo livello, è bello soffermarsi sulla folla. Non me ne vogliano Samuel, Boosta, Max, Ninja e Vicio, ma una delle scene più belle è stata vedere una donna sulla cinquantina che era venuta con il figlio appena adolescente. E ballavano insieme.

Francamente difficile pensare a una soddisfazione più grande per dei musicisti, sapere che quello che hanno scritto e suonato è passato da una generazione all’altra. L’età della platea aveva quindi questo range dai 13 ai 60 anni, con una geografia da Udine a Palermo e tanta voglia di ballare e cantare. Tutto questo a due giorni dall’inizio del Festival di Sanremo, anche se i ragazzi giurano che è stato un caso, nonostante avessi detto loro che mi sembra una scelta quasi sovversiva. «In realtà no, abbiamo scelto apposta di goderci un warm up europeo prima dei club italiani e il calendario si è sovrapposto casualmente. Credo gli expat interessati a noi e al Festival sceglieranno di godersi l’esperienza fisica del concerto per aggiornarsi successivamente su esibizioni, abiti e highlight sui device». A dire il vero Boosta durante lo show si è fatto sfuggire un piccolo sfottò nei confronti della manifestazione canora, ma si sa che quando si sta in bella compagnia si scherza con piacere.

Rispetto alla scaletta della prima parte del tour ci sono delle piccole variazioni. Viene dedicato naturalmente spazio all’ultimo album Realtà aumentata, ma come spesso accade agli artisti italiani che passano dalla Perfida Albione con generosità offrono al pubblico lontano dalla terra natia i classici del repertorio. Quindi oltre alle varie Liberi tutti, Discolabirinto, Tutti i miei sbagli, Aurora sogna è stato molto bello sentire 2000 e più voci intonare il ritornello della loro bellissima versione di Up Patriots to Arms di Franco Battiato. Può sembrare un luogo comune, ma per quanto si sia lasciata la (povera) patria per ragioni più che plausibili, a partire dal lavoro, ma anche perché a molti era semplicemente insopportabile continuare a condividere atteggiamenti e abitudini tipici dell’Italia. Che regolarmente vengono riprodotti dopo poco anche all’estero, ma questa è un’altra storia.

Dicevamo quasi trent’anni di attività, ma sul palco ancora ragazzini. C’è una spiegazione. «Quando non hai più 20 anni», dice Max Casacci, «quello che rischia di accaderti dopo tanta attività musicale è che la musica si trasformi in semplice “attività”, appunto. Perché rimanga una ragione di vita deve poter continuare a essere un’esigenza e una pratica quotidiana. Un cantautore può lavorare semplicemente osservando, viaggiando e vivendo esperienze che poi trasformerà in parole. Vedi Lorenzo con il brutto incidente in bici. Per un’intera band nella quale tutto, testi compresi, è frutto di interazione, diventa più complicato. Quindi restiamo musicisti a tempo pieno, anche in solitaria. Samuel ora viaggia su un sentiero che unisce songwriting e dj set elettronici, Boosta approfondisce un rapporto con il pianoforte e la composizione in chiave “acusmatica” dopo essersi iscritto al Conservatorio e io da anni fuori dai Subsonica non tocco più strumenti musicali, ma trasformo in musica e in groove suoni della natura, dello spazio urbano. Tutte esperienze che comportano sfide, confronti e anche qualche rischio oltre i confini delle comfort zone. Tutte cose che a un musicista non dovrebbero mai mancare. Anche Vicio con la sua incessante attività di producer e Ninja con bacchette e tamburi non restano mai fermi».

E questo vuol dire anche pensare al futuro, sotto forma di nuovo album. Realtà aumentata risale ormai a oltre un anno fa, gennaio 2024, è tempo di tornare in studio. «Abbiamo già incominciato a incontrarci e a isolarci tutti insieme in diversi luoghi, tra i quali anche una città del Marocco, per avviare la scrittura del nostro undicesimo album. È la prima volta che accavalliamo tour e scrittura, ma non volevamo fare passare tre anni prima del prossimo disco».

Ecco, meglio così, perché quello che di certo ci dicono le performance live è il livello di desiderio del pubblico nei confronti degli artisti. E la serata dell’O2 ha reso evidente che c’è ancora tanta voglia dei Subsonica, che oltretutto hanno ancora molte cose da dire in un panorama musicale italiano che è naturalmente in crisi, non perché lo sia davvero, ma perché come per il cinema fa sempre comodo dirlo. Ma anche per individuare un problema bisogna essere del ramo. «Non è tanto il talento musicale ad essere in crisi in Italia. Ad aver passione e voglia di scoprire, tra le nuove generazioni, ci sono già moltissime ottime realtà. La crisi riguarda i canali, gli spazi e la possibilità per chiunque di venire a contatto con una musica non necessariamente filtrata o addomesticata per esigenze di compatibilità con format radiofonici o esuberanze pirotecniche da tendenza social. Bisogna necessariamente ripartire dai luoghi, dagli spazi. Per esempio, proprio dai club».

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