Le luci nel deserto si sono spente poco prima delle 22:30 e la gente ha cominciato a cantare «Post-y, Post-y, Post-y!». Post Malone è salito sul palco nell’ultima serata del primo weekend del Coachella con cappello da baseball, t-shirt vintage (o finto vintage), bicchiere di plastica rossa in mano.
Il palco s’è trasformato nella rampa di lancio rock’n’roll di un motore a razzo F-1, con lampioni alle spalle della band e barili da cui uscivano fiamme. Per un’ora e mezzo, le hit di Post Malone sono state accompagnate da fuochi d’artificio, iniziando da Texas Tea, Wow. e Better Now, oltre ai pezzi del suo ultimo album country F-1 Trillion come Wrong Ones e Losers (senza l’aiuto di Tim McGraw o Jelly Roll stavolta). Ma siamo al Coachella, non allo Stagecoach e Post ha tirato fuori anche pezzoni vecchi.
«Signore e signori, ecco l’unica bella canzone che ho fatto», ha detto presentando (ironicamente) White Iverson, che lo ha lanciato una decina di anni fa. Lo schermo si è trasformato in un cielo notturno con un ponte e un paesaggio urbano. Post l’ha cantata col microfono in una mano e una sigaretta nell’altra, con l’aiuto di una pedal steel guitar. «Austin, ti amo!», ha gridato qualcuno mentre lui si lanciava in «una canzone su un orologio da polso», ovvero Psycho (senza Ty Dolla $ign).
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Rockstar è arrivata attorno alle 23:30, poi I Had Some Help incisa con la star del country Morgan Wallen. Quando sembrava che avremmo visto un duetto, Malone l’ha cantata solo, ricomparendo per Congratulations su un secondo palchetto sospeso, una impalcatura che ricordava certi cartelloni pubblicitari strappati sopra le teste del pubblico.
Nel finale il tono è diventato più riflessivo (e motivazionale). A proposito del decennio passato, Malone ha ricordato «che all’inizio c’era un sacco di stronzi che dicevano che ero una one-hit wonder. Quel che voglio dirvi è che se non credete in voi stessi, nessun altro lo farà. È importante questa cosa che se hai un sogno o un obiettivo o una passione, devi continuare a inseguirlo, cazzo. Voglio che continuiate a fare ciò che amate, ad amare chi amate, ad amare ciò che amate. Continuate a farlo, cazzo, e a spaccare il culo perché non c’è nessuno su questo cazzo di pianeta che possa dirvi qualcosa».
Post è rimasto lì, sopra le teste di tutti, e mentre la musica cresceva, ha ripetuto il mantra «No one can fuckin’ stop you» in continuazione, finché non è esploso in un urlo, in un trionfo di fuochi e scintille. Ha poi messo fine al primo weekend del festival con Sunflower scendendo in mezzo al pubblico. «Grazie, Coachella, grazie davvero».
Set list:
Texas Tea
Wow.
Better Now
Lemon Tree
Wrong Ones
Go Flex
I Fall Apart
Losers
Goodbyes
M-E-X-I-C-O
What Don’t Belong To Me
Circles
White Iverson
Psycho
Dead at the Honky Tonk
Rockstar
I Had Some Help
Congratulations
Sunflower