Che animale assurdo, il riccio di mare. Pallina nera minacciosa e affascinante che fa di tutto per rendersi sgradevole e incutere timore, guai ad incontrarla a piedi nudi. Una personalità letteralmente tutta spine, che se si riesce a superare, aprendo il guscio, rivela il suo cuore rosso pulsante: una croce pentastellata ammaliante, quasi lussureggiante; un occhio vivo che lascia sorpresi e incantati ancor prima di assaggiarne la carne delicata. Forse il riccio è consapevole della sua bellezza inebriante, quasi pornografica, e per questo si ricopre di spine dure e dolorose.
La Sicilia per lungo tempo è stata così. Difficile da raggiungere, mal collegata internamente; mai esplicitamente ostile ma assolutamente sobria nel comunicarsi all’esterno. L’atteggiamento tipico di chi sa di possedere una bellezza fuori dal comune e non ha interesse nello sfoggiarla, perché sa bene quanto l’attrazione possa trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Da qualche anno questo sembra cambiato: l’isola ha iniziato ad ospitare una serie di appuntamenti musicali sempre più rivolti con lo sguardo all’estero, sempre più internazionali come proposta e immagine. Ricci Weekender insomma sceglie il nome giusto per un festival musicale boutique che elabora tutti questi temi in salsa inglese.
La creazione di Gilles Peterson, Ed Wilson e i Mercati Generali di Catania è giunta alla sua quarta edizione. Peterson ha bisogno di poche presentazioni: storico e influente dj della BBC, creatore della web radio Worldwide FM e proprietario dell’etichetta Brownswood Recordings: un agitatore culturale che da ormai una trentina d’anni fa scuola in tutto il mondo, grazie al suo stare sempre a cavallo tra jazz ed elettronica. Lo chef Ed Wilson è stato prima una rivelazione e poi una sicurezza con il suo ristorante Brawn, a Londra. Infine i Mercati Generali: mecca del clubbing siciliano, attivo da più di venticinque anni e con un’infinità di eventi e ospiti sotto la cintura.
Bastano questi tre identikit per farsi una prima idea del tutto. Un festival itinerante nel catanese lungo tre giorni che si muove tra live, dj set, degustazioni, cene e luoghi magici. La direzione ormai presa dalla maggior parte dei festival a livello globale: non più un palco, un impianto audio e qualche bar. Adesso gli organizzatori puntano a confezionare un’esperienza sensoriale a trecentosessanta gradi; un processo già iniziato prima del Covid, ma chiaramente accelerato a dismisura dalla pandemia. La Sicilia da questo punto di vista è il luogo perfetto: prima ancora di arrivare alla musica infatti bisogna parlare delle location, le vere protagoniste.
Il primo giorno ha aperto i suoi battenti al festival Palazzo Biscari, il più importante palazzo privato di Catania. Una residenza storica risalente al Settecento, accecante esplosione di barocco siciliano. Qui i tipici muri neri di pietra lavica del cortile hanno assorbito le frequenze del duo Bhakti, tra percussioni e sax in stile spiritual jazz. E poi il live di Maria Chiara Argirò, italianissima ma da anni stabile a Londra; un live tra elettronica eterea e groove solido, in pieno stile londinese. Scene da Gattopardo sono andate in scena all’inizio dei dj set, previsti invece all’interno del palazzo. Man mano che le persone entravano non si riusciva ad evitare il formarsi di una coda, tanta era la sorpresa delle persone costrette a fermarsi per godersi la vista: un soffitto a volta completamente affrescato e arredi in pieno stile barocco che hanno tolto il fiato a tutti. Così come l’aria, che ha iniziato a scaldarsi immediatamente con i set di Marco Buscema, Napoli Segreta e Laani. Un viaggio musicale tra Brasile, tradizione partenopea e un tocco di clubbing più sintetico servito dalla dj londinese, resident proprio di Worldwide FM. Dopodiché, per chi ne aveva ancora, via alle navette in direzione La Playa, la spiaggia dei catanesi, per un after continuato fino alle prime luci del mattino.
Ancora con la testa al palazzo, il giorno dopo eccoci ospiti un altro luogo iconico di Catania: Castello Ursino. Qui nel cortile, in orario aperitivo, lo splendido concerto di RBSN: artista anglo-italiano in pronta rampa di lancio (il suo album uscirà i primi di ottobre) e fresco di firma con l’iconica etichetta newyorkese Ropadope Records – primo italiano nella storia dell’etichetta. Un nu-soul pieno di jazz e sorprese elettroniche suonato con una precisione e un trasporto veramente rari. Dopo abbiamo giusto il tempo per cenare con una micidiale polpetta di cavallo, che subito ci si sposta proprio ai Mercati Generali, unico club al mondo in cui si può ballare tra centinaia di piante di fico d’India. Qui il concerto di uno degli ospiti più attesi: la Secret Night Gang, formazione di Manchester che suona un soul-jazz irresistibile. Trascinata da un batterista incredibile che ha iniziato subito a far muovere i piedi a tutti. Il seguente set di Rebecca Vasmant è stato azzeccatissimo: prendendo spunto dalle sonorità del gruppo la dj londinese ha trascinato tutti in un viaggio spazio-temporale ricchissimo ed eterogeneo, aggiudicandosi forse la medaglia d’oro per il miglior set dei tre giorni. Ci ha pensato poi Antal ad alzare e indurire i bpm, trascinando tutti sul dancefloor fin quasi al mattino.
Dopo due giornate intensissime (rese ancor più provanti da un caldo asfissiante) la domenica si deve respirare, serve ossigeno. In questo senso l’ultima tappa corre in nostro soccorso. Il parco botanico Radicepura si trova a Giarre, a una mezzora di macchina da Catania. È un luogo incorniciato in modo equidistante dal mare e dall’Etna, che lo sovrasta in modo spettacolare. Un progetto con pochi uguali in Italia, entro cui installazioni architettoniche convivono con specie di piante da ogni parte del mondo. A seconda di come cambia il vento il nostro naso è invaso da profumi di ogni tipo, completamente diversi di minuto in minuto. Lo spazio ideale per l’intima esibizione di muva of Earth, nuovo gioiellino del soul-jazz alternativo inglese. Un concerto senza batteria, dalle forme libere, su cui si è stagliata con delicatezza la splendida voce della giovanissima artista di origini nigeriane.
Dopo di lei, vera e propria boccata d’aria fresca di cui sentiremo molto parlare in futuro, ecco che sul palco sale il fautore di tutto – Gilles Peterson. Dopo qualche parola di ringraziamento ci si getta in un mare di groove proveniente da ogni parte del mondo, grazie alla conoscenza enciclopedica del nostro. Ecco poi che sul palco inizia a comparire un altro veterano della console inglese, Mr Scruff, che si alterna con Peterson e porta tutti a ballare fino a tardi.
Il percorso di Ricci Weekender è da seguire anche solo per i luoghi strepitosi che “apre” al suo pubblico. Posti che rimangono impressi a lungo anche grazie al contorno di vini naturali e cibi gustosissimi forniti sempre dal festival e i suoi partner. Cartoline di una Sicilia scintillante, vista attraverso gli occhi della coolness londinese, un filtro curioso, per lo più inedito, non sempre fedele ma divertente anche per questo. La Sicilia fa questo effetto. Chi ci approda non può fare a meno di farsela entrare dentro e di cominciare a farla propria, guardarla attraverso la propria lente fin quasi a distorcere i contorni – Goethe mi senti? Il bello è che il gioco vale ed è divertente proprio perché la Sicilia si presta e rimane comunque lei, invariata; con quel suo mix di erotismo decadente, lussuria esplosiva, miseria addobbata e bruciante sincerità.