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«Vi è mancato il rock’n’roll?»: sudore e crowdsurfing al concerto dei Foo Fighters

Sedici mesi di energia repressa sfogati in una serata indimenticabile in un live club di Los Angeles. Ecco che effetto fa il ritorno della musica senza distanziamento sociale

Foto: Jim Dyson/Redferns via Getty Images

“È in tempi come questi che impari di nuovo a vivere” ha cantato martedì sera Dave Grohl, con una certa emozione, nel primo vero concerto dei Foo Fighters da quando la pandemia ha fermato la musica. All’inizio era accompagnato solo dagli accordi dell’organo di Rami Jafee. Mentre la musica è andata crescendo e l’intera band si è unita a Time Like These, sedici mesi d’energia repressa sono esplosi nel boato del pubblico del Canyon Club di Los Angeles. E lì si è capito che l’inno post 11 settembre ha davvero assunto un nuovo significato.

Prima di esibirsi il 20 giugno in un concerto al Madison Square Garden, i Foo Fighters hanno fatto uno show di riscaldamento in un locale vicino a casa. Hanno suonato di brutto per due ore e mezza di fronte a 800 fortunati spettatori. Quand’è arrivata la seconda canzone, la nuova No Son of Mine influenzata dal thrash metal, è partito il crowdsurfing. Per entrare bisognava essere vaccinati (fuori dal locale un piccolo gruppo di persone ha protestato) e perciò addio distanziamento sociale.

«Cazzo, quanto m’è mancata ‘sta roba», ha detto Grohl scostando i capelli dagli occhi per guardare il pubblico. «Non ne avete idea». Ha trasformato The Pretender in un boogie-woogie prima di lanciarsi in un assolo alla Chuck Berry. «Vi è mancato rock’n’roll? Qui ce n’è un po’».

Se non fosse stato per la line-up espansa ad occupare il palco, lo si sarebbe potuto scambiare per un concerto dei primi anni del gruppo: oltre a Grohl e Jaffee, i chitarristi Chris Shiflett e Pat Smear, il batterista Taylor Hawkins, il bassista Nate Mendel, tre coriste. Si sono sentiti i pezzi da stadio e i numeri che piacciono al pubblico, tra cui una versione inedita di Somebody to Love dei Queen cantata da Taylor Hawkins un po’ nello stile dell’originale e un po’ in quello della cover di George Michael, con Grohl alla batteria (anche Hawkins ha fatto un assolo breve, ma impressionante).

Dopo la lunga pausa dai concerti, anche le cose più familiari sono sembrate nuove, dai cori su My Hero al bis di Everlong. Era come se la band le stesse suonando per la prima volta, non per la milionesima. Ci sono state anche autentiche novità: pezzi rari come Aurora o le canzoni dell’ultimo Medicine at Midnight, che hanno retto il confronto con i classici anche se non erano mai state presentate su un palco.

Grohl ha ricordato al pubblico che i Foos partiranno presto per un tour che li porterà in location decisamente più grandi di un club, ma sembrava davvero felice di essere lì. «Se questo è il vostro primo cazzo di concerto dei Foo Fighters», ha detto, «avete scelto bene».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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