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L’ultima carognata del music business è comprare i beat delle canzoni virali

Funziona così: un esordiente pubblica musica online, il pezzo diventa popolare magari su TikTok, un'azienda acquista il beat su cui si basa e facendolo s'impossessa del brano. È una pratica etica?

Caleb Hearn e Jason Messer erano inseparabili. «Facevamo tutto insieme», dice Hearn, cantante ventenne di King, North Carolina. Il 18 febbraio 2017, però, quando Messer gli ha chiesto di fare un’escursione all’Hanging Rock Skate Park, ha detto no: aveva un turno al Chick-fil-A. Durante l’arrampicata, Messer è scivolato in un burrone ed è morto a causa delle ferite riportate nella caudta.

«È stato uno shock e non sono riuscito a elaborarlo», dice Hearn. «Sono diventato insensibile». Faceva fatica anche a parlarne. «Non sapevo come gestire il lutto, così mi sono tenuto tutto dentro per tre anni», ha raccontato in un video pubblicato di recente su TikTok. La svolta è arrivata alla fine di novembre, quando ha trovato in rete uno strumentale di pianoforte e l’ha usato per scrivere Always Be, una canzone malinconica, un pugno nello stomaco. «Mi sembrava di essere finalmente riuscito a fare qualcosa. Non dico superare la sua morte, perché non ci riuscirò mai, ma almeno esprimere quel che provavo». Quando ha pubblicato il brano, il 4 dicembre, perfetti sconosciuti hanno iniziato a mandargli dei messaggi, avevano tutti un lutto da condividere.

Alcuni operatori dell’industria discografica hanno notato l’interesse che si stava generando attorno alla canzone e l’hanno contattato. Uno di questi messaggi è arrivato da Justin Goldman, il capo di ’94 Sounds, un’azienda che si occupa di pubblicare dischi, management, edizioni. «Amo il pezzo», ha scritto a Hearn l’8 dicembre, come risulta dagli screenshot racconti da Rolling Stone US. Gli ha proposto di volare a New York e promesso che grazie al suo aiuto Always Be «sarebbe arrivata sulla Luna».

Il tenore della conversazione è cambiato quando Goldman ha scoperto che Hearn aveva un manager. Ha detto al cantante che l’aveva contattato «soprattutto per questioni di management». Le cose sono peggiorate quando Hearn ha scoperto che Goldman aveva acquistato, senza avertirlo, il beat su cui si basava Always Be.

Il dirigente ha subito cercato di rassicurarlo. «Mi piacerebbe lavorarci con te», ha scritto. «Non ho intenzioni ostili, voglio solo aiutarti. Compro sempre i beat». Hearn, nel frattempo, era sempre più preoccupato dalla possibilità di perdere il controllo del suo pezzo.

@calebhearnmusicI want to hear your story… use the sound and tag me!!! #foryoupage #fyp #foryou #SelfImprovement #xyzcba #alwaysbe♬ Always Be – Caleb Hearn

Dopo alcuni giorni di negoziazioni fallite, Hearn ha scritto a Goldman. «Ogni volta che ascolto il pezzo penso a te», ha detto il cantante. «Ti sei preso i diritti di una canzone che significa molto per me e i miei amici». Due settimane dopo, ha pubblicato un video su TikTok. «Non farò nomi, ma c’è un tizio che si è approfittato di me e della mia canzone», ha detto. Nella clip ha annunciato che avrebbe pubblicato un’altra versione di Always Be, costruita su un beat diverso, e ha chiesto ai follower di TikTok di ascoltarla.

L’ha pubblicata un lunedì mattina. Martedì sera aveva già raggiunto 10 milioni di visualizzazioni. La clip suggerisce le dinamiche malate e i problemi etici dietro alla corsa per monetizzare il successo dei brani virali. «Un artista che sta diventando famoso su TikTok è incredibilmente vulnerabile», dice Hearn. Goldman sostiene di aver cercato di negoziare col cantante, dice che Hearn avrebbe minacciato di “smascherarlo” su TikTok se non gli avesse rivenduto il beat. Goldman afferma inoltre che da quando quel video è uscito su TikTok riceve minacce di morte.

Negli ultimi due anni, almeno altri tre artisti hanno vissuto circostanze simili, per poi scoprire che ’94 Sounds aveva acquistato i beat su cui erano basate le loro canzoni. Nonostante Goldman dica che «ogni volta che compro o pubblico un beat, lo scopo è lavorare con un artista» e «spingere la canzone», tutte le persone coinvolte di cui si parla in questo articolo sono finite per accusarlo sui social media o addirittura in tribunale. Situazioni simili sono poco note al publico, ma sempre più comuni nell’industria discografica.

’94 Sounds non è l’unico player che usa tattiche simili. Per qualcuno questo approccio è necessario, in un business ossessionato dalla scoperta di hit virali, per trasformare i pezzi in megasuccessi commerciali. Altri sono invece puntano il dito contro chi prende di mira artisti che conoscono né l’industria discografica, né leggi sul copyright.

Goldman ammette l’acquisto dei beat dei loro pezzi ha spiazzato alcuni manager e artisti. Però, aggiunge, «non è colpa mia se un manager è inesperto, se il team di un artista pensa che quello che faccio sia ingiusto». Paragona il dibattito etico sull’acquisto dei beat ad altre pratiche dell’industria discutibili, come i contratti a lungo termine. «Quel che faccio sarebbe immorale solo se non volessi lavorare con l’artista, se lo tenessi in ostaggio. Mai fatto niente del genere».

Aziende come ’94 Sounds possono usare tecniche simili solo perché gran parte della musica contemporanea è registrata da artisti che trovano beat online e non entrano mai nello stesso studio con i loro collaboratori. I producer, famosi e non, costruiscono strumentali e li pubblicano su YouTube o in siti come BeatStars, un portale che al momento contiene più di 5 milioni di beat. Molti cantanti – soprattutto a inizio carriera – li scaricano e li usano come basi per canzoni complete. È così che Lil Nas X ha messo assieme Old Town Road.

Spesso gli artisti esordienti non acquistano i diritti dei beat che usano per scrivere canzoni. Alcuni usano strumentali senza alcuna autorizzazione. Altri pagano una piccola cifra per la licenza – l’industria preferisce il termine “lease” – di uno strumentale valida per un certo periodo di tempo, oppure fino a quando la canzone non raggiunge un determinato numero di stream o download.

Questi accordi, di solito, non sono esclusivi, quindi è possibile per i producer guadagnare di più concedendo lo stesso strumentale a più artisti. Abe Batshon, il CEO di BeatStars, dice che i prezzi di queste basi oscillano tra i 20 e i 4000 dollari. (Tre giorni dopo aver pubblicato la prima versione di Always Be il 4 dicembre, Hearn ha speso 19,99 dollari per la licenza dello strumentale. Non è esclusiva, durerà 10 anni o fino al raggiungimento di 500 mila stream, come Rolling Stone US ha rilevato leggendo il contratto di licenza).

Alcuni legali dicono che questi accordi sono meno ampi di quelli stipulati dalle grosse major. Nella gran parte dei casi, le canzoni nate su BeatStars non diventano successi commerciali, e così artisti e produttori restano inconsapevoli delle deficienze di quella forma contrattuale.

Quando però un brano diventa virale su TikTok, o su qualsiasi servizio di streaming, acquista un valore immenso, così come la strumentale su cui è costruito. Etichette e manager vanno alla ricerca di questi brani, così da ingaggiare l’artista o il cantante dietro a un potenziale successo. Quello di Goldman è un metodo diverso: contatta il producer, che potrebbe essere inconsapevole del fatto che il suo lavoro sia diventato parte di una hit, e sigla un accordo per comprare il beat. Se l’accordo va a buon fine, l’artista che ha acquistato la licenza si ritrova a dover negoziare con un partner in più. Questo partner non solo incassa i diritti d’autore, ma è in grado di influenzare il destino del brano. Potrebbe, per esempio, stabilire un prezzo enorme per rinnovare la licenza, o in alcuni casi revocarla del tutto.

Questa situazione rappresenta una sfida notevole per i giovani artisti, inconsapevoli di cosa serve per mettere in sicurezza la propria musica. Se non sono pratici dell’industria discografica e un loro brano diventa virale, potrebbe essere troppo tardi per un corso accelerato su come gestire la popolarità. «Oggi le canzoni diventano virali e acquisiscono grande valore d’improvviso», dice Roy LaManna, che con la sua azienda Vydia ha distribuito diverse hit di TikTok. «Anche se questo è il loro sogno, prima di pubblicare gli artisti devono assicurarsi di avere tutte le licenze, altrimenti potrebbe diventare un incubo».

Goldman dice che non acquista beat «per bloccare qualcuno o impedire agli artisti di lavorare con me». «Il mio primo istinto da manager, gestore di un’etichetta ed editore, è sempre lavorare con l’artista». Se non succede, cerca di «arrivare al producer» attraverso un accordo di distribuzione o acquistando il beat. In ogni caso, Goldman dice solo di voler monetizzare quello per cui è pagato.

Goldman è cresciuto all’interno dell’industria discografica. Suo nonno Eliot era presidente di BMG Music, il padre Ben è stato a lungo dirigente A&R di Epic e Columbia Records. Il giovane Goldman, che ha sempre avuto fiuto per i brani virali, ha fatto lo stagista per l’etichetta 300 Entertainment e studiato al Bandier Program di Syracuse, dove si impara a gestire una carriera nell’industria discografica. Nel 2018, a soli 20 anni, si è unito alla Caroline (di Universal Music) per lanciare l’etichetta JustGold, che opera a stretto contatto con ’94 Sounds.

A dicembre, qualche giorno dopo lo scambio di messaggi tra Hearn e Goldman, il cantante ha scoperto che ’94 Sounds aveva acquistato lo strumentale di Always Be. Rispondendo a un messaggio di Hearn, Goldman ha confermato l’affare. «Lo faccio con un sacco di beat e canzoni che mi piacciono», ha scritto. «È una grossa parte del mio business».

Se una parte del suo business è comprare beat e canzoni, un’altra, secondo documenti legali, si svolge in tribunale. Dopo aver comprato lo strumentale di altre due hit virali, ’94 Sounds ha fatto causa ai rapper Lil Xxel e Jaah SLT per aver usato beat di cui aveva acquistato la licenza.

Al momento, i due artisti sono impegnati nella causa per i diritti dello strumentale alla base delle loro canzoni più popolari. Da alcune carte risulta che il manager di Lil Xxel ha pagato il beat usato per LMK, mentre Jaah SLT ha concluso un accordo di leasing per quello di Tuff. ’94 Sounds ha poi acquistato entrambi gli strumentali. In due diverse cause, l’azienda ha accusato i rapper di aver infranto le leggi sul copyright.

Goldman dice chiaramente che non aveva intenzione di denunciarli, aggiungendo che una volta che ha investito su un singolo «non c’è motivo per sperare che vada male». Nel caso specifico di Lil Xxel e Jaah SLT, dice, ci sono stati «numerosi tentativi» per raggiungere un accordo e far loro usare i beat. Goldman sarebbe stato «costretto» a denunciarli perché «gli artisti e l’etichetta che li ha ingaggiati non vogliono arrivare a un giusto accordo». La denuncia di Lil Xxel e Jaah SLT non accenna a precedenti accordi di licenza che gli artisti hanno stipulato con i producer.

Gli avvocati dei rapper sostengono che l’accusa di ’94 Sounds non regge perché gli artisti erano già stati autorizzati a usare quella musica. Secondo quelli di Jaah SLT, poi, ’94 Sounds è un’azienda di «copyright troll» alla ricerca di «brani di successo» così da acquistare i beat «con un solo obiettivo: invocare richieste di risarcimento senza alcun fondamento». Goldman insiste a dire che le sue pretese sono legittime, sostiene che «nel momento in cui acquisto il beat in esclusiva da un producer, le licenze non esclusive del passato diventano automaticamente invalide» (l’avvocato dei rapper non ha voluto commentare il procedimento in corso).

Le licenze di milioni di beat ottenibili velocemente e a buon mercato hanno reso piattaforme come BeatStars popolari. I costi contenuti fanno sì che questi accordi siano pieni di falle e limiti che gli insider dell’industria possono sfruttare. Batshon, il CEO di BeatStars, dice che gli scenari raccontati in questo articolo sono «molto rari», ma aggiunge che la sua piattaforma ha iniziato a offrire supporto legale per impedire che qualcuno possa «approfittare dei producer».

Goldman sostiene che anche lui lavora per difenderli: «Gli artisti firmano accordi da milioni di dollari, mentre i produttori vengono fregati». In realtà, quando ’94 Sounds acquista i diritti di un beat, il produttore originale non ha modo di guadagnare dal futuro successo del brano.

In quanto a Hearn, dice che ha pubblicato quel video su TikTok – che ora ha 20 milioni di visualizzazioni – per mettere in guardia tutti da questa pratica dell’industria discografica. «Non l’ho fatto per attaccare qualcuno, ma per proteggere gli artisti».

Goldman non la vede così. Gli ha scritto un messaggio in cui sostiene che quel video è «diffamazione». «Mi stai ricattando», ha detto (dal canto suo, Hearn dice che «a un certo punto di questa storia ho perso la pazienza»).

Un avvocato di Goldman ha inviato al cantante una lettera di diffida in cui si chiede la rimozione del video e la pubblicazione di una clip di scuse. «Le sue azioni hanno creato un serio danno alla reputazione personale e professionale del sig. Goldman», dice la lettera.

Goldman dice di aver ricevuto minacce di morte. «È inquietante, sono stato usato per fare marketing, per promuovere questa canzone… in realtà ho solo comprato il beat perché pensavo che sarebbe andata bene. Questa storia però non ostacolerà la mia attività».

Hearn, nel frattempo, ha cancellato la versione originale di Always Be da TikTok, dove invece ha lasciato il video in cui racconta la sua storia. Le ragioni sono semplici: «Nessuno mi ha mai detto che quello che ha fatto Goldman è giusto o etico».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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