«È di quelle cose che capitano una volta l’anno», dice Federico Cirillo, Director di Island Records. Parla di radunare i giornalisti un po’ all’ultimo per presentare un disco uscito a sorpresa. Ma non un disco qualunque: Marra è tornato, lo ha fatto a modo suo. In uno dei soliti Music Friday pienissimi di release, lui è uscito alle 7 del mattino con un nuovo disco. E quindi ecco qui È finita la pace, album che chiude la trilogia iniziata con Persona e continuata con Noi, loro, gli altri.
«Un disco sulla ricerca e accetazione di sé stessi. Se in Persona iniziava un percorso in cui un rapper di periferia metteva in crisi le sue convinzioni, dalla carriera a tutto quello in cui aveva creduto e in Noi, loro, gli altri il conflitto che avevo dentro si allargava fino a diventare sociale, alla polarizzazione, questo disco vuole essere un po’ la resa dei conti, un po’ Il ritorno dello Jedi. Quello in cui i nodi arrivano al pettine. Mi interessava fare il disco più personale possibile», dice Marracash ai giornalisti in una sala all’ultimo piano del nuovo building della sua etichetta, a Milano.
Un album che Marra ha raccontato di aver finito una settimana fa, dopo essersi chiuso nella bolla. «Ero recluso da un bel po’, ho avuto una specie di burnout. Dopo Marrageddon mi son detto: “Ora che faccio?”. Dopo anni pieni, restava il silenzio. Pensavo alle luci del palco, all’ipocrisia che c’è in questo settore. Non ne potevo più: quello che ho fatto è stato circondarmi di tutto l’amore che ho».
A un certo punto però È finita la pace. «È un titolo che ha un triplice significato: è finita la pace per me, perché la pace è quella in cui ho concepito il disco che ora però è uscito. È finita per gli altri perché questo disco vuole essere un manifesto, ma anche un guanto di sfida. Ed è finita la pace nel mondo, che in questo momento è una polveriera di guerra e non solo».
Sulla copertina, appunto, la famosa bolla: «Per me un simbolo, e questo disco è a tutti gli effetti una bolla. Cinquanta minuti in cui stai chiuso lì dentro. Volevo fosse uno spazio di tempo diverso dalla musica che uno si ascolta oggi. Viviamo le dinamiche di un mercato copia di sé stesso. C’è Sanremo, c’è il pezzo estivo, c’è tutta la meccanica dei feat per gonfiare i numeri. È un momento in cui la musica è appiattita, uniformata e forse poco interessante. La bolla è il disco, la bolla in cui sono stato io ma anche in cui siamo tutti. Viviamo l’epoca delle bolle, le carriere sono bolle, notizie che sembrano importantissime sono bolle».
Un disco privo di feat., dopo i molti feat. di Persona e i pochi feat. di Noi, loro, gli altri. Solo campionamenti di pezzi italiani che non ti aspetti, come Uomini Soli dei Pooh o Firenze (Canzone triste) di Ivan Graziani. Campionamenti che sono diventati un po’ la sua cifra stilistica: «Pezzi che ascoltavo con mia madre nei nostri lunghissimi viaggi in macchina verso la Sicilia». E, a proposito di sua madre, è lei che lo chiama al telefono durante la conferenza. Lui prende il telefono in mano e dice: «Si è accorta che ho pubblicato un disco».
Un disco in cui parla di relazioni, di successo, di periferia, di quello che pensa, di come Marra ha imparato ad accettarsi per quello che è: «È finita la pace ma allo stesso tempo è iniziata una pace diversa, con una consapevolezza e una accetazione del fatto che non esistono un successo o una vittoria che vadano bene per tutti. Leggo spesso e vedo un grande disagio giovanile. Apparentemente c’è grande libertà ma c’è un giudizio talmente forte sui social, insieme al fatto che tutto sia numericamente misurabile che alla fine i ragazzi hanno paura di scegliere, ed è una cosa che li fa stare male. Molto difficile esporsi, essere se stessi, questo causa un cortocircuito».
Marra parla chiaramente da saggio, anche se non vuole essere definito tale: «Il successo dei due dischi precedenti mi ha fatto capire che c’è una terza via, una alternativa. È questo che voglio essere. Oggi il mainstream schiaccia tutto. Con questi due dischi ho raggiunto consapevolezza che esiste un pubblico ricettivo, che vuole altro, e che può portarlo a livelli molto alti». E dopo due album così come si vivono le aspettative? «Non ho aspettative, l’idea era quella di togliersi da questa roba. Mi sono fatto da parte per un po’ per riacquistare la freschezza del debutto, per non farmi condizionare. Per seguire l’ispirazione e basta»·
Nel mentre è stata annunciata una nuova data a San Siro a Milano per il 26 giugno.