«Domani cenerò a Londra con Mike Mills, ieri sera ero al telefono con Peter Buck, ma mettetevi l’animo in pace: i R.E.M. non suoneranno mai più sullo stesso palco». Michael Stipe si presenta così al MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. Fresco della pubblicazione del singolo ambientalista Your Capricious Soul e di Our Interference Times: A Visual Record, libro fotografico composto insieme a Douglas Coupland per la casa editrice indipendente Damiani, l’ex frontman dei R.E.M. ha scelto Roma per tornare a parlare della sua arte. Gli anni passano, Stipe è ormai a un passo dai 60, ma è ancora uno degli artisti rock più coerenti in circolazione. «Non subisco alcuna pressione, sono libero di fare ciò che voglio e so che non pubblicherò un album nel breve periodo. Ho appena ritrovato il piacere di scrivere canzoni, ma vi consiglio di non trattenere il fiato: godetevi il viaggio insieme a me, piuttosto».
Fino a una settimana fa, quando è stata annunciata la pubblicazione di Your Capricious Soul, molti temevano che il viaggio di Stipe nella musica si fosse interrotto per sempre nel 2011. «Credo nell’arte senza vincoli, forse per via degli insegnanti che ho avuto negli anni ’70, vecchi hippie che cercavano di trasmetterci i valori che oggi ritrovo nel movimento Extinction Rebellion», a cui va il ricavato del singolo. Sentirlo parlare con fervore di lotta ambientalista e potenza della musica fa tornare in mente le parole dell’amica Patti Smith che sosteneva che la musica non può cambiare il mondo, ma può spingere la gente a farlo. «Patti è una delle persone più care che ho al mondo, il fatto che mi stia aiutando in prima persona a diffondere il mio brano e il messaggio di cui si fa portatore mi fa pensare di essere sulla strada giusta».
Your Capricious Soul – Michael Stipe from JMSPROJ on Vimeo.
La canzone è stata lanciata sul sito ufficiale di Stipe, una scelta in linea con la filosofia do it yourself. È anche un gesto di protesta nei confronti delle piattaforme digitali e della fruizione odierna della musica? «Per noi americani, il concetto di indipendenza affonda le radici nella storia. Molti della mia generazione l’hanno reso di nuovo attuale. La scelta di pubblicare Your Capricious Soul sul mio sito va vista più in quest’ottica che come una guerra alle multinazionali. Anche perché la mia intenzione è far arrivare la musica a più persone possibile, non a pochi intimi. Non vivo nel passato e non desidero viverci, così come non credo in chi mi dice che l’analogico è meglio del digitale. Non amo i social media, soprattutto per l’immagine che danno di me e per come sono stati usati negli ultimi anni da Trump, ma adoro la tecnologia e cerco di sfruttarne appieno le possibilità».
Musica, indipendenza e ambientalismo convivono perfettamente anche nel libro sottotitolato non a caso A Visual Record. «Il mio primo libro fotografico [Volume 1, ndr] era un’opera molto intima, quasi una raccolta di foto di famiglia. L’obiettivo di A Visual Record è invece rivolto verso il mondo. Questa è l’ultima occasione che abbiamo per salvarlo».