Serpentwithfeet, “Deacon”
Nel nuovo album, l’artista che ora fa base a Los Angeles scarnifica l’R&B, rendendolo stilizzato e ipercontemporaneo, e decide di cantare sì d’amore, ma non di cuori infranti come nel debutto del 2018. Serpentwithfeet filtra il gospel attraverso la sua sensibilità e in Deacon finisce per cantare di “black gay love” con sensualità, trasporto e spirito positivo, restando lontano da ogni luogo comune musicale.
For Those I Love, “For Those I Love”
Dietro al nome For Those I Love c’è il produttore irlandese David Balfe. Scioccato dal suicidio di un amico, si è isolato nella vecchia casa di famiglia e ne è uscito con questo album che è assieme triste e celebrativo, un mix fra estasi electro e spoken word ora poetici, ora incazzati. Un po’ elogio funebre, un po’ esorcismo pop. Gli inglesi ne vanno matti.
Noga Erez, “Kids”
Pop elettronico per quest’epoca di disagio. Annunciato da un singolo fortissimo, End of the Road, l’album della cantante, musicista e produttrice israeliana è ambizioso e potente, e passa da canzoni personali a temi politici, con suoni che saltano fuori dalla casse con energia e uno spirito quasi infantile. Noga Erez ce l’ha raccontato qui.
Tune-Yards, “sketchy.”
È l’album col quale Merrill Garbus esce dalla crisi in cui si era ficcata col precedente I Can Feel You Creep Into My Private Life. È una delle cose migliori del gruppo, nato da session dal vivo in studio di Garbus e Nate Brenner, pieno di cose, polifonico, stratificato, stordente, coloratissimo.
Floating Points, Pharaoh Sanders & The London Symphony Orchestra, “Promises”
Una leggenda dello spiritual jazz, un maestro dell’elettronica e un’orchestra: sono gli ingredienti di Promises, disco collaborativo tra Pharoah Sanders, Floating Points e la London Symphony Orchestra. Il sassofonista, in particolare, non pubblicava un album da oltre dieci anni. Si tratta di una singola composizione, divisa in nove movimenti, tutta basata su una melodia e un piccolo giro di accordi, su cui Sanders suona (e canta!) liberamente. È un album meditativo ed emozionante, perfetto per chi ha bisogno di perdersi.
The Antlers, “Green to Gold”
«È musica da ascoltare di domenica mattina», assicura il cantante Peter Silberman. Si fa fatica a credergli conoscendo gli Antlers e i loro pezzi attraversati spesso da un filo di inquietudine. «Sono canzoni che riassumono chiacchierate con la mia partner e i miei amici», dice lui ed effettivamente nei momenti migliori l’album ha la rilassatezza confortante di una conversazione con un vecchio amico.
Tomahawk, “Tonic Immobility”
Vent’anni dopo l’album di debutto, torna il supergruppo formato da Mike Patton con il chitarrista Duane Denison (Jesus Lizard), il bassista Trevor Dunn (Mr. Bungle, Fantômas) e il batterista John Stanier (Helmet, Battles). «È praticamente un riassunto di tutto quello che abbiamo fatto», ha detto Denison, un continuo gioco dinamico di tensione e rilascio, atmosfere sospese e sfoghi rabbiosi.
Taylor Swift, “You All Over Me (From The Vault)”
Oltre a reincidere i vecchi dischi, che ripubblicherà in nuove versioni, Taylor Swift sta anche aprendo gli archivi recuperando canzoni inedite che risuona e ricanta. È il caso di You All Over Me che sarà inclusa in Fearless (Taylor’s Version), pezzo giovanile su una storia finita (si sente) rifatto con Aaron Dessner (non si sente granché).
Moby, “Porcelain (Reprise Version)”
Il 28 maggio Moby pubblicherà su Deutsche Grammophon Reprise, rivisitazione dei suoi successi con nuovi arrangiamenti per strumenti acustici, la Budapest Art Orchestra e vari ospiti. Porcelain con Jim James dei My Morning Jacket è il primo estratto.
Liquid Tension Experiment, “Hypersonic”
Come i vecchi Dream Theater, ma più incazzati e senza James LaBrie. I Liquid Tension Experiment sono un supergruppo formato da John Petrucci, Jordan Rudess, Mike Portnoy e Tony Levin. Tra il 1998 e il 1999 pubblicarono due album, il terzo uscirà in aprile. Nulla sembra cambiato: prog metal strumentale suonato ad alti livelli.
First Aid Kit, “Who by Fire”
Rileggere Leonard Cohen non è facile. Il duo folk svedese ci ha provato nel 2017 con due show a Stoccolma che escono ora, 20 canzoni dal vivo con vari ospiti. «È stata una sfida creare una performance che non fosse incentrata sulle nostre canzoni. Non l’avevamo mai fatto prima. Entrare profondamente nel mondo di Cohen è stato un piacere. Teneva immensamente al suo lavoro».
Massimo Pericolo, “Solo tutto”
“Quanto è difficile scrivere il secondo disco, soprattutto se col primo diventi ricco”, canta in Casa nuova. Solo tutto è l’album della conferma dopo 7 miliardi e Scialla semper. Massimo Pericolo ce l’ha raccontato nella nostra digital cover. Ha comprato casa nuova, ma la vita è ancora “una puttana e non mi ama”.
Nerone, “Maxtape”
Maxtape non è un semplice mixtape, ma qualcosa di più: è un concentrato di tutta la musica di Nerone, rapper milanese che torna sulla scena con un disco pieno di ospiti (Emis Killa, Jake La Furia, Fabri Fibra, Nitro, Tormento, J-Ax e molti altri) e una copertina in cui indossa una corona a forma di Duomo. Non a caso, qualche mese fa si è definito il nuovo re della città. «Ho pensato fosse il momento giusto per raggruppare collaborazioni inedite e ripeterne alcune. Si tratta di artisti con cui c’è stima, rispetto e un bel rapporto», ha detto.
Malika Ayane, “Malifesto”
Dice Malika Ayane che il suo nuovo album «è il figlio di Naïf e Domino. Se dal primo eredita l’immediatezza, del secondo prende la cura certosina della scelta di ogni suono, di ogni immagine da raccontare. Dal primo il sudore da dancefloor, dal secondo la lucida e distaccata osservazione delle cose». È ispirato al pop d’autore francese, è basato su basso e tappeto ritmico, synth e strumenti a corda, poche chitarre. E poi ci sono autori da Pacifico a Colapesce e Dimartino (Telefonami) e l’effetto speciale: la voce di Malika.