«Sono un predicatore della non violenza. Non ho diritto di portare un’arma. E poi, ciò che conta non è quanto si vive, ma come si vive», diceva Martin Luther King a chi aveva appena provato a regalargli una pistola, naturalmente rifiutata. Il pastore e leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani è morto il 4 aprile 1968, esattamente 50 anni fa, colpito alla testa da un colpo di fucile, un Remington con mirino telescopico. Premio Nobel per la pace e icona dell’attivismo non violento, King era a Memphis per supportare uno sciopero di netturbini, e da tempo dormiva pochissimo. Sua moglie diceva che la sua era una guerra al sonno.
Il suo ultimo discorso pubblico risale al giorno prima della morte, il 3 aprile: «Non so cosa accadrà. Abbiamo dei giorni difficili davanti a noi. Ma ora non importa. Perché sono stato sulla cima della montagna e non mi interessa. Come tutti vorrei vivere una lunga vita, la longevità è importante. Ma non mi preoccupa al momento […]. Ho visto la Terra Promessa. Forse non ci arriverò insieme a voi, ma voglio che questa sera sappiate che ci arriveremo. E questa sera sono felice. Non ho paura di nulla».
Al di là del suo fondamentale contributo per l’approvazione del Civil Rights Act e del Voting Rights Act, Martin Luther King è un simbolo immortale delle lotte degli ultimi, dei poveri, dei diversi e dei dimenticati, non solo degli afroamericani. Il suo messaggio è stato ripreso e celebrato in tutte le forme d’arte, musica compresa, come dimostrano le decine di canzoni dedicate a King o ai suoi discorsi che abbiamo raccolto qui sotto.
“One Vision” Queen
Uno dei singoli estratti da A Kind of Magic, l’album dei Queen pubblicato nel 1985, è dedicato al discorso più famoso di Martin Luther King. “Look what you’ve done to my dream”, canta Freddie Mercury: il testo è un inno alla speranza, all’unità dei popoli e alla fine delle barriere civili.
“MLK Song” Mavis Staples
MLK Song appare in Livin’ on a High Note, l’album del 2016 che Mavis Staples ha registrato con la produzione di Jeff Tweedy dei Wilco. La registrazione è stata molto difficile per la cantante: «La prima volta mi è venuto da piangere, non sono riuscita a finire la take mi sentivo soffocare. Cantavo e vedevo Martin Luther King».
“If I Can Dream” Elvis Presley
L’ultima canzone della scaletta di Elvis, lo speciale NBC andato in onda nel 1968, è stata scritta all’ultimo minuto per rimpiazzare I’ll Be Home For Christmas. Naturalmente è dedicato alla memoria di Robert Kennedy e Martin Luther King, ed è stato il più grande successo di Elvis commerciale dai tempi di Love Letters.
“God’s Love to Deliver” Jim James
“I have a dream. Oh Dr. King well I know what you meant. We were all equal in your eyes, at least”, canta Jim James in God’s Love to Deliver, l’ultimo brano del suo debutto solista Regions of Light and Sound of God. La voce dei My Morning Jacket diventa un coro di monaci, una chiusura ancestrale per un disco futuristico e allo stesso tempo spirituale.
“Why? (The King of Love is Dead)” Nina Simone
Gene Taylor suonava il contrabbasso per Nina Simone, e ha scritto Why? (The King of Love is Dead) poche ore dopo aver letto della morte di Martin Luther King. Nina l’ha suonata per la prima volta tre giorni dopo l’omicidio, a New York: “Well see he’d seen, the mountain top. And he knew he could not stop, Always living with the threat of death ahead”, si legge nel testo, una citazione diretta di uno dei discorsi più famosi di King.
“Wisdom, Justice and Love” Linkin Park
Mario Savino, Robert Oppenheimer e Martin Luther King sono le tre figure politiche citate in A Thousand Suns, l’album dei Linkin Park pubblicato nel 2010. Wisdom, Justice and Love è una semplice progressione di accordi, suonati al pianoforte, che accompagna un discorso di King a proposito della guerra del Vietnam e dei diritti civili. La voce dell’attivista si distorce e diventa digitale, sovrastata da un coro e dall’entrata degli archi.
“Pride (In the name of Love)” U2
Anche gli U2 hanno scritto una canzone dedicata agli eroi che sono morti dopo una vita a predicare la pace e l’uguaglianza. Martin Luther King è uno degli esempi più celebri di resistenza non violenta, e la sua morte è direttamente citata nel testo: “early morning, April 4”. Si tratta di uno dei due brani di The Unforgettable Fire dedicati a King.
“MLK” U2
L’ispirazione per Pride (In the name of Love), MLK e per il titolo dell’album The Unforgettable Fire è arrivata visitando una mostra dedicata a Martin Luther King. MLK ha un incedere solenne e religioso, con la voce di Bono che viaggia libera su un tappeto sintetico. King non è mai citato direttamente – non succede nemmeno in Pride -, ma le sue iniziali poste a titolo del brano valgono più di mille spiegazioni.
“Happy Birthday” Stevie Wonder
Stevie Wonder si è battuto a lungo per il riconoscimento del Martin Luther King Day, giornata di festa nazionale dedicata alla memoria dell’attivista. Nel 1981 organizzò una grande manifestazione, e la sua esibizione di Happy Birthday è passata alla storia. «Ho scritto quel brano perché vedevo chiaramente nella mia testa la festa nazionale dedicata a Martin Luther King. L’ho visto e ci ho creduto, ho mantenuto quell’immagine viva finché non è diventata realtà». Il presidente Ronald Reagan firmò per approvare la King Holiday Bill due anni dopo, nel 1983.
“Abraham, Martin and John” Marvin Gaye
Scritta nel 1968 da Dick Holler – e suonata per la prima volta da Dion -, Abraham, Martin and John è una canzone dedicata alla memoria di Robert Kennedy e Martin Luther King. La prima incisione era molto tradizionale: un folk arricchito di violini, arpe e orpelli classici. Quella che trovate qui sopra, invece, è la versione di Marvin Gaye, registrata per l’album That’s the Way Love Is.