Rolling Stone Italia

In 50mila per la grande festa nostalgica di Manu Chao

All'Autodromo di Monza un live energico e come sempre agro-dolce del "Clandestino". A fine luglio le date in Sud Italia
Manu Chao, live, concerto, giugno, 2015, Monza, Autodromo di Monza, foto, gallery, Francesco De Angelis

Manu Chao, live, concerto, giugno, 2015, Monza, Autodromo di Monza, foto, gallery, Francesco De Angelis

Manu Chao La Ventura Tour, Autodromo di Monza, 20 giugno 2015. Trovate voi un artista che non fa album dal 2009 (e non sforna successi radiofonici da molto prima, a ben vedere) che riesca a radunare una folla di più di 50mila persone e a farle ballare felici sul prato di uno dei più bei parchi della Lombardia. Felici, di quella felicità nostalgica di cui la sua musica è profondamente intrisa.

Ci sono artisti evergreen che di folle ne radunano altroché ma non sfidano le leggi del tempo come lo fa il nostro José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega. Sabato sera si sarebbero potuti chiudere gli occhi in mezzo alla gente, immaginando di riaprirli il 21 giugno 2001 in una piazza Duomo imballatissima tutta per lui. Si sarebbe visto più o meno lo stesso tipo di persone, magari con più capelli bianchi e con più bambini al seguito. Alternative, fricchettone? Chiamatele come volete e consideratele pure anacronistiche e ingenue. Ma poi provate a considerare anacronistici anche versi come “Solo voy con mi pena, Sola va mi condena, Correr es mi destino,Para burlar la ley, Perdido en el corazón, De la grande Babylon. Me dicen el clandestino, Por no llevar papel”.

Manu Chao ha intonato subito quei versi di Clandestino. E subito dopo è partito con “Que hora son mi corazon”, l’attacco di Me gustas tú, a sopresa sua grande hit radiofonica del 2001. Che ore sono amore mio, ma soprattutto in che anno siamo? Manu è vestito sempre uguale. Camicia a maniche corte aperta, cappellino, pantaloncini corti militari. E come sempre propone un arrangiamento diverso dei pezzi rispetto a come sono stati registrati su album. Non si risparmia mai, ama tirar lungo e rifare pezzi non suoi.

Tra il pubblico spunta anche una bandiera gigante di Maradona e infatti Manu canta La Vida es una Tombola, canzone della colonna sonora del film Maradona di Kusturica, probabilmente il momento più toccante di tutto il live.

Ha anche omaggiato il vecchio amico e collega, Tonino Carotone che era al Carroponte di Sesto giusto la sera prima, cantando la sua Me Cago En El Amor del 2000, “È un mondo difficile, e vita intensa, felicità a momenti, futuro incerto”. E poi pezzi dei suoi Manonegra, altri successi come Por la Carrettera, il tutto per quasi tre ore di energica patchanka dal vivo.

Per chi se lo fosse perso, ci saranno altri quattro live a luglio: il 23 a Catania, il 25 a Camigliatello Silano, il 27 a Molfetta, il 29 a Cagliari e il 31 a Montalto di Castro.

Nota a margine: Manu Chao è stato negli anni uno degli artisti più criticati negli anni dagli addetti ai lavori che facevano notare quanto fossero in contrasto le sue idee politiche con le sue richieste personali di alberghi lussuosi e cene pagate. Io lo incontrai nel dietro le quinte del Traffic Torino Free Festival nel 2006. Fu decisamente gentile, umile e dopo il concerto ufficiale suonò per un’altra oretta nel backstage insieme a Roy Paci per tutti quelli che lavoravano al festival.
Fu il concerto più bello, ça va sans dire. Ma anche le oceaniche folle nostalgiche hanno il loro perché.

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