Piaccia o meno ma insito in ogni essere umano c’è un primordiale e irriducibile desiderio di sentirsi “normali”, per quanto possibile. Diffidate dagli ultras dell’anticonformismo, nessuno a questo mondo vuole sentirsi “strano”. Per convivere il più possibile serenamente con questa possibilità, ognuno nel corso della sua vita è costretto a sviluppare strategie rassicuranti: la mia è da sempre quella di concentrarmi su qualcuno talmente disperato dal rendere tutte le mie stranezze rassicuranti come Alberto Angela che spiega gli antichi Romani. Il classico caso clinico che ti fa sospirare un liberatorio: “Sì, sarò anche strano ma guarda quello”.
Il mio “guarda quello” di oggi è un eroe senza maschera entrato nella leggenda a livello planetario. Il suo nome è Benjamin Glaze, 19 anni e aspirante pretendente al trono della nuova stagione di American Idol. Per chi ne fosse comprensibilmente all’oscuro, sappiate che quest’anno la giuria è composta dalla country star Luke Bryan, quel mix di plastica e sorriso chiamato Lionel Richie e quella bona intramontabile di Katy Perry, vera protagonista dello “spiacevolissimo” inconveniente che ha coinvolto il giovane americano.
Il nostro eroe Ben appare dal dietro le quinte con la classica sicumera di chi sta andando a scrivere una pagina indelebile della storia del Rock. Una camminata baldanzosa da giovane marmotta a cui hanno detto che domani mattina ci si sveglia all’alba per raccogliere i funghi porcini. Io, che per i casi umani ho sempre avuto un infallibile lanternino, ho da subito l’impressione che di lì a poco assisteremo a qualcosa di grandioso, qualcosa che possa reggere il confronto con “Er mutanda” che difende l’onore di sua madre davanti a Pappalardo, per intenderci. Storia della televisione.
Inizia la classica chiacchierata di presentazione, e l’aspirante Alex Britti americano ci tiene da subito a farci capire che lui al gentil sesso non dà del “tu”, neppure del “lei”, probabilmente del “voi” e realisticamente non ci parla proprio.
“Faccio il cassiere e la cosa bella del mio lavoro e che nessuna ragazza carina va da nessuna parte se prima non mi dice ciao”. Parole forti per quello che potrebbero sommariamente definirlo come il Weinstein dei saluti educati. Sfruttare la propria posizione di potere per spingere giovani innocenti a cadere nel perverso meccanismo del “Ciao, come va?”.
Per farla breve, dopo aver fatto presente di non aver mai baciato una ragazza, Katy Perry, pensando di regalargli una storia da raccontare ai figli e ai figli dei suoi figli, lo ha baciato in bocca a tradimento. Reazione? Panico paura ed eliminazione in gran carriera. Finita qui? No. Questo disgraziato è riuscito anche a dire di essersi sentito a disagio perché sperava che il suo primo bacio sarebbe stato qualcosa di più speciale del baciare la bella cantante.
Caro Beniamino, non so da dove vieni tu ma noi ragazzi di provincia abbiamo un concetto di “speciale” probabilmente molto diverso dal tuo. Perchè francamente esordire con un bacio a Katy Perry equivale, calcisticamente parlando, all’esordire con il Real Madrid. Tu hai fatto gol in finale di Champions e ti stai lamentando che non ti hanno fatto fare un allenamento con l’Acireale in Serie D. Vergognati. Dopo il bacio sei andato in agitazione come uno spaccino davanti ad un cane antidroga e la tua stonata dopo due secondi netti di performance era così straripante che gli ultrasuoni hanno attirato delfini e balene fuori dagli studi televisivi.
Avesse baciato me la bella Katy non solo sarei stato ammesso al programma, avrei lievitato come Abatantuono e risolto la crisi tra Trump e Kim in scioltezza. Il motivo del mio scriverti però, non è dettato dal volerti esporre al pubblico ludibrio più di quanto tu non abbia già fatto da solo. A 19 anni io ero uno sfigato come te con le ragazze, a 16 ero ancora peggio e anche oggi, che di anni ne ho 27, ad un primo appuntamento ho la stessa spensieratezza di un condannato nel braccio della morte. Queste mie parole, anche se so che possa non sembrare così, vogliono avere un fine terapeutico per farti apprezzare quanto tu sia stato fortunato, che tu ci creda o no. Quella sensazione di “disagio” di cui parli è figlia di quelle pippe interstellari che accompagnano ogni adolescenza: il bacio con la ragazza giusta, la prima volta con la ragazza dei tuoi sogni e via dicendo. Il che, in linea prettamente teorica, sarebbe anche un ragionamento sacrosanto. Però bisogna essere realisti e valutare come, se gente come me e te, avesse sempre aspettato la “ragazza giusta” a 50 anni staremmo ancora lì in stazione ad aspettare come un pendolare Trenitalia qualunque.
Io, ad esempio, il mio primo bacio l’ho dato a 13 anni ad una ragazzina che nel mio paese si erano “limonati” tutti e io, ero terrorizzato all’idea di essere l’unico a cui questa madre Teresa dei limoni dicesse no. Per fortuna ha detto sì, ma era talmente partecipe della cosa che credo mi abbia pure chiamato con il nome sbagliato. Un’esperienza orribile.
Ecco, capisci cosa intendo? E come la mia sono sicuro che ne potresti trovare a bizzeffe là fuori. Quindi, la prossima volta che povero cucciolo hai intenzione di lamentarti perché Katy Perry ti ha dato un bacino pensa a noi, noi poveri comuni mortali che il nostro primo bacio lo abbiamo dato nascosti dietro un muro alla ragazza “estroversa” del paese, senza aver la benché minima idea di come uscirne vivi da quel miscuglio di schifo, saliva e imbarazzo. Poi provaci a dirmi che baciare Katy Perry ti ha “disturbato”.